La diversità e abbondanza delle api selvatiche e il servizio ecosistemico dell’impollinazione sono positivamente influenzati dalla maggiore quantità e qualità delle risorse floreali, dalla maggiore eterogeneità del paesaggio e dalla percentuale di aree naturali e semi-naturali nei paesaggi agricoli.
La diversità degli apoidei risulta essere estremamente sensibile al degrado degli habitat e ai processi di frammentazione ambientale, tuttavia la composizione specifica e la densità delle specie sono diretta espressione della struttura e dello stato di conservazione degli ecosistemi nonché delle caratteristiche ecologiche delle singole specie. Le popolazioni maggiormente sensibili alla frammentazione degli habitat sono quelle specializzate nella selezione dell’habitat di nidificazione o di foraggiamento, le specie con limitata capacità di dispersione e gli individui che dipendono da rapporti mutualistici obbligati.
In letteratura è ampiamente dimostrata la necessità di prestare particolareattenzione ai vari aspetti botanici e ambientali riguardanti la conservazione della flora spontanea importante per la sopravvivenza degli apoidei ed è di indubbia evidenza che la flora spontanea, svolgendo importanti ruoli funzionali per gli ecosistemi agricoli, costituisca una componente significativa per la salvaguardia della diversità. La distruzione delle specie vegetali spontanee ha forti conseguenze negative sui servizi ecosistemici, in particolare sull’impollinazione. Il miglioramento e il mantenimento di habitat per gli impollinatori consentono, d’altra parte, di salvaguardare e rendere più efficienti altri importanti servizi ecosistemici, come il controllo biologico dei parassiti, la protezione della qualità del suolo e delle acque, e di preservare l’estetica del paesaggio.
Correlazioni morfologico-funzionali tra i diversi generi di apoidei e le famiglie di piante agrarie particolarmente visitate.
Famiglie di piante agrarie | Caratteristiche degli impollinatori | Generi e specie di Apoidei rilevanti |
Fabaceae | Api di grossa taglia in grado di sopportare lo scatto delle antere | Apis, Ammobatoides abdominalis, Andrena, Anthidium, Bombus, Eucera, Lasioglossum, Megachile |
Scrophulariaceae | Api robuste in grado di forzare l’apertura del fiore | Bombus, Eucera |
Lamiaceae | Api di grossa taglia in grado di azionare il meccanismo abilanciere del fiore | Andrena, Anthidium, Osmia, Bombus |
Solanaceae | Visitate prevalentemente da api e altri insetti impollinatori di medie e grandi dimensioni | Apis, Bombus, Eucera |
Stabilire e mantenere aree di fioritura non coltivate all’interno della matrice dei terreni agricoli promuove la comunità vegetale autoctona, fornisce habitat per numerosi insetti utili, uccelli e mammiferi e sostiene quindi la conservazione della biodiversità. È stato osservato, inoltre, che l’aumento dei tassi di visita dei fiori delle colture impollinate, da parte degli apoidei selvatici provenienti dai margini incolti dei campi, determina un significativo incremento nelle rese produttive delle coltivazioni agricole presenti.
In conclusione, l’abbondanza di piante spontanee può garantire la persistenza e la sopravvivenza delle popolazioni degli impollinatori e, per le api domestiche, aumentare le produzioni di miele e degli altri prodotti apistici.
Uno dei fattori limitanti la presenza delle comunità vegetali autoctone è certamente l’adozione di sistemi agricoli intensivi e le monosuccesioni colturali, nelle quali la flora spontanea è considerata come vegetazione infestante e antagonista alle specie coltivate e alle produzioni agricole. Anche la connettività ecologica, tra zone favorevoli come habitat per gli impollinatori, è correlata con l’abbondanza e la diversità degli apoidei e, in generale, influenza favorevolmente la stabilità dei servizi di impollinazione. La motivazione è che le capacità ecosistemiche delle comunità naturali di impollinatori sono più limitate negli ambienti caratterizzati da ridotta biodiversità e scarsità di specie nettarifere, con siti di nidificazione troppo distanti dalle risorse foraggere.
