UNA VISITA AL MUSEO: NATIONAL GALLERY – LONDON – UK
La tavola venne commissionata dall’abbazia camaldolese di Sansepolcro, città natale e residenza del pittore, come tavola centrale per un polittico terminato negli scomparti centrali e nella predella da Matteo di Giovanni verso il 1465, che probabilmente decorava l’altare maggiore. Forse nella committenza ebbe un ruolo Ambrogio Traversari, priore dell’abbazia nonché celebre teologo ed umanista, che grande importanza aveva avuto nel Concilio di Firenze del 1439, morendo in quello stesso anno. Gli altri scomparti del polittico sono oggi conservati nel Museo Civico di Sansepolcro.
Il Battesimo di Cristo è una delle opere cronologicamente più controverse della produzione pierfrancescana. Secondo alcuni studiosi i riferimenti al concilio di Ferrara-Firenze, quali il corteo di dignitari bizantini sullo sfondo, la collocherebbero a un periodo immediatamente successivo al 1439 (anno del concilio), facendone una delle prime opere conosciute dell’artista. Anche la colorazione, a tenui toni pastello, farebbe pensare a un’influenza ancora forte di Domenico Veneziano (si confronti la Pala di Santa Lucia dei Magnoli, del 1445 circa), del quale Piero fu collaboratore a partire dalla seconda metà degli anni trenta.
Secondo altri, basandosi sulle caratteristiche compositive e stilistiche, l’opera andrebbe invece collocata nella fase matura dell’attività dell’artista, dopo un primo soggiorno urbinate (1450 circa), durante il quale avrebbe sviluppato l’interesse per i complessi schemi geometrico-matematici e per i molteplici significati teologici, oppure, addirittura, a un periodo successivo al soggiorno romano (1458-1459), vicino ad opere chiave come la Resurrezione o la Flagellazione di Cristo.
Il dipinto venne riscoperto nella sagrestia del Duomo di Sansepolcro verso il 1858 dall’inviato della Regina Vittoria sir Charles Lock Eastlake, a caccia di opere per i nascenti musei inglesi, ma non venne preso in considerazione perché “quasi completamente devastato dal sole e dell’umidità”. Pochi mesi dopo venne invece acquistato da un altro inglese, il più giovane sir John Charles Robinson, per l’industriale delle ferrovie Matteo Uzielli, a quattrocento sterline, non essendo riuscito ad ottenere una somma pari dai curatori del nascente Victoria and Albert Museum. Alla morte di Uzielli (1861) Eastlake, forse preso dal rimpianto di essersi fatto sfuggire il capolavoro, acquistò l’opera inizialmente per sé stesso, salvo poi ripensarci e venderla alla National Gallery, quello stesso anno. L’anno dopo avrebbe comperato anche il San Michele Arcangelo sempre di Piero, che pure sarebbe stato poi acquistato dal museo londinese.
Una volta arrivata nel museo pubblico l’opera, studiatissima e molto ammirata, riaccese l’interesse internazionale per Piero della Francesca.
Descrizione
La composizione, caratterizzata da uno schema apparentemente naturale, ma in realtà dominata da precise regole matematiche, dà un senso di calma e serenità, in cui l’azione è sospesa nel momento in cui l’acqua sta per discendere sul capo di Cristo.
Gesù, in posizione frontale, immobile sta ricevendo il battesimo da san Giovanni Battista nel Giordano, mentre dal cielo è comparsa, in conformità col racconto evangelico (Matteo 3,16), la colomba dello Spirito Santo. Sottili striature d’oro rappresentano la luce divina che discende con la colomba. A sinistra, accanto a un grosso albero dal fogliame fitto, assistono alla scena tre angeli.
A destra, più in lontananza, un altro uomo in mutande, si sta spogliando, mentre sullo sfondo passa un gruppo di sacerdoti greci, uno dei quali indica, stupefatto, il cielo: si tratta, probabilmente, di un espediente per alludere al passo evangelico, in cui si parla del “cielo spalancato” dal quale discese la colomba, un prodigio altrimenti difficile da rappresentare. Il gesto, incorniciato dalla schiena arcuata del discepolo che si spoglia e dal fianco del Battista, è posto in rilievo dalla ricorrenza di linee forza, identificabili sia col braccio del Battista, che appare come un prolungamento del gesto del sacerdote, sia con la sua stessa gamba che, piegandosi, si dispone parallelamente a quel gesto.
I dignitari greci e l’uomo che si spoglia sono stati messi in relazione con una possibile interpretazione storica del dipinto, legato alle trattative di avvicinamento tra le Chiese ortodossa e latina. In particolare il Battesimo, secondo Marinescu (ripreso recentemente da Silvia Ronchey), deriverebbe dai perduti affreschi di Pisanello nella basilica di san Giovanni in Laterano, che celebravano, forse, l’alleanza tra Martino V e Manuele II Paleologo. Dell’uomo che si spoglia, assente in opere precedenti di ambito toscano, resterebbe traccia sia nei disegni di Pisanello al Louvre, che in alcuni schizzi della bottega di Baldassarre Peruzzi (Biblioteca Comunale di Siena) ripresi proprio dai perduti affreschi.
Lo sfondo è composto da un paesaggio collinare, con un piccolo borgo fortificato alle pendici: si tratta verosimilmente di Borgo San Sepolcro, figurata come nuova Gerusalemme. L’albero è un noce, probabile richiamo alla leggenda di fondazione della città, quando i due santi pellegrini Egidio e Arcano ebbero una visione in quella che allora era chiamata “valle di Nocea”, ove fondarono la prima chiesa. La citazione inoltre esprime il profondo inserimento di Piero della Francesca nel tessuto culturale cittadino, che proprio attorno ai decenni centrali del XV secolo recupera l’identità civica attorno all’idea di nuova Gerusalemme.