Area Naturale Marina protetta Tavolara Punta Coda Cavallo
Sardegna

Le prime testimonianze della presenza dell’uomo risalgono alla Preistoria e precisamente al Neolitico (circa 7000 anni fa), momento in cui le coste e il mare dell’attuale AMP erano coinvolti negli scambi transmarini dalla Sardegna verso il continente, soprattutto per il mercato dell’ossidiana sarda, con la quale venivano realizzati strumenti di vario tipo. Le isole dell’AMP ospitavano, nello stesso periodo, un mammifero lagomorfo (della stessa famiglia degli attuali conigli e lepri), il prolago (riconoscibile in due specie, Prolagus sardus a Tavolara e P. Figari a Capo Figari), che costituiva parte importante della dieta dell’uomo neolitico in Sardegna.

L’uomo del Neolitico ha sicuramente abitato anche nella Grotta del Papa che ha continuato a essere frequentata, presumibilmente come luogo di culto, sino in Età Romana e oltre. Su una delle pareti della grotta sono state dipinte in ocra rossa, alla fine del Neolitico o agli inizi dell’Età del Rame (circa 5000 anni fa) alcune figurine umane che danzano. Nell’isola di Tavolara, inoltre, è stato scoperto, e in parte scavato dagli archeologi, un importante insediamento in capanne risalente anch’esso all’Età del Rame. La frequentazione delle isole e delle zone costiere, prosegue anche in Età Nuragica, presumibilmente in virtù dell’intensificarsi degli scambi commerciali tra le genti del Mediterraneo. Per le nostre acque sono transitati i Fenici, i Greci, i Cartaginesi e i Romani nell’ambito dei loro spostamenti da e per la città di Olbia, una delle più importanti dell’Occidente antico.

All’Età Romana e precisamente al III secolo a.C. risale l’occupazione dell’isoletta di Proratora, mentre insediamenti di epoca romana sono noti anche nell’isolotto di Figarolo (pavimento di coccio tipico delle vasche di salagione del pesce) e a Tavolara (tracce di muratura, frammenti ceramici e sepolture). Questi e altri ritrovamenti fanno supporre che il territorio dell’AMP fosse utilizzato in questo periodo per controllare gli accessi al Golfo interno di Olbia e alle coste limitrofe. Stessa destinazione aveva probabilmente il cosiddetto Castello di Molara, risalente all’Alto Medioevo. Nei fondali che circondano le isole, infine, sono stati individuati un centinaio di giacimenti archeologici, tra i quali svariati relitti risalenti a diverse epoche, dall’Età Romana a quella medievale, dall’età moderna a quella contemporanea. La stessa continuità di vita si riscontra anche nell’entroterra dei territori dell’AMP, da Olbia a San Teodoro, passando per Loiri Porto San Paolo.

La storia recente dell’AMP è molto simile a quella degli altri territori costieri galluresi, con terre spartite tra poche grandi famiglie, dove le isole costituiscono territori temporanei di pascolo per mandrie di bovini e ovini. L’isola di Tavolara, tuttavia, costituisce un’eccezione, essendo protagonista di una storia tra mito e realtà che vede l’esistenza del Regno di Tavolara, retto dalla famiglia di pastori Bertoleoni, che arrivò nell’isola nel ‘600. Nell’800, Giuseppe Bertoleoni, proprietario terriero, contrabbandiere, bracconiere e bigamo, fu il primo Re di Tavolara, o presunto tale. La famiglia fu proprietaria dell’Isola fino al 1886, vi svolgeva attività di agricoltura, pastorizia e pesca, e fu per molto tempo titolare della fiorente attività di produzione della calce; la grande presenza di calcare e legna da ardere fu infatti alla base della costruzione di numerosi forni, tuttora visibili, che rimasero in funzione fino al 1955.

Dopo il 1952 la popolazione stabile di Tavolara ha iniziato a calare, mentre il fenomeno del turismo ha cominciato a manifestarsi, diventando in breve tempo la maggiore attività economica dell’Isola. Nel 1961 è stata poi costruita la base militare NATO a Punta Timone e per questo gli ultimi residenti hanno dovuto lasciare Tavolara. La storia però continua….

