Polittico della Misericordia di Piero della Francesca

UNA VISITA AL MUSEO: Museo Civico di Sansepolcro

Il Polittico della Misericordia è un’opera, tecnica mista su tavola (273×330 cm), di Piero della Francesca, realizzata tra il 1445 e il 1462.

Nel 1442 Piero risultava abitante, dopo alcuni viaggi, di nuovo a Borgo Sansepolcro, sua città natale, dove era uno dei “consiglieri popolari” nel consiglio comunale. L’11 gennaio 1445 ricevette dalla locale Confraternita della Misericordia la commissione di un polittico per l’altare della loro chiesa: il contratto prevedeva il compimento dell’opera in tre anni e la sua completa autografia, oltre all’obbligo di controllare, ed eventualmente restaurare, il dipinto nei dieci anni successivi. Il Polittico della Misericordia è, grazie a questo contratto, la prima opera documentata di Piero della Francesca che ci sia pervenuta.

In realtà, la realizzazione del polittico si protrasse, con intervento di un allievo non identificato, per più di 15 anni, nonostante le continue sollecitazioni della Confraternita, come dimostra un pagamento al fratello Marco di Benedetto de’ Franceschi, per conto di Piero, effettuato dai religiosi nel 1462. Il ritardo può essere spiegato sia per i numerosi altri impegni del maestro, sia per la sua fama di artista molto lento, a cui si era cercato di rimediare con l’apposizione della clausola. Alcuni documenti fanno dedurre che la parte preponderante dell’opera sia stata eseguita dopo il 1459. La presenza di San Bernardino da Siena con l’aureola pone un importante termine post quem, poiché venne proclamato santo nel 1450.

Nel XVII secolo il polittico fu scomposto, con la perdita dell’originaria cornice; si riuscì però ad evitare la dispersione dei pannelli. Trasferito poi nella chiesa di San Rocco, dal 1901 è conservato nella Pinacoteca comunale.

La ricca composizione doveva poi essere racchiusa entro una fastosa cornice dorata tardo-gotica andata però dispersa quando l’opera fu smontata intorno al 1630. Successivamente, con le soppressioni delle Compagnie Religiose, il dipinto, ormai smembrato, fu trasferito prima nella chiesa di San Rocco e poi, divenuto proprietà comunale, nella Pinacoteca cittadina.

Al centro si staglia la maestosa e ieratica figura della Madonna della Misericordia che, secondo uno schema già da tempo codificato e diffuso, apre senza apparente fatica, il poderoso mantello, aperto come l’abside di una chiesa, sotto il quale si rifugiano uomini e donne inginocchiati e in preghiera. Iconograficamente l’opera ricorda l’affresco, col medesimo soggetto, eseguito da Parri Spinelli nel Santuario di Santa Maria delle Grazie ad Arezzo ma, a differenza di questo, non una folla di popolo si accalca sotto l’ampio manto, solo il priore, i consiglieri della Fraternità e le loro donne vi trovano spazio quasi si trattasse di un mondo astratto e isolato dove l’umano e il divino s’incontrano. Questa sensazione è rafforzata dal volto della Vergine, un ovale perfetto che emerge con forza dall’accecante fondo dorato che accentua la sensazione di sacralità dell’opera.

FONTE @wikipedia

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