Cisterna di Latina – Borgo Faiti
BORGO FAITI
La “città di fondazione”, in questo caso un centro rurale, venne costruita (in riferimento sia al suo centro che ai poderi diffusi sul suo territorio) dall’Opera Nazionale Combattenti (ONC) nell’ambito dell’appoderamento delle paludi pontine bonificate, ed inaugurata nel 1933.
L’area venne popolata da coloni di provenienza veneta, friulana e ferrarese, ai quali vennero assegnati i poderi appena realizzati, dapprima coltivati in regime di “dipendenza” dall’ente ONC, e successivamente riscattati in proprietà dagli stessi coloni assegnatari.
E’ un posto strano, costruito lungo la linea data da due linee e formarne una terza di case. Qui c’è l’Appia ritta come un fuso che se la fai arrivi senza curve a Cisterna, se invece vai a sud hai una “storta” poi diritto fino a Terracina, è la fettuccia di Terracina
La “Fettuccia di Terracina”
È stata una pista da primato: Piero Taruffi con la bisiluro “TARF” conquistò i record sui 5 Km e sulle 5 miglia. Tanto che la gente di qui per dire vai veloce dice: “me pari Taruffi”. Poi c’è il canale diritto anche lui, che ne incrocia un altro che viene dai monti dalle sorgenti ai piedi di Sermoneta, il Cavata.
Il canale si chiama Linea Pio, per via che fu papa Pio VI a farlo scavare, doveva essere navigabile e portare a Terracina che doveva diventare il nuovo grande porto di Roma. Qui non devi fare come Taruffi, qui devi leggere l’aria sentire gli accenti e trovi la dolcezza del veneto, la brillantezza del ferrarese, la unicità del friulano che “giocano a carte” con l’accento forte di Sezze che è li dappresso attraversata la strada dove c’è la stazione di posta che fu rifugio per San Paolo (oggi elegante albergo) che andava a farsi romano per sempre. La piazza è uno spazio davanti al canale, con il suo bravo monumento patrio con tutti i nomi dei caduti di qui della seconda guerra mondiale, la prima non fecero in tempo. C’è anche il monumento ai caduti del terrorismo, alle vittime del terrorismo.
Da San Paolo a Taruffi
. Trovi ancora il piacere del tempo lento dei borghi, i silenzi davanti ad una strada dove, invece, vanno di fretta. Ora in canoa si risale fino a monte sul fiume Cavata, si entra in una dimensione che pare lontano mille miglia dal caos sporco della città. Borgo Faiti è una stazione dove si fermano i viandanti dell’Appia, e i navigatori impossibili, quelli che cercano le sorgenti della loro esistenza e chi placido ne cerca sbocchi al mare. Se vai alla fonte trovi le acque pulitissime del Cavata con l’anarchia del selvatico da cui viene, se vai alla foce il lento scorrere dell’acqua nel piano, tra ragione di campi, filari di alberi ragionati, e chiuse da ingegneri idraulici. In un percorso sul fiume la storia di questo posto dove ci è dato vivere, un posto dove la ragione combatte l’istinto.
Il centro del borgo (con una piazza, la scuola, l’acquedotto, l’emporio, la sede dell’azienda agraria, l’ammasso delle granaglie e alcune abitazioni) venne realizzato in corrispondenza di un preesistente casale, con annessa cappella religiosa, a sua volta situato a ridosso dei resti del villaggio romano di Forum Appii, citato da san Paolo negli Atti degli Apostoli.
Fonte Lidano Grassucci @fattoalatina.it
A partire dal primissimo Medioevo il territorio era stato sostanzialmente disabitato: i resti del villaggio di Forum Appii furono individuati e riscoperti solo a seguito dei falliti tentativi di bonifica del XVIII secolo, voluti da papa Pio VI, ed insieme ad essi fu riscoperto l’originario tracciato della Via Appia Antica fino ad allora sconosciuto per ciò che riguardava l’area pontina.
Nei pressi dei resti del villaggio sorsero una stazione di posta e un casale, tuttora esistenti, e il territorio a ovest della via fu parzialmente prosciugato mediante la realizzazione delle “fosse migliarie”.
Tullio Dandolo racconta nel XIX secolo di essersi fermato in un’osteria a “Forappio” sulla strada per Napoli. In quest’epoca sorsero ancora un casale con annessa cappella, a servizio dei campi circostanti: questi tuttavia si impaludavano durante l’inverno ed erano funestati dalla malaria durante l’estate, restando dunque disabitati per gran parte dell’anno e frequentati solo nei mesi primaverili da contadini e braccianti del centro collinare di Sezze.
Il territorio dell’attuale borgo apparteneva a questo comune, dal quale fu scorporato alla nascita del comune di Littoria (oggi Latina). Il borgo subì danni durante il secondo conflitto mondiale: alcune zone della campagna furono bombardate dagli Alleati, mentre l’antico casale situato al centro, contenente la cappella cattolica, fu fatto saltare dai tedeschi in ritirata, poiché utilizzato come deposito di armi.
Il nome deriva, come per quasi tutti i borghi dell’agro pontino, da una particolare zona del nord Italia teatro di famosa battaglia della Prima guerra mondiale: nel caso specifico deriva dal Dosso Faiti, ora in territorio sloveno, dove nel giugno del 1917 si combatté una delle più cruente battaglie. Non a caso il Dosso era denominato anche “Linea delle sentinelle morte”. Tra le file dei combattenti, vi figurava anche Gabriele d’Annunzio.
TAPPA 1 – da ROMA ad ALBANO LAZIALE