Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO
Il seme presenta dimensioni variabili da 3 a 8 mm, forma lenticolare appiattita, tegumento liscio e
sottile, colore variabile dal marrone chiaro, verdastro, variabile in intensità e grado di marmorizzazione (1-95%) sulla superficie. Si distingue dalle altre lenticchie per avere una buccia quasi inesistente che non necessita di ammollo prima della cottura pur conservando, una volta cotta, un seme integro e una pasta vellutata, fine e cremosa. Le peculiarità del prodotto sono conferite dalla tipologia dei terreni dell’areale di produzione che si presentano sciolti, dotati di ottima permeabilità, di origine vulcanica. La scarsa presenza di tannino conferisce al seme una buona digeribilità mentre l’origine vulcanica dei terreni esalta le doti di sapidità, facilità di cottura e integrità del seme a fine cottura. Il prodotto Lenticchia di Onano a seme grande (6-8 mm) proviene dalla coltivazione della varietà autoctona a rischio di erosione genetica, Lenticchia di Onano, tutela dalla L.R. 1 marzo 2000 n. 15.
METODO DI PRODUZIONE
La preparazione del letto di semina prevede, nel periodo settembre-novembre, un’aratura o lavorazione equipollente alla profondità di 20-30 cm, seguita, a gennaio-marzo, da lavorazioni di afnamento del terreno. La semina, efettuata a mano o meccanicamente, viene praticata tra dicembre e aprile. Con un investimento di semi di 80-100 kg/ha. La semina può essere seguita da rullatura. Non è ammessa alcun tipo di concimazione. La raccolta viene efettuata nel periodo compreso fra il 15 giugno ed il 30 agosto di ciascun anno. La produzione massima ottenibile è pari a 2,5 t/ha di granella. Il prodotto raccolto viene trebbiato meccanicamente e successivamente pulito, attraverso dei vagli per eliminare i residui.
CENNI STORICI
Già nel medioevo è noto il consumo di lenticchie nel viterbese per l’alto contenuto in proteine e ferro: erano considerate, infatti, “la carne dei poveri”. La continuità colturale di questa pianta nella provincia di Viterbo è confermata nel 1873 all’interno della Relazione inviata dal Comizio Agrario di Viterbo alla R.a Prefettura di Roma, in risposta a vari quesiti proposti dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, in cui compare tra le principali produzioni della provincia.
Ma la prima citazione storica è negli “Ordini, statuti, leggi municipali della comunità e popolo di Onano” del 1561, pubblicazione curata da Bonafede Mancini, dove al capitolo 63 viene prevista la sanzione per colui che fosse stato colto a rubare o a danneggiare le altrui colture di leguminose. Ammenda fissata in dieci baiocchi, da pagare non solo in caso di flagranza, ma anche quando il sospettato sotto forzato giuramento avesse ammesso la provenienza furtiva dei vegetali.
Altra testimonianza si trova nella lettera che il Duca Sforza scrive nel 1616 al Consiglio della Comunità di Onano, per rilasciare autorizzazione a fare il mercato settimanale in cui si aferma la necessità di vigilare affinché dalla terra di Onano non fossero portate fuori dal Ducato quantità eccessive di legumi e fissa in uno staio (18 kg circa) la quantità esportabile come limite massimo per ogni persona. In un manoscritto del 1802, “Memorie Istoriche” di padre Epifanio Giuliani, pubblicazione curata dal Gruppo Archeologico “Aulanum”, in cui si ipotizza di incrementare lo sviluppo ed elevare il livello di vita degli abitanti, grazie al “commercio con l’industria in specie dei legumi che il territorio di Onano produce in ottima qualità ed indurre nel paese l’abbondanza di ogni genere necessario alla vita”.
Altra citazione ci è data dal Senatore Giulio Andreotti nel suo libro “La sciarada di Papa Mastai”, ove si ricorda che, a seguito della perdita del potere temporale, avvenuta nel 1870, Pio IX, alla vigilia del capodanno del 1871, si consolava “domani alla sua mensa avrebbe avuto sempre le buone lenticchie onanesi del Cardinale Prospero Caterini”. Ecco a che cosa poteva paragonare il potere perduto, ad “un piatto di lenticchie”.
Anche Diamondo Scalabrella ne “La chiesina del Piano nella storia di Onano”, 1969, narra della coltivazione e del commercio della lenticchia di Onano. Ma è nei primi anni del ‘900 che la “Lenticchia di Onano” ha la massima notorietà ricevendo riconoscimenti in tutto il mondo. In particolare è la ditta Alfonsi che si distingue per qualità e quantità di prodotto nell’ambito di numerose esposizioni e fiere nazionali ed internazionali dal 1910 al 1966. Già dal 1966 il 15 agosto si svolge la sagra organizzata dai produttori locali.
Territorio di produzione
Provincia di Viterbo: Onano, Latera, Grotte di Castro, San Lorenzo Nuovo, Acquapendente e Gradoli