SCARICA in formato PDF DISCIPLINARE FICODINDIA dell’ETNA DOP
La denominazione di origine protetta Ficodindia dell’Etna comprende le seguenti cultivar: gialla detta anche “Sulfarina” o “Nostrale”, rossa detta anche “Sanguigna” e bianca detta anche “Muscaredda” o “Sciannarina”. Il disciplinare ammette l’aggiunta di ulteriori ecotipi in una percentuale non superiore al 5%. Sono considerati varianti di pregio le selezioni “Trunzara” o “Pannittera”, delle cultivar bianca, rossa e gialla. Quando è immesso al consumo, il Ficodindia ha un peso non inferiore a 95 g con una percentuale di polpa interna del 60% e un colore che varia da giallo, rosso e bianco. Le note distintive del Ficodindia sono il suo sapore dolce e la polpa succosa.
Metodo di coltivazione
Come noto, il Ficodindia non è un frutto autoctono della zona di produzione, ma da quando è stato importato dagli Spagnoli nelle zone del Regno delle Due Sicilie si è ben adattato al territorio. L’intero metodo di ottenimento è descritto in maniera dettagliata nel disciplinare che ne riporta le singole fasi. Al termine di questo procedimento è effettuata la raccolta dei frutti di prima fioritura ” Agostani”, nella seconda decade di agosto, e dei frutti “Bastardoni” o “Scozzolati” di seconda fioritura, nel periodo settembre-dicembre.
Legame tra il prodotto e il territorio
Importato dalle lontane terre dell’America Meridionale, erroneamente definita India nel lontano 1500, il Ficodindia ha conquistato sin da subito le tavole di tutti gli abitanti della regione. Le condizioni climatiche della Sicilia, tipicamente mediterranee, con estati aride e autunni piovosi, hanno favorito la coltivazione e la crescita del frutto unitamente al terreno di origine vulcanica e alla grande tenacia dei coltivatori che sono riusciti a far diventare un prodotto sconosciuto alle nostre terre uno dei simboli della regione.