Habitat marini e costieri

CORALLIGENO

Il coralligeno è un habitat costituito da strutture calcaree edificate principalmente da alghe rosse dell’ordine delle Corallinales e in misura minore da invertebrati. Il coralligeno è uno degli habitat più importanti del Mediterraneo per la sua estensione e per l’alta biodiversità che ospita. Inoltre rappresenta l’ambiente prediletto dai subacquei. Nell’AMP di Tavolara Capo Coda Cavallo imponenti formazioni coralligene si trovano su tutti i fondi rocciosi al di sotto dei 30 m di profondità. L’habitat coralligeno copre una superficie valutabile in 97,2 ha, ovvero lo 0,6 % del totale della superficie marina dell’AMP stessa, stimabile in 15.280 ha.  Nell’AMP il coralligeno mostra facies a dominanza animale molto differenti: a seconda dei diversi geomorfotipi, della mineralogia del substrato o delle diverse condizioni locali, anche indipendentemente dalla profondità. Il coralligeno di falesia si sviluppa su pareti verticali e subverticali tra i 15 m e i 40 m di profondità, talvolta come enclave in popolamenti infralitorali, spesso in strutture aggettanti che formano cornici di notevole spessore. E’ caratterizzato da forti densità di Leptopsammia pruvoti, accompagnata da Eunicella cavolinii (più raramente Paramuricea clavata). Il coralligeno su strutture granitoidi è presenti soprattutto tra 35 e 70 m di profondità nel Canale di Tavolara. Le comunità più superficiali possono presentare bioconcrezioni moderate, con lo strato elevato assente, e bioconcrezioni scarse. Il coralligeno più profondo ha sempre una bioconcrezione scarsa, con uno strato elevato a P. clavata e a grandi spugne massive massive, tra cui Spongia lamella e Sarcotragus foetidus (alla base).  Le beach-rocks sono più diffuse tra i 30 ed i 55 m di profondità. In quelle più superficiali, la bioconcrezione è moderata e lo strato elevato è assente; a 40 m si trovano situazioni con bioconcrezione scarsa e con uno strato elevato, caratterizzato da grandi poriferi, oppure con bioconcrezioni importanti e uno strato elevato praticamente assente.  Infine, il coralligeno di piattaforma si sviluppa in senso orizzontale su affioramenti rocciosi isolati (shoals, outcrops) nei sedimenti, di norma detritici, tra i 25 ed i 70 m di profondità.

LE PRATERIA A POSIDONIA OCEANICA

Posidonia oceanica pianta caratterizzata da foglie nastriformi organizzate in ciuffi. Le foglie originano da un fusto modificato detto rizoma da cui si dipartono anche delle radici che ancorano la pianta al substrato. Il rizoma può svilupparsi parallelamente o verticalmente al substrato, nel primo caso si parla di rizoma plagiotropo nel secondo di rizoma ortotropo. Forma dense praterie prevalentemente su substrati mobili ma occasionalmente anche su roccia, dalla superficie fino oltre 40 m di profondità, in relazione alla limpidezza delle acque. Sopporta ampie variazioni di temperatura, dai 10 ai 28°C circa, mentre il suo sviluppo è limitato dalla quantità di luce disponibile e dalla salinità, infatti, è poco diffusa in acque torbide e nelle lagune o in prossimità delle foci dei fiumi. Pianta perennante e secolare che si riproduce sia vegetativamente sia sessualmente. L’asse fiorale porta da 1 a 4 spighe, ognuna con 3 fiori ermafroditi. Dal fiore fecondato si originano i frutti detti “olive di mare” che maturando passano dal colore verde al rosso al bruno sviluppando nel pericarpo dei prodotti oleosi che ne favoriscono il galleggiamento e quindi la dispersione. Specie endemica del Mediterraneo la cui distribuzione è limitata alle coste di questo bacino. Le altre specie del genere Posidonia sono endemiche dell’Australia e la loro origine comune avvalora la teoria della deriva dei continenti e dell’esistenza del mare primordiale Tetide. Specie protetta delle direttive comunitarie è di fondamentale importanza per gli ecosistemi marini e per la salvaguardia dei litorali.

DUNE COSTIERE

Ginepro

Zona di “frontiera” tra terra e mare, questo habitat ha una grande rilevanza ambientale e paesaggistica. La presenza, infatti, di particolari specie vegetali adattate alle condizioni di aridità e vento qui presenti è fondamentale per il mantenimento e la protezione delle spiagge, che altrimenti andrebbero rapidamente incontro a processi di erosione. In alcuni casi, come ad esempio a Porto Taverna, Cala Brandinchi e spiaggia La Cinta, sono presenti stagni sul retro delle dune, luoghi in cui è possibile osservare diverse specie di uccelli acquatici.

Fonte e per approfondimento Area Marina Protetta Tavolara

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