La gorilla di montagna Ndakasi è morta a soli 14 anni dopo una lunga malattia, tra le braccia dell’uomo – André Bouma – che l’ha protetta e curata per tutta la sua vita. La gorilla fu trovata aggrappata al corpo della madre uccisa dai bracconieri quando aveva solo 2 mesi. Divenne famosa sul web per un selfie scattato da un ranger della riserva in cui viveva.
Ndakasi, una gorilla di montagna diventata virale sui social network grazie al “photobombing” nel selfie di un ranger, si è spenta all’età di soli 14 anni dopo una lunga malattia. È morta tra le braccia di André Bauma, l’uomo che l’ha protetta e curata per tutta la sua vita, da quando a soli due mesi fu salvata dai ranger del Parco Nazionale del Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo. Ndakasi fu portata presso il Centro Senkwekwe, una struttura unica al mondo sita nell’antico parco nazionale (il primo nella storia dell’Africa) dove ranger, veterinari e primatologi si prendono cura dei gorilla rimasti orfani a causa del bracconaggio e dei miliziani che imperversano nell’area. Si tratta di una vera e propria piaga per i minacciati gorilla e per chi dedica la sua vita a proteggerli; basti pensare che sono stati oltre 200 i ranger uccisi all’interno del Parco Nazionale del Virunga, sei dei quali in un terribile agguato all’inizio di quest’anno.
La foto di Ndakasi con gli,occhi chiusi e la testa appoggiata sulle gambe di André Bauma ci commuove tanto! Quando qualcuno sta male, qualsiasi essere si rifugia tra le braccia di chi lo ha protetto, di chi gli ha voluto bene. Soprattutto se sente la debolezza, la vita che lo sta abbandonando
In questa foto, c’è il sentimento della sproporzione. Tra quei due corpi, la testa enorme di lei, le gambe magre dell’uomo. La sproporzione è il segno dell’amore incondizionato, dell’accoglienza silenziosa e sincera, che non entra dentro i parametri tradizionali dell’amore.
Una figlia, un’amante, un padre, si amano secondo forme conosciute del bene, che guardiamo con distrazione perchè non sorprendono. Ndakasi è una gorilla, era perché è morta. L’uomo che la stringe a se, André Bauma, l’ha salvata molti anni fà quando i genitori di lei erano stati uccisi dai bracconieri.
Siamo in Congo, e Ndakasi, che all’epoca aveva solo due mesi, è stata accolta in un parco naturale, il Parco Nazionale del Virunga. André Bauma, lo scrive lui stesso ricordandola, l’ha cresciuta come una bambina e hanno vissuto da amici per 14 anni, lei era troppo fragile per essere reimmessa in natura.
Così rimase nella riserva assieme ad altri esemplari sfortunati. Qui creò un fortissimo legame con André Bauma, che ha sottolineato più volte il suo profondo legame di amicizia instaurato con Ndakasi: “È stato un privilegio sostenere e prendersi cura di una creatura così amorevole, soprattutto conoscendo il trauma che Ndakasi ha subito in tenera età. È stata la dolce natura e l’intelligenza di Ndakasi che mi hanno aiutato a capire la connessione tra gli umani e le grandi scimmie e perché dovremmo fare tutto ciò che è in nostro potere per proteggerle”, ha dichiarato Bauma nel comunicato stampa rilasciato dal Parco Nazionale del Virunga per annunciare la morte prematura della gorilla (questi animali possono vivere fino a 40-50 anni).
Ndakasi è divenuta nota al grande pubblico soltanto nel 2019, grazie al selfie scattato ad agosto al Centro Senkwekwe dal ranger Mathieu Shamavu. La gorilla è in piedi assieme a una sua compagna (chiamata Ndeze) alle spalle dell’uomo, in una posa che ha conquistato i cuori degli internauti.
La sua breve vita, stroncata da una grave malattia, è l’ennesimo esempio della crudeltà perpetrata dall’uomo ai danni degli animali, ma anche dell’amore di chi dedica la propria esistenza a proteggerli. “Sono orgoglioso di aver chiamato Ndakasi mia amica. L’ho amata come una bambina e la sua personalità allegra mi ha fatto sorridere ogni volta che ho interagito con lei. Mancherà a tutti noi del Virunga, ma saremo sempre grati a Ndakasi per la ricchezza che ha portato nelle nostre vite durante il suo periodo a Senkekwe”, ha affermato Bauma, che le è stato accanto fino all’ultimo respiro. Le condizioni di salute della gorilla sono peggiorate alla fine di settembre e in pochi giorni si è spenta.
Questa storia parla solo d’amore. Dell’amore sproporzionato incontenibile che proviamo per qualsiasi essere sia fuori scala, diverso, inaccettabile, scombinato. Come un animale. Un cane, un gatto, un gorilla, uno di quegli esseri che vivono nell’accadere, che a differenza di noi non fanno progetti per il futuro. Che ci ricambiano con l’enormità del loro amore solo sulla base di ciò che sentono, non di quello che siamo.
Essere amati da un animale mette la tua vita in scacco matto. Ti guardo negli occhi, ti annuso, ti lecco e questo mi basta per fidarmi. E mi stringo a te, affidandoti un corpo che non somiglia al tuo, né per odore, né per peso, un corpo che non potrai mai amare sulla base di un ideale estetico, o perché si incastra col tuo.
Un corpo abnorme, con esigenze diverse dalle tue. Il patto sentimentale tra un essere umano e un animale, quello che ha stretto il legame tra André e Ndakasi, passa attraverso l’accettazione di una sproporzione e la rescissione di ogni pretesa di convenienza.
L’unica convenienza che ci lega a un animale, e l’animale a noi, è un affetto fanciullo, spensierato. Una distrazione rispetto alla conduzione economica della nostra esistenza. Ed è la ragione più seria della nostra emozione di fronte alla foto di André e Ndakasi abbracciati. Se l’amore è il mistero più grande, quando grande è il mistero dell’amore per chi è inerme, strampalato, socialmente inutile?
L’amore verso lo sconosciuto, l’inaccettabile, il malato. Il prossimo tuo, chiunque esso sia
Fonti @IL SECOLO XIX by Elena Stancanelli – @fanpage.it
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