Nella struttura e organizzazione degli habitat va inoltre tenuta in dovuta considerazione la correlazione positiva e significativa tra dimensioni degli individui, capacità di spostamento e abitudini alimentari. La presenza delle popolazioni di specie di grandi dimensioni è, infatti, sostenuta da una elevata variabilità a livello paesaggistico, mentre per altre specie assumono maggiore importanza fattori come la disponibilità di siti per la nidificazione e per le specie oligolettiche la disponibilità di specifiche risorse trofiche. Le specie più grandi possono compensare la bassa diversità del paesaggio con la maggiore attività di volo e distanze dal nido, accedendo così a fonti di foraggiamento maggiori anche se i paesaggi risultano frammentati.
In tabella seguente, in rapporto alle variabili ecologiche che caratterizzano la sopravvivenza e la riproduzione dei vari gruppi di specie di apoidei, sono indicate le relazioni tra le specifiche esigenze ecologiche e i criteri di gestione agricola con effetti positivi (denominati “buone pratiche agricole”).
Variabili ecologiche | Aspetti ecologici | Buone pratiche agricole | Note |
Nidificazione al suolo | La maggior parte delle specie di api selvatiche in Europa scava il nido nel terreno. | Connesse con i requisiti dell’habitat di ciascuna specie, ad esempio terreno compatto con struttura naturale originaria, nudo o cavità preesistenti. | Le lavorazioni meccaniche del terreno, a scopo colturale o per altra finalità, devono mantenere quanto più possibile inalterati la tessitura e il profilo, evitando una eccessiva compattazione e la perdita della struttura naturale originaria. |
Nidificazione fuori terra | Nidificazione in cavità preesistenti, ad esempio steli di piante e legno morto (incluso Bombus spp.). | Mantenimento di habitat marginali prossimo naturali. Piantumazione di specie vegetali attrattive per la nidificazione. | La rarefazione degli habitat naturali e seminaturali determina la scomparsa degli impollinatori. |
Parassitismo | Le femmine depongono le loro uova nei nidi di specie ospiti specifiche. | Mantenimento di alta diversità specifica. | Impollinatori poco efficienti, ma indicano comunità complesse e vitali. |
Socialità (specie solitarie) | Specie solitarie: nido solitario e raccolta di risorse alimentari da parte di ciascuna femmina. | Mantenimento/impianto di specie attrattive. | Attività stagionale più breve per le solitarie. |
Socialità (specie sociali) | Specie sociali: divisione eusociale dei compiti, con femmine addette alla deposizione di uova e altre che raccolgono le risorse trofiche (Apis, Bombus, alcune specie di Halictidae). Maschi addetti prevalentemente alla riproduzione. | Mantenimento di diversità floristica nelle varie stagioni. | Il tipo di socialità determina la durata del periodo di attività stagionale, solitamente più lunga per le specie eusociali. |
Dimensione corporea | Correlazione positiva tra ledimensioni degli individui e la capacità di spostamento. | Per le specie di grandi dimensioni necessità della variabilità a livello paesaggistico, per le specie più piccole maggiore importanza di altri fattori come la disponibilità di siti per la nidificazione. | Fortemente correlata alla capacità (distanza) di volo di una specie. |
Caratteristiche trofiche (polilettiche) | Specie polilettiche, maggiore elasticità nel reperimento di risorse (ad esempio Apis e Bombus). | Elevata diversità floristica. | Si tratta di generalisti del polline raccolto su diversi taxa vegetali, ma le specie possono mostrare un certo grado di attrazione nelle visite ad alcune specie di piante. |
Caratteristiche trofiche (oligolettiche) | Specie oligolettiche, necessità di fioriture specifiche protratte nello spazio e nel tempo. | Mantenimento/diffusione di determinate specie vegetali. | Si tratta di specialisti del polline, raccolto da taxa strettamente correlati o da singole specie. La stagione di attività è spesso legata alla fenologia di poche specie. |
