Fagiolo rosso di Lucca PAT Toscana

Prodotto agroalimentare tradizionale della regione Toscana

Fagiolo rosso lucchese

Il fagiolo rosso di Lucca è reniforme, leggermente ellissoidale, e lungo circa 1,5 cm; è di colore rosso con screziature scure, quasi nere; è molto farinaceo e ha un sapore più intenso rispetto al fagiolo cannellino. La consistenza del legume è tenace. La produzione avviene dal mese di maggio sino a settembre. Dopo che il terreno è stato lavorato si procede alla semina con sementi di origine aziendale. L’investimento è di 30-40 piante per m2. Il terreno viene concimato con concime triplo (8-24-24) e urea; l’irrigazione è unicamente di soccorso. Dopo la raccolta, effettuata con mezzi meccanici, le sementi vengono pulite, selezionate e trattate contro coleotteri curculionidi (tonchi) per essere poi conservate senza ausilio di trattamenti chimici.

Tradizionalità

La tradizionalità del prodotto è dovuta alla cultivar di origine locale con il suo particolare sapore e aspetto. Non è ben noto come tale fagiolo sia stato introdotto in lucchesia ma notizie della sua coltivazione risalgono ai primi decenni del secolo scorso. Può considerarsi un fagiolo unico visto che non esistono fagioli simili in altre regioni italiane come accade invece per altre varietà locali. Il fagiolo rosso di Lucca, analogamentea al fagiolo scritto di Lucca, veniva coltivato in consociazione con il mais al fine di utilizzare al massimo il terreno disponibile fornendo al tempo stesso alla leguminosa un ambiente fresco e riparato. Sono tradizionali i piatti come la pasta e fagioli, la bistecca e fagioli o l’abbinamento con baccalà e gamberetti, zuppe e minestre come la zuppa alla frantoiana, pasta e fagioli, farinata (minestra tipica lucchese a base di fagioli rossi lucchesi, cavolo nero e farina di mais), minestra di farro e fagioli all’uccelletto con aglio, salvia, pomodoro e salsiccia. Questa varietà è inserita nell’elenco per la tutela e la valorizzazione delle razze e varietà locali (L.R. n°64/04).

Produzione

Il fagiolo rosso era una delle produzioni più importanti della pianura lucchese fino agli anni cinquanta, poi, vista la grande disponibilità di manodopera che richiede, la sua produzione è andata via via calando fino quasi a scomparire negli anni settanta. Nel 1998 la Confederazione Italiana Agricoltori ha cercato, fornendo aiuti strutturali ai produttori, di ampliarne le basi produttive, passando dai 15 quintali del 1999 ai 60 nel 2001, e di trovare canali di vendita (Uni-coop). Sono soltanto due i produttori, a San Ginese, che si sono fatti carico di questo impegno; ci sono poi altri hobbisti nella zona di Nave-Sant’Anna. Si prevede un aumento della produzione fino agli 80 quintali annui.Per il momento il prodotto ha una destinazione prevalentemente regionale, solo una piccola parte viene anche venduta al di fuori della Toscana.

Territorio interessato alla produzione:

Provincia di Lucca.

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