La Riserva è situata sul versante orientale del massiccio montuoso della Majella costituito per lo più da rocce calcaree dell ere terziaria e secondaria modellate da imponenti fenomeni di erosione fluviale, carsica e glaciale.
Nella riserva al di sopra dei 2.000 m si estendono vasti altopiani culminali interrotti da vallate di evidente origine glaciale. Più in basso scendono profonde vallate (Val Serviera e Vallone di Santo Spirito) racchiuse da pareti calcaree che raggiungono i 300m di altezza. Numerose grotte con interessanti concrezioni. Scarsità di acqua a quote medie ed alte; infatti essa viene assorbita per essere restituita da sorgenti poderose nei pressi dei paesi.
- Regione: Abruzzo
- Provincia: Chieti
- Comuni: Palombaro, Fara S.Martino
- N° elenco ufficiale aree protette del 24/07/2003: 48
- Provvedimento d’istituzione: decreto Ministero Agricoltura e Foreste 2 febbraio 1983.
- Altre classificazioni: inserita nel Parco Nazionale della Maiella
- Sito d’importanza Comunitaria (direttiva 92/43/CEE)
- Zona di Protezione Speciale (direttiva 79/409/CEE)
- Proprietà: Comunale
- Altitudine: 450-2.795 m s.l.m.
- Estensione: 4.202 ha
Flora
Boschi cedui con prevalenza di Ostrya carpinifolia (Carpino nero), Fraxinus ornus (Orniello) e Quercus pubescens (Roverella) si alternano a pascoli e pietraie fino a 1000 metri. Nelle zone più calde e meglio esposte sono presenti piante caratteristiche della macchia mediterranea come Quercus ilex (Leccio), Arbutus unedo (Corbezzolo) e Carpinus orientalis (Carpino orientale). Al di sopra dell’orno-ostrieto predomina la faggeta interrotta da piccole radure e da profonde forre.
Nell’orizzonte della faggeta sono presenti un nucleo residuo di Betulla sp. (Betulla). Oltre la faggeta si sviluppano impenetrabili formazioni di Pinus mugo (Pino mugo) per centinaia di ettari. Mughete così estese e ben conservate non si rinvengono in nessuna altra zona dell’Appennino. Censite oltre 1.400 specie di piante vascolari molte delle quali di grande interesse biogeografico, come Aquilegia magellensis (Aquilegia della Majella), Cypripedium calceolus (Scarpetta di venere), Pyrola chloranta (Piroetta verdastra), Lonicera xilosteum var. nigra (Caprifoglio peloso), Adonis distorta (Adonide curvata), o addirittura endemiche come Soldanella minima ssp. samnitica (Soldanella della Majella).
Al di sopra dei 2000 metri è facile osservare la fioritura di piante di origine artico-alpina o balcanica come Leontopodium nivale (Stella alpina appenninica), Gentiana verna (Genziana primaticcia). G. nivalis (genziana nivale), Androsace mathildae (Androsace abruzzese), Artemisia petrosa ssp. eriantha (Genepì appenninico). Le pareti calcaree e i ghiaioni sono colonizzati da piante molto particolari caratteristiche della Majella e di poche altre aree montane dell’Appennino come Juniperus sabina (Ginepro sabino), Thalictrum minus (Pigamo minore) ed altre. Su rocce a strapiombo si rinviene un Pino nero autoctono (Pinus nigra Arn. subsp. nigra Hoss var. italica Hochstetter).
Studi condotti dal Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università di Firenze, basati sul confronto di caratteri morfologici, istochimici e molecolari, hanno dimostrato che il Pinus nigra della Majella è affine a quello della Camosciara. L’entità è presente in forma relitta sull’Appennino Centrale Riserva Naturale dello Stato Fara S. Martino-Palombaro vivendo in pochissime stazioni isolate che rappresentano ciò che resta di un antico areale di diffusione probabilmente molto più ampio e continuo.
Fauna
Tra i mammiferi Ursus arctos marsicanus (Orso bruno marsicano) frequenta sporadicamente la Riserva, mentre è più regolare la presenza di Canis lupus (Lupo). Tra i piccoli carnivori è da ricordare la presenza di Felis silvestris (Gatto selvatico) e Martes martes (Martora). Al di sopra della vegetazione arborea è molto comune Chionomys nivalis (Arvicola delle nevi). Recentemente vi sono stati reintrodotti Capreolus capreolus (Capriolo) e Rupicapra pirenaica ornata (Camoscio d’Abruzzo).
Sono state osservate circa 120 specie di uccelli. La specie più interessante è Eudromias morinellus (Piviere tortolino), un caradriforme tipico della tundra che in tutta Europa meridionale nidifica con poche coppie solo sulla Macella. Tra i pini mughi si riproducono numerosi Loxia curvirostra (Crociere), Prunella modularis (Passera scopaiola) e Turdus torquatus (Merlo dal collare) che in tutto Appennino nidifica solo sulle Foreste Casentinesi e sulla Majella. Numerosi Montifringilla nivalis (fringuello alpino), Pyrrhocorax graculus (Gracchio), P. pyrrhocorax (Gracchio corallino) e Prunella collaris (Sordone). Presenti come nidificanti Aquila chrysaëtos (Aquila reale), Falco biarmicus (Lanario), F. peregrinus (Falco pellegrino) e Accipiter gentilis (Astore). Da rilevare le consistenti popolazioni di Alectoris greca (Coturnice).
Tra i rettili è presente la Vipera ursinii (Vipera dell’Orsini), piccolo viperine di origine balcanica localizzato in Italia esclusivamente su alcune montagne dell’Appennino centrale. Nei piccoli corsi d’acqua e nelle zone più umide della faggeta vivono Bombina pachypus (Ululone dal ventre giallo), Salamandra salamandra (Salamandra pezzata)
Numerosi endemismi tra gli insetti d’alta quota, come il Trechus montis-majellettae (descritto da Ghidini nel 1932) e alcuni Ortotteri Podismini, a causa di un lungo isolamento biogeografico di entità di origine alpina o balcanica. Lo studio degli invertebrati dell’area riserva nuove scoperte come ad esempio la descrizione nel 2006 di una nuova specie di farfalla rinvenuta nella Valle Cannella ad oltre 2500 m. Perizoma barrassoi (Lepidoptera Geometridae) è il nome dato alla nuova specie che il ricercatore tedesco N. Zahm ha voluto dedicare alla memoria del biologo Paolo Barrasso scomparso tragicamente sulla Majella nel 1992.
Servizi per i visitatori:
A Fara San Martino è presente un Centro Visite del Parco Nazionale e un ostello e la Riserva è dotata di una rete di sentieri segnati.
Vedi Classificazione Aree Naturali Protette
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