Agricoltura biologica, biodinamica, sinergica e permacultura sono tutti metodi utilizzati oggi per coltivare in modo naturale. Tra loro ci sono delle differenze, alcuni si assomigliano di più, altri sono genitore e figlio della stessa filosofia di coltivazione.
Rudolf Steiner: verso la fine del XIX secolo inventò il metodo biodinamico, forma di agricoltura naturale che non utilizza concimi chimici e riscopre le consociazioni, le rotazioni e le fasi lunari.
Produce da materia organica tutto il nutrimento necessario alle piante. Steiner e la biodinamica hanno sempre costituito un discorso a parte nell’agricoltura naturale perchè molto legati alla teosofia, una dottrina filosofica-religiosa che combina la conoscenza mistica con l’indagine scentifica. I detrattori della biodinamica si avvalgono ancora oggi di questa particolarita della tecnica di Steiner per ridicolizzarlo. Nonostante ciò le idee di Steiner si diffusero grazie alla loro praticabilità da parte delle piccole coltivazioni familiari fino alle grandi coltivazioni estensive. Oggi la biodinamica è uno dei metodi di eccellenza della coltivazione naturale, sebbene resti il più complesso da studiare e applicare.
Quelli che invece, vengono considerati i primi esperimenti di agricoltura naturale furono effettuati nel 1924 in Giappone da Masanobu Fukuoka. Al tempo per riferirsi al nuovo metodo di Fukuoka, si parlava di agricoltura naturale o coltivazione sotto paglia oppure di agricoltura del non fare.
Successivamente il metodo è stato studiato e sviluppato dall’andalusa Emilia Hazelip, assumendo il nome di agricoltura sinergica. Lo stesso lavoro di Fukuoka venne ripreso nel 1970 anche dagli australianiBill Mollison e David Holmgren che, inserendo il metodo sinergico in una progettazione più ampia dell’insediamento umano, lo chiamarono permacoltura.
Tutti questi studi, dalla biodinamica alla permacoltura, prendono in considerazione sia l’orto personale per la sussistenza della famiglia che la coltivazione più estesa per il commercio dei prodotti. L’agricoltura biologica invece, nasce dagli studi di agronomi, studi fatti quasi esclusivamente su coltivazioni estese, non su orti familiari. Nasce molto più tardi, in parte sulle osservazioni di Steiner e Fukuoka, ma tende a dare soluzioni facili e veloci alla portata di contadini poco alfabetizzati e interessati alla produttività più che alla conservazione dell’ambiente.
L’agricoltura biologica moderna cominciò a svilupparsi con il metodo organico biologico di Rusch-Muller, negli anni trenta e quaranta del Novecento. Hans Muller, svizzero, si concentro sulla produzione di piccole aziende agricole che rischiavano l’estinzione a causa dell’industrializzazione delle coltivazioni, ormai estesa in tutta Europa. Basandosi sugli studi di un’altro svizzero, Hans Peter Rusch, capì che per tutelare la fertilità del suolo andavano nutriti e stimolati i microorganismi e che questo si poteva fare solo con la concimazione organica, non con quella chimica. Inoltre comprese che il terreno andava lavorato solo superficialmente, per non alterarne l’equilibrio.
Ma fu solo nel 1948, con il lavoro dell’agronomo italiano Alfonso Draghetti, che nacque il concetto e la pratica dell’azienda biologica: un metodo per fare una coltivazione estensiva, aziendale, senza però rovinare il territorio, senza usare pesticidi e concimi chimici. Oggi l’agricoltura biologica potremmo definirla come il primo gradino del coltivare in modo più pulito e sostenibile per l’ambiente, ma non il migliore. L’agricoltura biologica è legata infatti all’utilizzo di molti prodotti chimici, meno pericolosi e dannosi di quelli dell’agricoltura industriale ma comunque non perfettamente naturali.
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Estratto dal libro “L’orto naturale” di Grazia Cacciola
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