In generale, agendo sinergicamente sui diversi aspetti colturali ed ecologici e ricorrendo alle buone pratiche agricole, gli agroecosistemi sono in grado di fornire risorse, in termini di habitat e foraggiamento, a un gran numero di impollinatori. Di seguito sono elencate le principali misure in grado di favorire la presenza degli apoidei:
a) eliminazione dell’utilizzo di prodotti fitosanitari contenenti sostanze attive con caratteristiche di tossicità per gli impollinatori e con effetti negativi sulla disponibilità di risorse trofiche;
b) realizzazione di corridoi arbustivi e forestali ripariali che, essendo caratterizzati da specie del genere Salix a fioritura precoce, sono eccellenti per l’alimentazione di numerose specie di apoidei. I corridoi ripariali, inoltre, sono particolarmente importanti per le api durante i mesi estivi nelle aree in cui le molte altre specie vegetali vanno incontro ad appassimenti e disseccamenti;
c) aumento delle siepi di confine, delle zone di vegetazione seminaturale o frangivento in prossimità degli appezzamenti agricoli, quali siti di piantumazione di arbusti e piante perenni legnose di interesse floristico. Durante il periodo di insediamento degli esemplari legnosi, la destinazione del frangivento come area di rifugio e di alimentazione è da garantire con la messa a dimora di specie erbacee di interesse floristico a più rapida crescita vegetativa;
d) ampliamento delle superfici a produzioni foraggere e dei prati da sfalcio, che si caratterizzano come ambiti nei quali è possibile impiantare specie vegetali di interesse apistico, ad esempio le leguminose. Se combinati con le pratiche di pascolo rotazionale, i legumi hanno l’opportunità di una fioritura anticipata rispetto alla loro sottrazione da parte del bestiame;
e) coltivazione di leguminose da foraggio nelle interfila delle colture legnose, con effetti benefici nella fornitura di nettare e polline per gli impollinatori e di miglioramento della fertilità del suolo, data la capacità di fissare l’azoto atmosferico e di incrementarne il contenuto nel suolo. La messa a dimora di piante e arbusti può essere destinata anche alla produzione di fiori recisi, di bacche o cultivar utili al mercato dei vivai;
f) estensione dei bordi erbosi dei terreni coltivati, con diffusione di specie vegetali con periodi di fioritura complementari o scalari, localizzate nelle immediate vicinanze della coltivazione. Prestando particolare attenzione ai periodi di fioritura e utilizzando più specie vegetali, un sistema agricolo ben gestito può fornire polline e foraggio di nettare in modo quasi continuo;
g) impiego di piante autoctone locali, in grado di prosperare con la minima attenzione colturale perché generalmente adattate alle contestuali condizioni pedo-climatiche. Molte di esse (ad esempio le Asteraceae, le Leguminosae, le Apiaceae e le Brassicaceae) sono importanti fonti di nettare e polline per gli impollinatori autoctoni;
h) incremento della diversità di specie floristiche, in quanto i fiori con una varietà di forme, dimensioni e colori consentono di supportare la più grande varietà di impollinatori e le loro diverse necessità trofiche. Nelle formazioni prative naturali questa combinazione avviene naturalmente.
Alcune tipologie di coltivazioni costituiscono importanti fonti di nettare e polline per gli impollinatori e contemporaneamente sono vantaggiose dal punto di vista economico, ad esempio gli arbusti come i frutti di bosco, le piante ornamentali, le piante medicinali e i legni duri come il Prunus avium.
Da evidenziare che l’attuale produzione nazionale di lamponi, ribes, fragoline di bosco e mirtilli selvatici non è sufficiente a coprire la richiesta nazionale. Un accorgimento per favorire la diffusione di molte specie di impollinatori è anche l’installazione in luoghi opportuni di nidi e rifugi (“bee hotel”), costituiti da diversi materiali naturali o artificiali.
