Miele del Montefeltro PAT Marche

Prodotto Agroalimentare Tradizionale delle Marche

Territorio di produzione: comuni della provincia di Pesaro e Urbino: Acqualagna, Apecchio, Auditore, Barchi, Belforte all’Isauro, Borgo Pace, Cagli, Cantiano, Carpegna, Cartoceto, Fermignano, Fossombrone, Fratte Rosa, Frontino, Frontone, Isola del Piano, Lunano, Macerata Feltria, Mercatello sul Metauro, Mercatino Conca, Mombaroccio, Mondavio, Monte Cerignone, Montecalvo in Foglia, Monteciccardo, Montecopiolo, Montefelcino, Monte Grimano Terme, Montemaggiore al Metauro, Orciano di Pesaro, Peglio, Pergola, Petriano, Piagge, Piandimeleto, Pietrarubbia, Piobbico, Saltara, San Giorgio di Pesaro, San Lorenzo in Campo, Sant’Angelo in Vado, Sant’Ippolito, Sassocorvaro, Sassofeltrio, Serra Sant’Abbondio, Serrungarina, Tavoleto, Urbania, Urbino

Il Miele del Montefeltro di “acacia” è caratterizzato dal polline di Robinia associato in proporzioni variabili principalmente dalle seguenti specie nettarifere e non nettarifere: Crucifere, Leguminose – principalmente Sulla, Ginestrino, Fava, Pisello, Trifoglio bianco, Meliloto – oltre a Sanguinello, Rosacee, Orniello, Papavero, Sambuco, Quercia, Vite. 

Il Miele del Montefeltro di “millefiori” è caratterizzato dall’associazione in proporzioni variabili principalmente dalle seguenti specie nettarifere: Leguminose – principalmente Erba medica, Ginestrino, Acacia, Trifoglio bianco e Trifoglio violetto – associate a Rovo, Erba strega, Crucifere, Girasole, Umbrellifere – principalmente forma Carota e Coriandolo – e non nettarifere – principalmente Papavero e Piantaggine.

Per l’allevamento delle api e la relativa produzione di Miele del Montefeltro è consentito l’utilizzo di diverse tipologie di arnie: melari dell’arnia Dadant–Blatt possono essere abbinati al nido dell’arnia Marchigiana. Gli alveari destinati alla possono essere di due tipologie: – stanziali (restano nella stessa posizione per tutto l’anno); nomadi (restano nella stessa posizione solo per la durata del raccolto) all’interno del territorio definito sopra. Le api possono essere nutrite con sostanze artificiali (canditi o sciroppi) o sostanze naturali (miele o polline proveniente dal territorio sopraindicato) solo in assenza di melari e comunque dovranno intercorrere almeno quindici  giorni dalla data dell’ultima nutrizione alla posa dei melari. Per la difesa sanitaria è preferibile l’impiego di sostanze di origine naturale (bassa o assenza di residuo sul miele); l’utilizzo di farmaci di sintesi autorizzati deve avvenire nel massimo rispetto dei relativi tempi di carenza previsti, riportando in un apposito registro tutti i trattamenti. L’estrazione del miele dai favi (smielatura) si esegue con smielatori centrifughi. Il miele estratto viene sottoposto a filtrazione evitando procedimenti troppo spinti come ad esempio l’ultrafiltrazione. Effettuata la filtrazione, il miele deve essere posto in contenitori di acciaio inox. Trascorso il periodo di maturazione, che non può essere inferiore ai dieci giorni, e può variare in relazione alle caratteristiche del prodotto, il miele deve essere confezionato e conservato in appositi locali. Nel caso si renda necessario un trattamento termico ai fini tecnologici (estrazione, filtrazione, decantazione e confezionamento) la temperatura non deve superare mai i 45°. Il carattere tradizionale dell’apicoltura nel Montefeltro è attestato dalle numerose testimonianze storiche sulla costante presenza dell’apicoltura nel corso dei secoli a partire dall’antichità.

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