Si estendono dalla Emilia Romagna alla Basilicata le dieci Antiche Faggete italiane riconosciute come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per il loro eccezionale valore naturalistico e per l’incredibile biodiversità che le contraddistingue. Le Antiche Faggete italiane rientrano nel contesto del sito ambientale transnazionale delle “Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”.
Le foreste vetuste italiane sono state selezionale per la loro unicità biologica ed ecologica. Questo prestigioso riconoscimento assume un valore ancor più rilevante se si considera che a fronte dei 54 siti UNESCO italiani, solo cinque hanno ottenuto il riconoscimento per gli aspetti naturali: le Isole Eolie, Monte San Giorgio, l’Etna, le Dolomiti e ovviamente le Antiche Faggete.
Nei dieci siti naturalistici italiani protetti dall’UNESCO rientrano le Foreste Casentinesi in Emilia Romagna; le Faggete del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, nei comuni di Villavallelonga, Lecce nei Marsi, Pescasseroli e Opi in Abruzzo; la Faggeta del Monte Cimino e del Monte Raschio nel Lazio; la Foresta Umbra nel Parco Nazionale del Gargano in Puglia; la Foresta di Cozzo Ferriero in Basilicata, nel Parco del Pollino.
Sasso Fratino, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna in Emilia Romagna, è la prima Riserva Naturale Integrale d’Italia, istituita nel 1959 allo scopo di conservare uno dei pochi lembi di foresta giunto a noi praticamente intatto, grazie alla conformazione ricca di aspri pendii rocciosi e alla quasi totale mancanza di vie d’accesso, caratteristiche che ne hanno impedito la colonizzazione umana nel corso dei secoli. Il suo territorio si estende sul versante forlivese del crinale appenninico ricompreso nei comuni di Bagno di Romagna e Santa Sofia (Forli-Cesena): 784 ettari attorniati dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Al suo interno, si è giunti alla scoperta di faggi vecchi di oltre 500 anni, che rendono Sasso Fratino una delle 10 foreste decidue più antiche di tutto l’Emisfero Nord. L’accesso alla Riserva è interdetto, mentre sono possibili le visite nell’area circostante grazie alla rete dei sentieri del Parco.
Le Faggete del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sono quelle di “Val Cervara” nel comune di Villavallelonga, “Moricento” nel comune di Lecce nei Marsi, “Coppo del Morto” e “Coppo del Principe” nel comune di Pescasseroli, “Cacciagrande” nel comune di Opi. Parliamo di oltre mille ettari che ospitano foreste vetuste tra le più importanti d’Europa, popolate da varie specie faunistiche, come il Lui Piccolo, il Picchio Dalmatino, il Coleottero Rosalia Alpina, il Lupo e l’Orso Bruno Marsicano, fioriture rare , oltre a funghi e muschi che colonizzano i tronchi caduti. Nella faggeta di Val Cervara, situata tra i 1600 e i 1850 metri di quota, vivono esemplari eccezionali che raggiungono anche i 560 anni di età, sono non solo i faggi più vecchi d’Europa, ma anche i più antichi di tutto l’emisfero nord. Il sito più vasto è quello situato nell’area di riserva della Val Fondillo, nelle zone di Cacciagrande e Valle Jancino. È l’unica foresta vetusta del Parco in cui è presente l’acqua – attraversata da diversi ruscelli. Un luogo magico: piante imponenti sovrastano valli piene di cavità. In queste foreste così umide si trovano specie altrove rare, come la salamandra pezzata appenninica.
Nel Lazio, la Faggeta del Monte Cimino, a Soriano nel Cimino, cresce su un antico vulcano e ha un’ampiezza di ca. 60 ettari ricoperti dal faggio Fagus sylvatica, con esemplari di dimensioni maestose, alcuni dei quali raggiungono i quaranta metri di altezza, creando la cosiddetta “fustaia a cattedrale. Questi grandi alberi hanno favorito la presenza di un gran numero di animali selvatici tra i quali la lepre, il cinghiale, il riccio, il ghiro e il gatto selvatico, nonché rapaci e picchi, e ne costituiscono un habitat fondamentale.Sempre nel Lazio, poco più a sud, la Faggeta vetusta del Monte Raschio, nei pressi di Oriolo Romano, si trova all’interno del Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano, a 542 mt di altitudine, una quota piuttosto bassa rispetto alle altre faggete, ma le cui condizioni favorevoli del suolo, di origine prettamente vulcanica, ne hanno favorito lo sviluppo.
In Puglia, all’interno del Parco Nazionale del Gargano, la Foresta Umbra abbraccia il territorio comunale di Vico del Gargano, Vieste e Monte Sant’Angelo. Si estende su una superficie di 10.500 ettari con una altitudine che passa dagli 832 mt del Monte Iacotenente ai 165 mt slm nella zona di Cartate. La Foresta. ceppo residuo dell’antico “Nemus Garganicum” che ricopriva l’intero promontorio, rappresenta una tra le più estese formazioni di latifoglie d’Italia e una delle più grandi d’Europa. E’ composta di faggi, cerri, querce, aceri e lecci. Tra tutti spicca il leccio di Vico del Gargano, alto cinquanta metri con una circonferenza di cinque metri che si erge davanti a un convento dei Cappuccini, e sembra che a piantarlo sia stato Fra’ Nicola da Vico, morto nel 1719.
La Faggeta vetusta di Cozzo Ferriero, a Rotonda (PZ), nel cuore del Parco Nazionale del Pollino in Basilicata è estesa circa 70 ettari e si sviluppa su una superficie compresa tra 1700 e 1750 s.l.m., in prossimità del confine tra Basilicata e Calabria. In questa area, vegetano faggi monumentali, che hanno raggiunto l’età di circa 500 anni, tipici delle fasi più mature della dinamica forestale. Questa foresta, che risulta essere il nucleo vetusto di faggio più meridionale d’Europa, è di fondamentale importanza all’interno degli studi sui cambiamenti climatici.
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