Artide, Antartide e ghiacciai alpini come Himalaya, Alpi, Patagonia, Alaska e altri: il 40% del pianeta è coperto da ghiacci e manti nevosi, un sistema di raffreddamento che si sta rompendo a causa del riscaldamento globale.
Il Report ‘Ghiaccio bollente’ del WWF, una visione planetaria sulla riduzione dei ghiacci del pianeta ed i suoi effetti su specie e uomo basata sulle più recenti evidenze scientifiche, segnala la preoccupante riduzione dei ghiacci delle zone polari: qui l’aumento della temperatura media è il doppio di quella registrata nel resto del globo.
I segnali e le osservazioni raccolte dai satelliti già lo facevano ipotizzare, ma ora è arrivata la prima conferma: lo scioglimento di due dei maggiori ghiacciai antartici, Pine Island e Thwaites, ha raggiunto il punto di non ritorno.
Si ritiene che lo scioglimento dei ghiacci in questa regione, ormai inarrestabile, potrebbe portare al collasso dell’intera piattaforma glaciale dell’Antartide occidentale. Essa contiene abbastanza ghiaccio da far innalzare di oltre 3 metri il livello dei mari. A indicarlo è il modello elaborato e pubblicato sulla rivista Cryosphere, dai ricercatori dell’università Northumbria, guidati da Sebastian Rosier.
INTERVISTA A Massimo Frezzotti
Questo studio ha ridotto notevolmente i margini di incertezza presenti negli studi precedenti così come nell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) del 2019. Grazie alle immagini aeree e satellitari, è stato possibile misurare le variazioni di spessore di quasi tutti i ghiacciai mondiali, e non solo di quelle poche centinaia che vengono solitamente monitorati perché più facilmente accessibili”. La precisione degli studi più recenti “permettono di capire meglio le correlazioni con le condizioni climatiche e ambientali
Massimo Frezzotti, glaciologo dell’Università di Roma Tre e presidente del Comitato glaciologico italiano.
“I dati indicano che attualmente i ghiacciai stanno cedendo più acqua rispetto alle grandi calotte polari, anche se queste ultime (che contengono maggiori quantità di acqua) stanno accelerando molto più in fretta.
La Groenlandia dal 2000 a oggi ha aumentato la perdita di ghiaccio del 162%, mentre l’Antartide del 436%”, ricorda l’esperto.
I ghiacciai presenti in Alaska e nelle Ande sono quelli che negli ultimi vent’anni hanno registrato le maggiori perdite, mentre i ghiacciai alpini detengono il primato mondiale per quanto riguarda la riduzione dello spessore medio, pari a circa un metro all’anno.
“Un dato che non sorprende – dice Frezzotti – considerato che dall’inizio del ventesimo secolo i ghiacciai alpini si sono ridotti di oltre il 60%”.
I ghiacciai alpini, ad esempio, sono il serbatoio di acqua dolce durante le stagioni estive e secche, dunque fondamentali per agricoltura e industria. 2 miliardi di persone soffriranno per la scarsità di acqua dovuta alla perdita dei ghiacci alpini asiatici (un quarto della popolazione attuale) : 7 grandi fiumi sono infatti alimentati dai ghiacciai himalayani tra cui Brahmaputra, Gange, Indo, Mekong.
Il 95% dell’agricoltura è alimentata dai ghiacciai del Karakorum mentre in India il 65% dell’agricoltura è collegata ai ghiacciai dell’Himalaya.
IL CLIMA DEI PAESI EUROPEI CHE SI AFFACCIANO SULL’ATLANTICO
Anche il clima dei paesi europei che si affacciano sull’Atlantico, compresi quelli del nord, potrebbe risentire dell’effetto fusione: il nastro trasportatore naturale degli oceani, di cui fa parte la corrente del Golfo (che nasce nel Golfo del Messico), ha consentito ad esempio a Gran Bretagna, Irlanda, Francia, e paesi scandinavi di godere di un clima mite nonostante la latitudine: la composizione salina degli oceani per effetto della fusione dei ghiacci polari rischia di rompere questa pompa di calore. Inoltre si potrebbe rompere l’equilibrio per i 4 milioni di abitanti indigeni (tra cui le piccole popolazioni di Inuit, Yupik e Sami) che hanno sempre vissuto in maniera integrata e sostenibile nella difficilissima regione artica.
