– I proverbi, in quanto patrimonio di conoscenze acquisite con l’esperienza di generazioni, davano conforto e sicurezza alla società che li utilizzava perché preparavano ad affrontare i diversi aspetti della realtà, anche negativi, e superarli.
Selezione dei più belli e famosi proverbi Veneti
- Co el cavejo tira al bianchin lassa la dona e tiente el bon vin.
Quando i capelli cominciano a imbiancare, lascia la donna e datti al vino. - Val depí an ora de alegría que zhento de malinconía.
Vale più un’ora di allegria che cento di malinconia. - Quando l’è finio el vin, va ben anca l’aqua.
Quando è finito il vino va bene anche l’acqua. - Tronba di culo, sanitá di corpo; yúteme culo, se no son morto.
Flatulenza, sanità di corpo; aiutami culo altrimenti sono morto. - Val depí un a far que zhento a comandar.
Vale più uno che fa che cento che comandano. - Chi no se contenta de l’onesto, perde ‘l manego e anca ‘l cesto.
Chi non si accontenta del giusto perde il manico e anche il cesto. - L’amor no pol star sconto.
L’amore non può essere nascosto. - Co le ciàcole no se ‘mpasta frìtole.
Con le chiacchiere non si impastano frittelle. - Robar a un poareto l’è come robar in ciesa.
Rubare a un povero è come rubare in chiesa. - Quando che la merda monta in scagno, o che la spuzza o che la fa dano.
Quando la merda (intesa come una persona boriosa e arrogante) sale sullo scranno (ovvero sale al potere), se non puzza fa danno. - Quando che l’omo xe stimà el pole pissare in leto e dire che’l ga suà.
Quando un uomo è stimato, può pisciare a letto e dire che ha sudato. - Amor no porta rispeto a nesun.
L’amore non porta rispetto a nessuno. - Poco xe megio ghe gnente.
Poco è meglio di niente. - Mejo fidarse de na dona, che de un omo sensa peli.
Meglio fidarsi di una donna, che di un uomo senza peli. - Na dona butà e un palo in pìe tien su qualunque peso.
Una donna stesa, e un palo in piedi, reggono qualsiasi peso. - A tola e in leto no se porta rispeto.
A tavola e a letto non si fanno complimenti. - L’amor passa sette muri.
L’amore passa attraverso sette muri. - La morte non sparagna re di Francia né di Spagna.
La morte non risparmia re di Francia né di Spagna. - Da putèi tuti bèi, da morti tuti santi.
Da bambini tutti belli, da morti tutti santi. - Caval che vinse no se canbia.
Cavallo vincente non si cambia. - A al choc tuti i ol dargue da bêr.
All’ubriaco tutti vogliono dar da bere. - Chi ga inventà el vin, se nol xe in Paradiso, el xe vissìn.
Chi ha inventato il vino, se non è in Paradiso, è lì vicino. - Pecato confessà, l’è mezzo perdonà.
Peccato confessato, mezzo perdonato. - Sasso trato e parola dita no torna più indrìo.
Sasso lanciato e parola detta non tornano indietro. - Do done e un’oca fa un marcà.
Due donne e un’oca fanno un mercato. - Chi cambia munaro cambia ladro.
Chi cambia mugnaio cambia ladro. - Uno solo no sta ben gnanca in paradiso.
Da soli non si sta bene neanche in paradiso. - I mona se conosse da due robe: dal parlare, quando che i dovaria tasére e dal tesére quando che i dovarìa parlare.
Lo stupido si riconosce da due cose: dal parlare, quando dovrebbe tacere e dal tacere quando dovrebbe parlare. - Ci nasse aseno non more mia caval.
Chi nasce asino non muore cavallo. - No gh’è sabo senza sol, né dona senza amor.
Non c’è sabato senza sole, né donna senza amore. - Amar e no vegnir amà, xe come forbirse ‘l cul senza aver cagà.
Amare senza essere riamati è come pulirsi il sedere senza aver cagato. - A la sera ciochi, a la matina bisi.
Alla sera ubriachi, alla mattina storditi. - Chi vive sperando, more cagando.
Chi vive nella speranza muore di stenti. - A le volte ‘na busia salva ‘na verità.
Talvolta una bugia salva una verità. - Se l’invidia fusse freve, tutto el mondo scotaria.
Se l’invidia fosse febbre, tutto il mondo scotterebbe. - A dir la verità basta un cojon, ma a dir busie ghe vol un bricon.
A dire la verità basta uno stupido, ma a dire bugie ci vuole un briccone. - Chi maltrata le bestie, maltrata anca i cristiani.
Chi maltratta le bestie, maltratta anche i cristiani. - Chi tropo se inchina, mostra el culo.
Chi si inchina troppo, mostra il sedere. - A chi nasse sfortunai, ghe piove sul cul a star sentai.
Chi è sfortunato, gli piove sul culo anche da seduto. - Do femene e na séola fa un marcà”.
Due donne e una cipolla fanno un mercato. - In una dona val più la sinpatìa, che la belessa.
In una donna vale di più la simpatia che la bellezza. - Quel che no ingossa, ingrassa.
Quello che non fa ci fa strangolare, ci ingrassa. - Tosse, amor e panzeta, no le se sconde in qualunque sito che se le meta.
Tosse, amore e pancia non si possono nascondere in nessun posto. - Mai mañar tut cuel que se á; mai créder tut cuel que se dis; mai dir tut cuel que se sa.
Mai mangiare tutto ciò che si ha; mai credere a tutto ciò che si dice; mai dire tutto ciò che si sa. - Fa pi bacan, el caro vojo de quelo pien.
Fa più rumore un carro vuoto che quello pieno. - A tuti gue pias véder al choc in piazha, ma que no l sía de la so razha.
A tutti piace vedere l’ubriaco in piazza ma che non sia della sua famiglia. - Lagrime di donna, fontana di malizia.
Lacrime di donna, fontana di malizia. - Prima i me dent e dopo i me parént.
Prima i miei denti e poi i miei parenti. - Senza spie no se ciapa i ladri.
Senza spie non si prendono i ladri. - A pagar e a morir, gh’è sempre tempo.
Per pagare e per morire c’è sempre tempo. - Minestra riscalda’ la par de bojo e la xe giassá.
La minestra riscaldata sembra bollente, ma è ghiacciata. - Par farghela a on furbo, ghe vole on furbo e meso.
Per freghare un furbo ci vuole un furbo e mezzo. - Magna e bevi che la vita xe un lampo.
Mangia e bevi che la vita è breve.
Il paese delle Mille Sagre e Processioni – LOMBARDIA
Italia il paese delle Mille Sagre e mille processioni LOMBARDIA
Proverbi delle Marche
Rassegna dei più belli e famosi proverbi delle Marche – El zzumàru carégia el vì e béve l’aqua. L’asino trasporta vino e beve acqua (Lo stupido non sa approfittare di quello che fa).
Proverbi del Piemonte
Rassegna dei più belli e famosi proverbi piemontesi. L’Epifania tute le feste a porta via, peui a vèn al Carlevé e ai torna a porté. L’ Epifania tutte le feste porta via, poi viene il Carnevale e le riporta.