La morte della Vergine del Caravaggio

UNA VISITA AL MUSEO: MUSEO DEL LOUVRE – PARIGI – FRANCIA

Il dipinto fu commissionato nel 1601 dal giurista Laerzio Cherubini per la propria cappella in Santa Maria della Scala, la chiesa più importante dell’ordine dei Carmelitani Scalzi a Roma. Nessun documento ci tramanda il momento in cui l’opera fu portata a compimento e consegnata, ma Caravaggio dovette lavorarci intorno al 1604, il che andava oltre la scadenza del contratto. Una volta terminato il dipinto fu però prontamente rifiutato, perché la Madonna non rispettava la sua iconografia classica: era anzi priva di qualsiasi tributo mistico, con la faccia terrea, un braccio abbandonato e il ventre gonfio. Addirittura si disse che Caravaggio scelse, come modello per ritrarre la Vergine, una prostituta trovata morta nel Tevere. Molto scandalo, in particolare, fecero i piedi ritratti nudi fino alla caviglia.

La scena è inserita in un ambiente umile con al centro il corpo morto della Vergine, in primo piano la Maddalena, seduta su una semplice sedia, che piange con la testa tra le mani e tutt’intorno gli Apostoli addolorati; l’intonazione cromatica molto scura è illuminata dal rosso della veste della morta e della tenda, elemento di una scenografia povera. Inoltre, la composizione degli apostoli, allineati davanti al feretro, forma in linea col corpo ed il braccio di Maria, una croce perfetta.

L’interpretazione proposta da Caravaggio per un tema così delicato non piacque ma soprattutto non fu capita. Prima di dipingere la sua Morte della Vergine, Caravaggio aveva firmato un contratto che gli imponeva di rappresentare «cum omni diligentia et cura» il «misterium mors sine transitus Beatae Mariae Verginis», ossia il miracolo di una morte a cui non seguì la corruzione corporale, perché Maria fu direttamente assunta alla gloria del Paradiso. Il pittore sembrò del tutto ignorare queste indicazioni. Circolò anche la voce che il pittore avesse usato, come modello per la Madonna, il cadavere di una prostituta morta annegata nel Tevere (e questo avrebbe spiegato l’inconsueto ventre gonfio). Di tutto questo ci parlano i primi biografi.

Secondo Baglione, la tela fu ritenuta oltraggiosa «perchè havea fatto con troppo poco decoro la Madonna gonfia, e con gambe scoperte» e per questo motivo «fu levata via»; lo confermano il Bellori, secondo il quale l’opera fu rifiutata «per havervi troppo imitato una donna morta gonfia», e il Mancini, il quale sottolinea che Caravaggio «havea ritratto una cortigiana» e che «alcuni di moderni […] per descrivere una Vergine o Nostra Donna vanno retraendo qualche meretrice sozza degli ortacci, come Michelangelo de Caravaggio e’ fece nel Transito della Scala, che per tal rispetto quei buoni padri non la volsero». Secondo le fonti, insomma, sarebbe questo il motivo per cui i Carmelitani, che, ricordiamolo, non erano i committenti dell’opera, pretesero che il quadro venisse restituito all’artista e che non gli venisse offerto un nuovo incarico.

Apollo e Dafne di Bernini

Gian Lorenzo Bernini, uno dei più grandi maestri del periodo barocco, ha creato un capolavoro senza tempo con la sua scultura “Apollo e Dafne”. Quest’opera, realizzata tra il 1622 e il 1625, incarna la drammaticità e l’espressività proprie del suo stile, portando alla vita la mitologia greca attraverso la potenza del marmo. Un Inno alla…

Continua a leggere

Atalanta e Ippomene di Guido Reni nel Museo di Capodimonte a Napoli

La tela (sia la versione a Madrid che a Napoli) rappresenta il mito di Atalanta, da Le Metamorfosi di Ovidio, ninfa la cui imbattibile capacità nella corsa fu sconfitta solo da Ippomene tramite uno stratagemma ordito da Afrodite. Atalanta è infatti una donna avversa al matrimonio, pronta a sposarsi solo con colui che l’avrebbe battuta in una gara di corsa. I suoi spasimanti che…

Continua a leggere

Villa Costanzi Fidelia a Spello (Perugia)

L’attuale complesso della Villa Fidelia sorge su un insieme sacrale di epoca classica e da questo è stata fortemente condizionata nella sua disposizione planimetrica e d’impianto, al punto che, nonostante gli edifici ed i giardini siano sorti in epoche successive, l’impronta dell’antico santuario ha regolato l’opera di edificazione e di sistemazioni successive in modo tale…

Continua a leggere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *