UNA VISITA AL MUSEO: Museo nazionale romano di palazzo Massimo
Il Discobolo è una scultura realizzata intorno al 455 a.C. (periodo di congiunzione tra preclassico e classico) da Mirone. La statua originale era in bronzo, oggi è nota solo da copie marmoree dell’epoca romana, tra cui la migliore è probabilmente la versione Lancellotti.
L’opera venne probabilmente fusa per la città di Sparta e rappresentava un atleta nell’atto di scagliare il disco. Dell’opera si conoscono diverse versioni. Tra le più importanti, oltre a quella Lancellotti, ne esiste una integra al British Museum detta Townley che si distingue per un trattamento della testa più adrianeo, dai capelli più lunghi; inoltre lo scultore, possedendo una tecnica più avanzata, ridusse il tronco d’appoggio a lato della figura. Nel Museo nazionale romano si conserva un’altra versione frammentaria, detta di Castelporziano.
L’atleta venne raffigurato nel momento in cui il suo corpo, dopo essersi rannicchiato per prendere slancio e radunare le forze, sta per aprirsi e liberare la tensione imprimendo al lancio maggiore energia. Subito dopo girerà su se stesso e scaglierà il disco, accompagnando il gesto con tutto il corpo. Cicerone scrisse: «Le opere di Mirone non sono ancora vicinissime alla verità, nondimeno non si esiterà a dichiararle belle; quelle di Policleto sono ancora più belle e già veramente perfette secondo la mia opinione».
Gli storici d’arte dell’antichità lodarono Mirone per la sua maestria nel ritmo e nella simmetria. L’espressione di serenità, priva di sentimenti e accennante solo una tenue concentrazione, fu criticata da Plinio.
L’arte greca ebbe come principio estetico quello di rappresentare la bellezza ideale. Gli artisti, come Mirone, scolpirono i personaggi, divinità o atleti, sempre con la stessa cura, seguendo un preciso canone. Partirono dall’osservazione del corpo umano, studiando la posizione della muscolatura e dei movimenti. In seguito, crearono un canone, cioè, un insieme di regole, misure e proporzioni, necessarie alla creazione di figure umane. Gli artisti scolpirono le statue scegliendo posizioni e atteggiamenti equilibrati. Questa caratteristica rispecchia i principi di equilibrio e armonia di tutta la cultura greca. Gli atleti furono i soggetti più rappresentati, insieme agli dei, nella scultura e nella ceramica. L’atleta, era infatti il soggetto che incarnava il concetto di kalokagathìa cioè la bellezza del corpo che è imprescindibile da quella dello spirito. Si tratta, quindi, di un concetto che considera la bellezza fisica come derivante dal valore morale ed etico del soggetto.
LO SPAZIO
Per analizzare spazialmente una scultura occorre considerare che condivide il nostro spazio fisico. Di fronte ad una statua percepiamo il modo nel quale le sue parti invadono lo spazio esterno oppure lo racchiudono. Il Discobolo si espande con il suo lato destro verso l’alto alzando il disco. Invece, nella sua parte destra si ripiega caricandosi di tensione e contraendo lo spazio che viene imprigionato nel triangolo formato dall’incontro del polso con il ginocchio.
LA COMPOSIZIONE
La composizione della statua, se vista frontalmente, descrive due grandi archi. L’arco maggiore parte dal disco e, passando attraverso le spalle e le braccia del Discobolo, termina nel piede sinistro sollevato in prossimità della sua caviglia. L’arco minore, contrario, convesso verso sinistra, parte dalla fronte del Discobolo e termina nel ginocchio destro. La figura piegata del Discobolo forma una linea che somiglia ad una grande serpentina a forma di S. Si parte dal volto si scende lungo il tronco si percorre la coscia destra e infine la gamba sinistra. L’arco che si crea con l’apertura delle braccia ricorda un arco teso per scoccare una freccia.
FONTE @wikipedia
ROMA, Architettura romana
Il Tempio
Ebbe a lungo la denominazione di “tempio della Fortuna Virile” e fu identificato solo negli anni ’20 con il tempio dedicato al dio Portuno (Portunus o Portumnus), divinità protettrice dei fiumi e dei porti e anche del vicino Portus Tiberinus, figlio della Dea italica Mater Matuta nell’aspetto di Dea marina.
Il Fascino delle Cartiere di Fabriano
Nel cuore dell’Italia, tra le pittoresche colline delle Marche, sorge una piccola città dal grande significato storico e artistico: Fabriano. Questo gioiello nascosto è noto in tutto il mondo per le sue antiche cartiere, luoghi intrisi di tradizione e maestria artigianale che hanno contribuito a plasmare la storia della produzione di carta.