Cavolfiore Precoce di Jesi PAT Marche

Prodotto Agroalimentare Tradizionale delle Marche

Infiorescenza globosa, formata da corimbi bianchi, racchiusa da foglie ampie di colore cenerognolo. Nel corso degli anni il “Precoce di Jesi” è stato oggetto di ripietute selezioni finalizzate al miglioramento delle caratteristiche commerciali del prodotto. Originarimente infatti, l’infiorescenza presentava le classiche lumachelle (protuberanze coniche a spirale) che, pur rappresentando un magnifico esempio di architettura vegetale, conferivano al prodotto una scarsa attitudine ai trasporti in quanto sovente, per l’irregolarità della superficie, l’infiorescenza si rompeva. Inoltre il miglioramento genetico ha inciso anche sul colore del corimbo che, in origine giallognolo e quindi scarsamente appetito dal mercato, è divenuto bianco, più richiesto. Pur avendo perso le iniziali caratteristiche morfologiche, il cavolfiore “Precoce di Jesi” conserva attitudini di precocità e rusticità tipiche di questa varietà.

Descrizione metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura

Il cavolfiore viene trapiantato dalla prima decade di agosto fino alla prima decade di settembre; si raccoglie in novembre e in dicembre; il prodotto viene conservato in cassette di plastica, condizionato in cella frigorifera e lavorato manualmente in una delle seguenti tipologie: “affogliato”, “coronato”, a “testa di frate”, “defogliato e filmato”, quindi confezionato in cartoni.

Affogliato: le infiorescenze sono completamente avvolte dalle foglie (tipologia non apprezzata in commercio); Coronato: le infiorescenze sono parzialmente coperte dalle foglie che vengono tagliate di qualche centimetro al di sopra dell’infiorescenza; A testa di frate: le foglie vengono tagliate di qualche centimetro al di sotto delle infiorescenze; Defogliato: le infiorescenze sono sprovviste di foglie, al massimo possono rimanere cinque foglioline teneri aderenti.

Tradizionalità

Da ricerche effettuate risulta che la coltivazione del cavolfiore è iniziata alla fine dell’800 nella zona di San Benedetto del Tronto (AP).

Riferimenti bibliografici:

  • copertina de “Il Cooperatore Agricolo – Giornale di Agricoltura Pratica” (Ancona, 01.12.1954 n. 12 Nuova serie – Anno XII).
  • Articolo de “L’Informatore Agrario – Speciale” di Antonio Liguori;
  • 4 foto degli anni ’50 dell’Istituto Allev. Veg. Cerealicoltura – Bologna – Sezione Marchigina di Osimo riportanti cavolfiori e alcuni operai intenti a preparare il prodotto in un locale di lavorazione;
  • Ciaffi B. “Il volto agricolo delle Marche”, Ed. Agricole Bologna, 1953.

Territorio di produzione

Provincia di Ascoli Piceno (fascia costiera di San Benedetto del Tronto), provincia di Ancona, (Jesi e zone limitrofe)

Calcione di treia PAT Marche

Disco di pasta sfoglia spesso un centimetro e del diametro di circa dieci centimetri, al centro del quale si colloca un impasto formato da farina di grano, uova, formaggio pecorino, zucchero e olio. Prodotto tipicamente pasquale, dal caratteristico sapore dolce e leggermente piccante (spiccato sapore di formaggio).

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