Materiale | Descrizione | Vantaggi | Dimensione |
---|---|---|---|
Legno | Cavità forate in un blocco di legno solido o in una serie di assi di legno di dimensioni identiche, con fori lungo un lato esposto e legate assieme. | Molto attraente. Le cavità, in assi raggruppate insieme, possono essere facilmente aperte, pulite e riutilizzate. | Le cavità perforate direttamente in pezzi di legno solidi non possono essere aperte o pulite facilmente e sono meno utili con il passare degli anni. |
Canne, steli e rami cavi | Tagliati, asciugati, impacchettati e protetti con un contenitore. Gli steli sono chiusi a un’estremità. In funzione del diametro possono attrarre specifici taxa. | Utilizzati spesso perché ampiamente disponibili e gratuiti. | Si deteriorano anno dopo anno. Le fessure negli steli consentono a funghi, muffe e altri parassiti di penetrare al loro interno. |
Tubi di carta e di cartone | Strisce di cartone ondulato o tubi arrotolati. Possono essere realizzati in funzione dei diversi taxa, modificando la lunghezza del tubo, lo spessore delle pareti e il diametro interno della cavità. | Le pareti di cavità più spesse riducono la capacità di perforazione dei parassiti. I tubi arrotolati possono essere aperti estraendoli da un’estremità, per una facile rimozione delle cellule della covata per ulteriori studi. | È necessario aprire, sostituire e mantenere le singole cavità. Può decomporsi o essere facilmente distrutto dalla fauna selvatica, se non protetto. |
Vetro | Tubi di vetro soffiati con sottili diametri interni e collegati a un’estremità con un tappo. I tubi di vetro trasparente sono situati in custodie, per ridurre al minimo la penetrazione della luce. | Consentono la visualizzazione del comportamento. | Costoso e con minore disponibilità rispetto al legno forato e agli steli di piante. Facilmente soggetto a rottura e non permeabile, con l’umidità che favorisce la muffa e aumenta la mortalità. |
Plastica | Qualsiasi forma di prodotto a base di plastica, manipolata in cavità delle dimensioni utilizzate dalle api nidificanti. Le tavole di polistirene estruso sono utilizzate spesso nella gestione di M. rotundata. | Includono tubi di plastica, tubi di gomma, superfici di plastica ondulate e pannelli di polistirene. | Non permeabile, con formazione di muffa e alta mortalità, fino al 90% nelle cannucce di plastica. |
I bee hotel sono talvolta utilizzati con funzione didattica, ma la loro collocazione è preferibilmente da limitare in contesti naturali e prossimonaturali (habitat di elevata qualità naturale), onde evitarne una potenziale trasformazione in trappole ecologiche per gli impollinatori
In termini di misure più strettamente agronomiche, rispetto alla monosuccessione colturale in un dato appezzamento (ad esempio mais per più anni) i maggiori benefici ambientali per gli apoidei sono associati ai sistemi poli-colturali, all’avvicendamento negli anni delle specie agrarie coltivate (tecnica colturale della rotazione) e alla presenza di più specie contemporanee, ad esempio Brassicacee, Leguminose, Composite, Graminacee (consociazioni). La maggiore sostenibilità ambientale dei sistemi agricoli, come l’agricoltura biologica e l’agricoltura conservativa, alternativi alla specializzazione produttiva con elevato sfruttamento delle risorse naturali, è da correlare alla capacità di favorire la presenza di comunità locali floristiche e faunistiche più ricche, diversificate ed eterogenee.
Misure agronomiche da considerare come potenziali buone pratiche agricole sono quindi il mantenimento di una varietà di colture agrarie, l’utilizzo di cultivar locali meno suscettibili agli attacchi parassitari e al conseguente impiego di prodotti chimici, la messa a dimora di colture non destinate alla produzione ma al potenziamento delle funzione ecologiche, l’inerbimento degli interfilari, il ricorso alle leguminose negli avvicendamenti colturali, la piantumazione di essenze arboree ed arbustive e, principalmente, il forte contenimento nell’utilizzo dei prodotti chimici.
Sentiero Italia CAI Trentino Alto Adige C10N Variante Nord Via Bolzano Rifugio Potzmauer – Malga Monte Corno
Rifugio Potzmauer – Malga Monte Corno Mentre un ramo del Sentiero Italia Cai prosegue in direzione est all’interno del territorio della Provincia di Trento, con questa tappa di media lunghezza e dislivello ridotto si prende la variante che attraversa la Provincia Autonoma di Bolzano passando più a nord. Dal Rifugio Potzmauer si procede in direzione…
Sentiero Italia CAI Sardegna Z26 Su Niù e S’Achili – Burcei
Su Niu e S’Achili – Burcei Da Su Niu e S’Achili inizia un impegnativo saliscendi sul Monte Carareddu attraverso l’altipiano di Bruncu Muscadroxu, a seguire il Monte Genis e il Monte Serpeddì. Si tratta di una tappa impegnativa per lunghezza e dislivello che si svolge prevalentemente su strade carrozzabili, bianche e asfaltate. Conclusione a Burcei,…
Sentiero Italia CAI Lazio 12 Varco Sabino – Staffoli
Varco Sabino – Staffoli Ancora una tappa di lunghezza e dislivello intermedi che raggiunge e supera in direzione est il Lago del Salto, più ampio bacino idroelettrico laziale, creato nel 1940 con la costruzione dell’omonima diga che sbarra una valle stretta e frastagliata che danno al lago l’aspetto di un fiordo. Da Varco Sabino si sale…