L’Italia si colloca nel settore centrale del bacino Mediterraneo, caratterizzato da un complesso mosaico geodinamico, contraddistinto attualmente da zone di convergenza e di distensione con diverso grado di attività. In prevalenza, la deformazione crostale si distribuisce lungo sistemi di faglie riconoscibili in superficie, ma talvolta sepolti, e si manifesta con eventi sismici.
Le numerose osservazioni sinora effettuate nel mondo indicano che il fenomeno della fagliazione superficiale diviene comune per terremoti crostali a partire da magnitudo intorno a 5.5-6, con rigetti e lunghezze di rottura sempre maggiori all’aumentare della magnitudo.
In Italia, molti terremoti storici catastrofici (e.g., i terremoti del 1783 in Calabria, 1915 nel Fucino, 1980 in Irpinia, con magnitudo intorno a 7), sono stati associati a fenomeni di fagliazione superficiale con rigetti prossimi o superiori al metro.
Studi paleosismologici hanno consentito di riconoscere fenomeni simili in epoca tardo Pleistocenica-Olocenica lungo varie strutture tettoniche considerate in precedenza inattive, dimostrandone una frequenza maggiore di quanto prima supposto.
La fagliazione superficiale può indurre seri danni agli edifici e alle infrastrutture e quindi rappresentare una rilevante fonte di pericolosità, particolarmente nelle numerose aree densamente popolate ed industrializzate del territorio italiano. Di conseguenza, la conoscenza approfondita e la precisa collocazione spaziale delle faglie in grado di produrre una significativa deformazione tettonica permanente in superficie (faglie capaci), assume un ruolo chiave per la mitigazione del rischio.
L’importanza di valutare la pericolosità in termini di ground rupture viene indicata anche nell’Eurocodice 8 (nella parte 5 sulle fondazioni). Per queste ragioni, il Servizio Geologico d’Italia – ISPRA ha sviluppato il progetto ITHACA (ITaly HAzard from CApable faults), che sintetizza le informazioni disponibili sulle faglie capaci che interessano il territorio italiano.
ITHACA si propone, quindi, come strumento fondamentale per:
- a) analisi di pericolosità ambientale e sismica
- b) comprensione dell’evoluzione recente del paesaggio
- c) pianificazione territoriale
- d) gestione delle emergenze di Protezione Civile
E’ inoltre di supporto alla ricerca scientifica nell’ambito dell’analisi dei processi geodinamici. Sebbene gran parte dei movimenti associati alle faglie capaci avvenga in associazione ad eventi sismici, raramente, lo scorrimento può avvenire in modo lento, quindi asismicamente (creep).
Deformazioni in superficie o a profondità prossime alla superficie lungo strutture fragili possono essere indotte in Italia anche da fenomeni endogeni non riferibili direttamente alla tettonica crostale, tra i quali:
- Attività vulcanica
- Tettonica salina
- Compattazione differenziale dei sedimenti.
Accesso alla banca dati ITHACA (dal Portale del Servizio Geologico d’Italia) tramite il link.
La faglia (in inglese “fault“) è una frattura nel sottosuolo in cui si verifica o si è verificato in passato il movimento tra i due blocchi di roccia adiacenti alla faglia stessa.
In parole povere durante un evento sismico la roccia su di un lato della faglia subisce uno spostamento (detto slip) rispetto alla roccia posta sull’altro lato della faglia. Ovviamente maggiore sarà lo spostamento e maggiore energia verrà rilasciata.
Il movimento in questione può essere improvviso oppure di lento scorrimento (crepp).
Ciò che separa i due blocchi di roccia prende il nome di piano di faglia ed è caratterizzato da una direzione, un’immersione e un’inclinazione.
Mentre l’intersezione del piano di faglia con la superficie del terreno viene invece definito linea di faglia (in caso di forti terremoti a volte è visibile proprio uno smottamento del terreno in corrispondenza della linea di faglia).
Inoltre i blocchi di roccia separati da una faglia, possono spostarsi e muoversi, lungo il piano di faglia, in qualsiasi direzione.
A seconda della direzione in cui si muovono i blocchi di roccia distinguiamo 4 tipologie di faglie:
- Faglie normali o dirette
- Faglie inverse
- Faglie trascorrenti o trasformi
- Faglie oblique
Faglie normali o dirette
Nelle faglie normali o dirette, durante un evento sismico, si osserva uno scivolamento del blocco di roccia verso il basso rispetto all’altro. In questo tipo di fratture, diffuse sopratutto lungo la catena montuosa dell’Appennino, il piano di faglia possiede un’inclinazione di 55°-70°.
Faglie inverse
Nelle faglie inverse, a differenza delle prime, durante un evento sismico si osserva uno scivolamento del blocco di roccia verso l’alto rispetto all’altro. Questo tipo di faglie, presenti sopratutto lungo i margini convergenti e piani di subduzione, possiedono un’inclinazione che va da pochi gradi fino ad un massimo di 45°.
Faglie trascorrenti o trasformi
Lungo le faglie trascorrenti (dette anche strike-slip faults) il piano di faglia è verticale, perciò durante un sisma si osserva uno spostamento orizzontale dei blocchi di roccia (lungo il piano stesso). Le faglie trasformi sono identiche alla trascorrenti ma localizzate lungo le dorsali oceaniche. Una tra le più importanti faglie trascorrenti presenti sul nostro pianeta è la faglia di Sant’ Andrea.
Faglie oblique
Le faglie oblique sono cosi dette poichè durante un sisma il blocco di roccia non si muove solo sull’asse verticale (come le normali e le inverse) o orizzontale (come le trascorrenti).
Lo spostamento istantaneo che avviene durante un terremoto sul piano di faglia produce deformazioni permanenti della crosta visibili anche in superficie. Con la ripetizione nel tempo di terremoti sulla stessa faglia questi effetti (detti cosismici) si cumulano e si amplificano lasciando un segno permanente nella morfologia. Ad esempio, il movimento cosismico di una faglia normale determina la formazione di uno scalino in superficie, il ripetersi di questi eventi produce la formazione di un rilievo e del bacino associato separati dalla linea di faglia; questi continuano a crescere in occasione di ogni terremoto sulla stessa faglia. Il paesaggio che ci circonda assume connotazioni tipiche legate alla geologia e alla dinamica che lo caratterizzano, litologie, faglie, e sistemi idrici sono gli elementi che lasciano le impronte più forti e che possiamo riconoscere.
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Fonte @mapsism.com