Sensibilità ecologica degli apoidei verso i frutteti!

Frutteti

Le specie arboree da frutto influenzano il paesaggio e caratterizzano l’identità ecosistemica in numerosi territori del nostro paese. La maggior parte delle piante sono entomofile e gli impollinatori più importanti sono le specie di api a lingua lunga, quali l’ape da miele, i bombi e le api solitarie.

Una buona allegagione, la resa e la qualità, cioè frutti ben formati e con quantità appropriate di vitamine e sali minerali, e il grado di conservabilità dipendono in larga misura da una adeguata impollinazione e possono diminuire drasticamente a causa di una fioritura insufficiente o di un numero limitato di impollinatori. Tra i fattori rilevanti per il monitoraggio della qualità ambientale spiccano la ricchezza quali-quantitativa dei gruppi tassonomici Andrenida, Apidae e Megachilidae.

Le specie europee solitarie Osmia bicornis (L.) e Osmia cornuta (Latr.) hanno recentemente suscitato un notevole interesse come impollinatori dei fruttiferi. Presentando un periodo di volo tra fine febbraio e il mese di marzo, le Osmie si prestano bene per l’impollinazione delle colture arboree a fioritura primaverile precoce, come l’albicocco e il susino, e per la fecondazione dei fiori del pero, poco graditi alle api domestiche. Diversi studi riportano il loro elevato potenziale come impollinatori di pomacee e drupacee.

Sono in grado, inoltre, di svolgere attività bottinatrice sotto le reti antigrandine e, a differenza delle api mellifere e dei bombi, hanno un raggio di volo limitato a un’area ristretta di circa 100 metri dal proprio nido. Quest’ultima caratteristica consente di controllare e valutare in loco il tasso di impollinazione. Per le pomacee è da evidenziare che la maggior parte delle varietà di mele sono autoincompatibili e alcune con incompatibilità incrociata e fioritura differenziata, problemi che sono superati con l’elevata e contemporanea presenza di impollinatori attivi durante le principali fioriture. Una impollinazione efficiente richiede almeno 2-3 colonie per ettaro di ape mellifera, mentre una produzione commerciale significativa si ottiene se almeno il 5-10% della piena fioritura del melo produce frutti.

In rapporto alla diversità degli impollinatori e all’influenza delle risorse floreali presenti in corrispondenze delle piante, è stata valutata l’efficacia dei servizi di impollinazione in impianti di Prunus avium (ciliegio), lungo gradienti di habitat semi-naturali e forme di agricoltura intensiva. Nonostante la presenza per circa l’80% dell’Apis mellifera come insetti visitatori, i risultati sperimentali hanno evidenziato la capacità degli habitat semi-naturali nel supportare una elevata ricchezza di specie impollinatrici e un’abbondanza di individui, aspetti positivamente correlati al grado di allegagione dei frutti. In altri studi sono stati osservati gli effetti positivi degli habitat semi-naturali circostanti gli appezzamenti coltivati e, per contro, gli impatti negativi dell’agricoltura intensiva sulla diversità delle comunità di impollinatori e sui loro servizi di impollinazione.

Il declino nella diversità e nell’abbondanza di impollinatori selvatici influisce direttamente, e talvolta in modo rilevante, sul processo di impollinazione delle specie arboree da frutto e, indirettamente, sulla fecondazione e lo sviluppo del seme.

Per sostenere gli insetti impollinatori e favorire una buona quantità e qualità produttiva, i criteri colturali dovrebbero includere la creazione e la conservazione di habitat semi-naturali nonchè promuovere la presenza di risorse floreali circostanti e in prossimità degli impianti arborei da frutto.

I presupposti ecologici e le basi economiche della maggior parte dei servizi ecosistemici non sono talvolta ben conosciuti, impedendo una corretta gestione e conservazione dei contesti colturali. Molti frutticoltori “convenzionali” hanno una parziale conoscenza dell’insieme dei fattori ambientali che contribuiscono a una resa produttiva ottimale e del ruolo fondamentale e dell’importanza dell’impollinazione animale rispetto alle altre pratiche colturali.

Con un approccio del tutto differente, basato sul concetto che territorio e paesaggio facciano parte dello stesso processo, nelle aziende biologiche e, in minor misura, nelle aziende con pratiche agricole “a sostenibilità certificata” i frutticoltori si impegnano ad accrescere la ricchezza di comunità con l’impianto di un numero sufficiente di alberi fioriti da impollinare e con la creazione di habitat necessari al sostentamento trofico dei diversi impollinatori. Evitano, inoltre, l’uso intensivo delle sostanze chimiche, nella consapevolezza che tali prodotti costituiscono una fonte di contaminazione degli ecosistemi e possono rappresentare una grave limitazione per la conservazione della biodiversità.

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