Crema gianduja PAT

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del PIEMONTE

La crema gianduja è forse uno dei prodotti inventati in Piemonte che, nelle sue varie versioni, ha raggiunto più angoli del mondo. Negli anni ’40, nonostante la guerra, i programmi e la sperimentazione del settore dolciario piemontese non ebbero soste, e passando attraverso i dolci “salami di cioccolato”, da tagliare a fette, le aziende arrivarono ad intuire che una crema dolce da spalmare sul pane può avere un grande appeal, soprattutto in un momento di rinascita e voglia di riscossa dopo gli anni più bui dell’Italia.

In fondo, si tratta di un’elaborazione dell’intuizione che ha portato alla nascita del giandujotto, ma perfezionata e affinata dalla feconda competizione tra le rampanti aziende dolciarie piemontesi. Le creme spalmabili sono di colore più o meno scuro, a seconda del contenuto di cacao e di nocciole, e la loro spalmabilità è data per lo più dalla presenza di una notevole quantità di grassi.

Esse rappresentano la perfetta valorizzazione del grande contenuto nutrizionale delle nocciole, e la loro gradevolezza non lascia indifferenti nessuno. Lo sviluppo delle creme gianduja, pur iniziando con il tentativo di valorizzare un prodotto locale come la nocciola, ha avuto talmente successo da essere addirittura uno stimolo alla produzione ed all’impianto di nuovi noccioleti.

Gli ingredienti sono in genere cacao, zucchero, nocciole, oli vegetali e vaniglia. La presenza di latte in polvere è molto comune, così come quella di burro di cacao. Le creme gianduja si consumano prevalentemente spalmate sul pane e all’interno delle crêpe, ma si impiegano anche per farcire torte e produrre gelati.

Caratteristiche

  • Consistenza: cremosa, semisolida e uniforme.
  • Odore: odore intensissimo di nocciola tostata.
  • Colore: marrone scuro o molto scuro.
  • Sapore: sapore dolce, molto rotondo e cremoso; prevalente la nocciola. Sapore ed aroma molto persistenti.

Metodiche di lavorazione

In genere non si produce in casa, ma è possibile prepararla in modo grossolano unendo ad una crema inglese la pasta di nocciole. Per avere il gusto di cioccolato basta sciogliere nella crema inglese appena fatta, ed ancora calda, il cacao a volontà.

ZONA DI PRODUZIONE

La zona di produzione in origine era legata alle aree di produzione delle nocciole; la popolarità di queste
creme ha reso la coltivazione piemontese non sufficiente a soddisfare i bisogni dell’industria.

TRADIZIONALITÀ

Il primo segno nella storia dell’unione del cioccolato con le nocciole data il 1685, quando il Marradon lo cita nel Tractatus Novi De Potu Caphe De Chinesium The Et De Chocolata pubblicato a Parigi. In quel tempo il cioccolato semplicemente si mescolava con le nocciole a pezzi e non tostate. I tentativi di miscelare nocciole con cioccolato hanno probabilmente una doppia origine: da un lato il tentativo di “surrogare” il cioccolato puro, dall’altra quello di “diluirlo” per il costo crescente del cacao, dettato da un blocco alle importazioni posto da Napoleone.

Il vero inventore del cioccolato “gianduja” fu Michele Prochet, cioccolatiere a Torino, che già nel 1852 lo produceva. Nel 1865 sono stati prodotti e messi in commercio i primi giandujotti, i cioccolatini di cioccolato e nocciola.

La storia delle creme gianduja comincia, su queste basi, quando a Novi Ligure, importante polo dolciario piemontese, negli anni ’40 si produceva una pasta di cioccolato confezionata in vasetti di vetro e in barattoli di alluminio. Nel frattempo, ad Alba, Pietro Ferrero produceva e diffondeva grandi quantità di “Giandujot”, una pasta di cioccolato e nocciole da tagliare con il coltello.

Alla fine della guerra i consumatori erano alla ricerca di prodotti simbolo di soddisfazione e di benessere. In breve la “pasta frutta al cioccolato” della Novi diventa il principale prodotto della fabbrica, che non riesce a soddisfare tutte le richieste dei clienti per la mancanza di barattoli, nonostante allora fossero vuoti “a rendere”. Ferrero mette a punto il “cremino”, che è una confezione monodose di “pasta gianduja” di 21 grammi, intuendo le enormi potenzialità del mercato delle creme gianduja, soprattutto perché si tratta di un prodotto che piace sia ai bambini che agli adulti.

È nel 1951 che arriva sul mercato la “supercrema” da spalmare sul pane da parte della Ferrero. La diffusione delle creme spalmabili non conosce soste, e gli impianti diventano sempre più automatizzati e sempre più grandi. Al contrario di altri prodotti che, nella storia, hanno avuto fasi di effimera diffusione, poi rientrate per disaffezione o cambio dei costumi, nel nostro caso assistiamo invece a un aumento che a tuttora non ha avuto cali. Sono moltissimi i produttori di creme spalmabili, alcune delle quali prodotte ancora con metodi artigianali.

Bibliografia:

  • E. Duval, Traité General De Confiserie Moderne, Parigi, 1905
  • Giuseppe Ciocca, Il Pasticcere E Il confettiere Moderno, Milano, 1907
  • C. Isaia, Turin Et Ses Environs, Torino, 1911
  • C. Perotti, Orizzonti Di Cioccolata Per Gli Eroi Della Cronaca, “L’informatore Industriale”, n° 5, marzo 1987
  • Vitalba Paesano, Dolce Business – Storia e miti dell’industria dolciaria italiana, Il Sole 24 Ore Libri, Milano 1996
  • Mario Marsero, Dolci e delizie subalpine: piccola storia dell’arte dolciaria a Torino e in Piemonte, Edizioni Anteprima, 2004
  • Clara e Gigi Padovani, Gianduiotto Mania – La via italiana al cioccolato: storia, fortuna, ricette, Giunti Editore, 2007

La cucina tradizionale
Fregnacce alla reatina

La cucina tipica reatina è famosa per tanti piatti, come le Fregnacce alla reatina, tipo di pasta dalla particolare forma a rombo, servita con un gustoso sugo di lardo battuto, sedano, cipolla, pomodoro a pezzi, sale e peperoncino, o, nella versione più veloce, con sugo di carne semplice e una spolverata di pecorino locale.

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Scàpa, mnufocc, menni PAT Emilia Romagna

E’ un derivato molto più “fluido” della polenta di castagne (da qui il nome skapa ossia “che scappa dal piatto”). Veniva, e viene consumata, dopo un parziale raffreddamento, o anche fredda, con il latte o la panna. Le materie prime sono costituite da: farina di castagne, acqua, latte e/o panna.

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