Spazio ai fiumi nei Paesi Bassi
Natura e acqua vanno di pari passo: questo è il concetto alla base del programma “Room for the River” dei Paesi Bassi. Un approccio di ritorno alle origini che serve ora come modello globale in termini di gestione delle risorse idriche e di protezione contro i crescenti rischi di inondazione legati ai cambiamenti climatici.
Secondo Willem Jan Goossen, del ministero delle Infrastrutture e della gestione delle risorse idriche dei Paesi Bassi, le più recenti alluvioni estreme, nel 1993 e nel 1995, sono state il campanello d’allarme. Gli abbiamo domandato cosa rappresenti il programma in termini di protezione sostenibile dalle inondazioni.
Quale sarebbe stata l’alternativa al programma Room for the River?
Avremmo dovuto concentrarci unicamente sul rafforzamento degli argini esistenti che negli ultimi decenni sono stati costruiti relativamente vicino al fiume. Tuttavia, ciò non sarebbe stato sufficiente per ridurre il rischio di inondazione, che è piuttosto elevato nei Paesi Bassi. Il programma Room for the River è stato sviluppato in seguito ai volumi di scarico relativamente elevati dei fiumi Reno e Mosa nel 1993 e 1995. Queste inondazioni portarono all’evacuazione di oltre 200 000 persone (e di un milione di capi di bestiame).
Abbiamo scoperto che aumentare il volume delle acque fluviali avrebbe comportato un abbassamento dei livelli del flusso d’acqua nel complesso, consentendoci di interrompere il circolo vizioso legato all’aumento costante dell’altezza e della solidità delle dighe. Ci siamo anche resi conto che era presente molta sedimentazione nelle pianure alluvionali, che andava a riempire le aree tra la diga e il fiume, riducendo così il flusso fluviale e aumentando i livelli dell’acqua fluviale rispetto al terreno circostante.
Qual è lo stato attuale dei progetti specifici nell’ambito del programma Room for the River? Il programma viene attuato attraverso 20-30 progetti specifici. Avviati 12 anni fa, quasi tutti sono ora completati: gli ultimi, uno o due, stanno giungendo a ultimazione nel 2018. Ora che il programma sta terminando, ci stiamo preparando per una nuova fase, che prevede un rafforzamento o il rinnovo del programma stesso.
Abbiamo condotto molte ricerche grazie alle quali abbiamo acquisito nuove conoscenze su come proteggere più efficacemente litorali e fiumi dalle inondazioni ed elaborato una nuova analisi e nuove norme di sicurezza per la tutela delle nostre dighe e dei nostri litorali. Sono state coinvolte anche comunità, province e aziende idriche locali. Lo abbiamo fatto nell’ambito del programma Dutch Delta e le nuove norme sono in vigore dall’inizio del 2017.
Come conseguenza di tali norme, abbiamo un nuovo progetto per i prossimi 20-30 anni e siamo attualmente in una fase intermedia di individuazione di strutture da rinforzare nel nostro sistema fluviale. Ma, questa volta, in combinazione con le caratteristiche di Room for the River.
Quali difficoltà ha incontrato il programma?
In generale, Room for the River è stato ben accolto, ma non è stato così quando abbiamo iniziato. Vi è stato tradizionalmente un forte sostegno alle misure di protezione contro le inondazioni nei Paesi Bassi. Ma, come sempre, vi sono state anche alcune reazioni del tipo “ovunque ma non a casa mia”, soprattutto laddove il rafforzamento delle barriere si traduceva in demolizioni di abitazioni per costruire dighe. Allo stesso modo, anche l’idea che stavamo per acquistare terreni agricoli e trasformarli in zone di pianura alluvionale non è stata ben accolta all’inizio.
Per secoli, generazioni di agricoltori hanno lavorato per trasformare aree naturali in terreni agricoli. Pertanto, il cambio di destinazione del suolo da terreno agricolo a pianura alluvionale era proprio l’opposto di ciò che pensavano gli agricoltori in passato, ma i loro punti di vista sono cambiati, diventando sempre più favorevoli. Uno dei successi principali del progetto è stato quello di assicurare una reale partecipazione dei comuni e degli abitanti locali. Il governo centrale, insieme al Rijkswaterstaat, proprietario della nostra principale rete fluviale e autostradale nei Paesi Bassi, ha offerto alle comunità locali l’opportunità di proporre piani alternativi in grado di soddisfare gli obiettivi di Room for the Programma Room for the River
Più della metà dei Paesi Bassi si trova sotto il livello del mare, il che rende il paese estremamente vulnerabile alle inondazioni dal mare e dai fiumi interni. Per secoli gli olandesi hanno combattuto per frenare l’acqua costruendo argini, terrapieni e dighe marittime. Inondazioni interne estreme nel 1993 e nel 1995 hanno portato a un nuovo approccio più sostenibile, adottando soluzioni basate sulla natura che potessero contribuire a proteggere il paese da tale fenomeno.
Il programma Room for the River integra le difese esistenti per ridurre il rischio di futuri disastri provocati dalle inondazioni. Miliardi di euro sono stati investiti in 30 progetti specifici che comprendono il ripristino delle pianure alluvionali naturali e delle zone umide, il rinnovo delle dighe e il “depoldering” (riallineamento controllato). Tutti hanno lo scopo di rafforzare le difese esistenti e di migliorare la capacità e il flusso dei più grandi fiumi a delta che attraversano il paese, per far fronte alle acque in rapido innalzamento.
