Ritratto Innocenzo X di Francis BACON

UNA VISITA AL MUSEO: MUSEO del LOUVRE – PARIGI – FRANCIA

Dipingere il grido dell’anima interiore di papa Innocenzo X per risaltare la realtà nascosta nella società europea del XX secolo.

Innocenzo X di Velàzquez a confronto con lo Studio del ritratto di Innocenzo X (1953) di Bacon

Per tutta la sua vita Francis Bacon lavora a una serie di tele ispirate al ritratto di Innocenzo X di Diego Velázquez. Per tutta la sua vita è ossessionato da questo dipinto più di qualunque altra opera d’arte al mondo soprattutto per quel senso di potere e autorità che esso trasmette. Come egli stesso ammette:

«ritengo che sia uno dei più grandi ritratti mai realizzati, e per me è diventato una vera ossessione. Compro un libro dopo l’altro con dentro la riproduzione del papa di Velázquez, semplicemente perché mi assilla e apre in me ogni sorta di sensazioni e persino campi di… stavo per dire… immaginazione».

(Francis, Bacon)

Per capirne meglio le ragioni di questa vera e propria ossessione artistica baconiana occorre fare un bel salto nel passato, fino al 1650, quando il papa commentò meravigliato il suo ritratto con questa esclamazione: “Troppo vero“. All’epoca non si era di certo abituati a tanto realismo per un ritratto ufficiale del papa, ma la storia cambia l’idea della verità e Bacon questo lo sa bene.

Con la sua celebre serie di studi su Innocenzo X, Bacon punta dritto a dare un’interpretazione ancor più vera del ritratto di Velázquez. Scopriamo, dunque, in che modo intende farlo.

Bacon vuole arrivare dove nessuno è mai arrivato. Vuole dipingere il grido interiore del papa per far emergere la verità, intesa come uno spazio interiore da contrapporre ai luoghi esteriori di falsità della società occidentale a lui contemporanea. È tutta una questione di rappresentazione o apparenza. Egli vuole dissacrare umanizzare l’autorità del papa interrogando a fondo il potere e sostituirsi al suo posto per svelarlo meglio: «il papa è unico. Essere il papa lo mette in una posizione unica e così, come in certe grandi tragedie è come se fosse issato su un baldacchino, e la grandezza di una tale immagine potesse, da lì, sovrastare il mondo». (Francis, Bacon in P.Sollers, Le Passioni di Francis Bacon, Abscondita, p. 40)

Quello sguardo acceso, severo e apparentemente quieto nasconde in realtà nel profondo del proprio animo un senso di sofferenza esistenziale dal quale nessuno è immune. Nemmeno il papa. La verità che Bacon dipinge in “Studio dal ritratto di papa Innocenzo X di Velázquez” (1953) è quella di un uomo solo, smarrito e condizionato da un sistema mentale preordinato entro il quale lui stesso è gettato, in senso heideggeriano, che gli impedisce un’autentica e libera interpretazione della realtà. Per render noto agli osservatori questa verità, l’artista irlandese fa qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima, cioè mette il rappresentante dell’istituzione religiosa cattolica nella situazione di un condannato a morte sul suo santo seggio trasformato in sedia elettrica. Qui l’elemento della sedia rappresenta per Bacon un espediente artistico fondamentale per i suoi studi: presente in forma semplificata e geometrica essa esprime con straordinaria forza l’immobilizzante angoscia esistenziale dell’uomo nell’Europa del dopoguerra.

Questa, in fondo, è la verità secondo Francis Bacon: brutale, immediata e mai autoritaria; violenta espressione capace di cogliere attimi dell’esistenza umana senza alcun tipo di compromesso razionale.

Fonte @fattiefabulae.com

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