Titolo: Vescovo
Nascita e morte: 1030 circa, Besançon, Francia – 25 febbraio 1100, Agrigento
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Agrigento, Porto Empedocle
Al vescovo Gerlando si deve la riorganizzazione della diocesi di Agrigento dopo la lunga occupazione musulmana che durò dall’829 al 1086. Nominato primicerio della Schola cantorunt della chiesa di Mileto (Catanzaro) dal gran conte di Sicilia Ruggero I degli Mtavilla, dopo la riconquista di Agrigento dall’occupazione araba e il ristabilimento della gerarchia ecclesiastica nell’isola, Gerlando fu nominato, dallo stesso conte, vescovo della città nel 1088, consacrato poi a Roma da papa Urbano 11 (la bolla di conferma pontificia è del 1098).
Venuto in Italia come pellegrino alla tomba di Pietro, per motivi che non conosciamo, fu coinvolto nella conquista normanna e scelto a dirigere la schola cantorum di Mileto, costituita da poco nel capoluogo normanno. Non vi doveva insegnare solo musica, ma piuttosto latino, filosofia, teologia, spiritualità, e altre discipline ancora, perché quella scuola era una specie di seminario per i preti latini, destinati alle nuove diocesi che i normanni istituivano man mano che conquistavano il Sud. Dalla Legenda di San Gerlando, un testo biografico del 1200 circa, sappiamo però che il mite canonico borgognone abbandonò ben presto l’incarico, scandalizzato per la vita disonesta che i conquistatori latini giunti nella greca Mileto conducevano. Al seguito dei normanni, appunto, scesero al Sud affaristi, girovaghi, trafficanti, opportunisti in cerca di fortuna; e forse alcuni di essi tentarono la vita ecclesiastica. Abituato a una vita più ordinata, protesa al servizio della Chiesa, e allo studio, Gerlando ritornò in Francia, dopo pochi mesi di vita di frontiera. Ma subito dopo, il Gran Conte Ruggiero, che da poco aveva conquistato Agrigento, lo fece cercare per eleggerlo vescovo della città e lo mandò a chiamare perfino dalla stessa Besançon. Non sappiamo quale dialogo sia intercorso con i messaggeri del conquistatore né quanto tempo gli occorse, ma Gerlando alla fine accettò l’incarico, certo conscio del tipo di vita e di uomini che lo attendevano, vita che prima aveva invece fuggito. Sicuramente alla luce della Parola e in preghiera, il canonico e letterato biscontino aveva fatto un discernimento, scegliendo ciò che in quel frangente storico poteva essere, per dirla in una parola, la volontà di Dio per lui. Più che la tranquillità dell’insegnamento nel Capitolo della sua città, Gerlando ha preferito assumere un gravoso incarico episcopale, lontano dalle accurate liturgie e dal silenzio dei chiostri, e piuttosto calato in una realtà per lui ostile, quale sarebbe stata la società araba agrigentina del tempo e la grossolanità delle truppe normanne.
La sua opera di riorganizzazione della comunità cristiana di Agrigento, che dopo l’occupazione musulmana contava pochi cristiani, lo portò in sei anni a costruire l’episcopio e la cattedrale, dedicati alla Madonna e a san Giacomo.
Fortificò il castello di Agrigento (nome assunto dalla città nel 1927, ma che allora si chiamava Girgenti dal nome Gergent datole dagli arabi). Partecipò poi al convegno di Mazara del 1098, in cui il conte Ruggero I e i vescovi della Sicilia giunsero a un accordo per la ripartizione delle decime; sempre a Gerlando è dato il merito di aver battezzato e convertito il signore arabo Charnud, chiamato poi Ruggero Achmet.
Gerlando morì il 25 febbraio 1100, e le sue reliquie subirono varie traslazioni a opera dei vescovi agrigentini nel 1159 e 1264. Tuttora è venerato come patrono della città siciliana
MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Agrigento, san Gerlando, vescovo, che riordinò la sua Chiesa liberata dal potere dei Saraceni.