River per ridurre i livelli dell’acqua.
Lo scopo di tale approccio era ottenere a livello locale l’approvazione e il supporto per il programma.
Quanto è stato speso per il programma e vi sono ancora costi correnti? Il bilancio per l’intero progetto è di circa 2,3 miliardi di euro. Per quanto riguarda i costi correnti, dopo Room for the River è iniziato un intenso dibattito sul futuro della protezione dalle inondazioni e sulla manutenzione dei progetti completati. Ad esempio, uno dei problemi nella creazione di pianure alluvionali è quello di accertarsi di mantenere sotto controllo la crescita degli alberi. Se li lasciamo crescere, possono ridurre la velocità del flusso del fiume. Quindi, ogni anno tagliamo un certo numero di alberi, nell’ambito dell’impegno generale a garantire che l’intero sistema fluviale sia in grado di gestire scarichi elevati di acqua.
Se lasciamo fare solamente alla natura, dovremmo aumentare ulteriormente i livelli e la solidità delle dighe. In realtà, un’analisi costi-benefici ha mostrato che tagliare gli alberi è più conveniente dal punto di vista economico. Stiamo anche valutando se i sedimenti fluviali possano essere spostati dalle pianure alluvionali verso le zone del delta in cui si registra una mancanza di sedimentazione.
Anche la manutenzione delle dighe è importante: va fatta ogni anno, insieme ai controlli, e tradizionalmente dopo 30-40 anni devono essere rinforzate. Ora, con i cambiamenti climatici, sarà necessario apportare migliorie ogni 14 anni. Si tratta dunque di un nuovo approccio sistemico, in cui è necessario tenere conto degli effetti dei cambiamenti climatici, compreso l’innalzamento del livello del mare, e aumentare di conseguenza le soglie di protezione.
È una battaglia che potete vincere, specialmente con la sfida posta dai cambiamenti climatici?
È una battaglia che combattiamo da secoli. Nella psiche olandese, l’inondazione del 1953 riecheggia ancora oggi e ha una grande influenza sulle nostre attuali politiche in materia di acque. Vi sono state oltre 1 500 vittime e, a seguito di essa, il popolo olandese considera la protezione dalle inondazioni (fluviali e marine) come una priorità assoluta e si aspetta che il governo si preoccupi che siano messe in atto misure preventive. L’acqua è nei nostri geni e incide persino sul nostro modo di governare con il “modello dei polder”, che è al centro della nostra cultura e del nostro approccio.
La questione oggi è quanto velocemente ci colpiranno i cambiamenti climatici. Siamo ben consapevoli del cambiamento del clima, dei suoi impatti e del fatto che la minaccia che incombe attualmente su di noi è molto diversa da quella cui assisteremo tra qualche decennio. Quanto al vincere, sono sicuro che saremo in grado di fronteggiarli almeno per questo secolo e forse anche più a lungo, ma solo se disporremo della
strategia giusta. Il rischio c’è, quindi la nostra sfida è rimanere resilienti e l’adattamento è l’elemento cruciale
Il progetto può servire da modello per l’Europa e per il mondo?
Da oltre 20 anni abbiamo organizzazioni per la cooperazione fluviale per ciascuno dei grandi fiumi, come il Reno, la Mosa, la Schelda e l’Emse, che affluiscono da altri paesi. La cooperazione in materia di protezione dalle inondazioni con paesi come la Germania o il Belgio è stata la priorità dell’agenda e questo ha portato a un buon coordinamento transfrontaliero su molti progetti. Inoltre, tutti stanno adottando l’approccio Room for the River.
Lavorare con la natura sta ottenendo un sostegno sempre maggiore di questi tempi e penso che sia giusto così. Ho partecipato a visite da tutto il mondo, compresi i paesi asiatici, dove tradizionalmente le pianure alluvionali non sono state per nulla valorizzate. Per loro si trattava solo di un caso di sviluppo economico e agricolo, che li ha indotti a fare gli stessi errori che abbiamo commesso noi.
Se conservi le pianure alluvionali e le proteggi così come sono, puoi comunque difendere il tuo sviluppo economico pur essendo flessibile e resiliente nell’affrontare i rischi.
Quali sono stati i vantaggi collaterali del progetto?
Se da una parte il 95 % del bilancio era incentrato sulla sicurezza idrica, dall’altra disponevamo anche di alcune piccole quote per altri obiettivi, che si sono rivelati abbastanza validi nel migliorare la qualità di vita della popolazione locale più esposta ai progetti. Per esempio, la costruzione di nuove case per coloro che possedevano abitazioni su pianure alluvionali o di nuovi porti per le comunità locali. Prendiamo la città di Nimega, situata sul fiume Waal, vicino al confine con la Germania, dove un nuovo parco fluviale, nuovi ponti e un nuovo sviluppo del lungofiume hanno contribuito a migliorare la qualità della vita locale, creando allo stesso tempo nuovi spazi per le pianure alluvionali.
Anche le nuove zone destinate a scopi ricreativi erano importanti per i Paesi Bassi, che hanno una densità di popolazione piuttosto elevata. Tale approccio ha anche valorizzato le comunità locali, preservando allo stesso tempo i vecchi borghi tradizionali e le caratteristiche del paesaggio olandese, anch’esso importante per il turismo. Questo stesso approccio è stato adottato per le zone costiere al fine di preservare le dune e le spiagge. I Paesi Bassi hanno un rapporto di amore e odio con l’acqua.
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