Moltissime città potrebbero essere sommerse per l’innalzamento dei mari e gli eventi estremi, in particolare quelle costiere. Tra le grandi città a rischio ci sono Miami, New York, Shangai, Bangkok, Mumbai, Londra, Amsterdam, Alessandria d’Egitto. Il 70% delle coste del mondo subirà forte modificazioni .
Innalzamento dei mari
L’innalzamento dei mari , dovuto alla fusione dei ghiacci, e l’aumento degli eventi meteorologici estremi, minaccia i 360 milioni di abitanti delle grandi metropoli costiere.. Anche numerose isole del Pacifico sono minacciate dall’aumento del livello dei mari e alcune sono destinate a scomparire per sempre. 2 isole nell’arcipelago del Kiribati sono già sommerse e altre zone insulari, come Tuvalu o Samoa, stanno già soffrendo per i livelli di salinità presenti nell’acqua potabile. Le Maldive, nell’Oceano Indiano, potrebbero essere inondate entro 30 anni: 3 isole dell’arcipelago (su un totale di 280 isole inabitate) sono state evacuate. La nuova capitale, Hulhumale, è stata costruita su una barriera artificiale: quando sarà completata nel 2020 sarà il rifugio per circa metà della popolazione attuale, 340.000 abitanti.
L’effetto serra globale viene ulteriormente aumentato anche dallo scioglimento del Permafrost (terreno perennemente ghiacciato delle regioni artiche): il suo disfacimento libera in atmosfera metano e anidride carbonica. Oltre 1.000 miliardi di tonnellate di carbonio sono depositate nel suolo sotto la tundra artica e il riscaldamento globale potrebbe accelerare il loro rilascio sotto forma di Co2 e metano.
E’ anche la stessa catena alimentare ad essere minacciata: il cambiamento della composizione dei ghiacci ha effetti sul krill, alla base delle catene trofiche di gran parte degli ecosistemi marini.
Il ghiaccio elemento vitale per tantissime specie
Il ghiaccio è di vitale importanza anche per la sopravvivenza di tantissime specie: dalle enormi balene agli orsi polari. Le aree fredde del pianeta vivono oltre 67 mammiferi terrestri, 35 marini, 21.000 specie di animali, piante e funghi sono la diversità biologica dei ghiacci della Terra, inferiore ai territori tropicali ma interessante per le condizioni climatiche alle quali sono adattate. La banchisa artica in riduzione spinge i grandi carnivori come gli orsi polari ad avvicinarsi ai centri o abitati in cerca di cibo. Senza ghiaccio nel 2050 i due terzi degli orsi polari potrebbero scomparire. In Antartide stessa sorte potrebbe capitare al 75% della popolazione di pinguino di Adelia.
In Alaska i trichechi, per l’assottigliamento del ghiaccio marino artico, si ammassano sempre più sulle coste russe con assembramenti di 3.500 animali. La pernice bianca, nelle vette alpine, risente dell’aumento di temperature e dei ghiacciai frammentati. Anche la viscaccia, la preda più diffusa per il gatto delle Ande (Leopardus jacobita, 2.500, 3.000 esemplari in tutto) risente dell’innalzamento delle temperature.
Malattie e parassitosi inoltre sono sempre più diffuse.
I fenicotteri cileni (Phoenicoparrus andinus e P. jamesi) soffrono per il calo del livello di acqua dolce dei laghi andini. Sul Kilimangiaro, dove l’effetto serra si sente già in maniera cospicua sui ghiacciai oltre i 5000 metri, potrebbe venire colpita anche la straordinaria foresta pluviale. Una bellissima farfalla sempre più rara, la Papilio sjoestedti, chiamata anche Kilimangiaro swallowtail, potrebbe diventare il simbolo della perdita di biodiversità di questa regione.
Fonte @wwf.it
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