Pomodoro Borsa di Montone PAT Toscana

Prodotto agroalimentare tradizionale della regione Toscana

Tigrato di Luciana, Tasca di Montone

La forma del pomodoro Borsa di Montone ricorda quella del Canestrino. I frutti sono di dimensione media, ovali o periformi. Quando è maturo la buccia è rossa, molto sottile, con tipiche striature pigmentate che lo rendono peculiare e immediatamente riconoscibile. La pola è carnosa e poco acquosa, il sapore è intenso, dolce e gradevole, con un basso grado di acidità, ottimo fresco. Tali caratteristiche si apprezzano soprattutto nei frutti appena raccolti; purtroppo infatti la conservabilità è molto limitata nel tempo, caratteristica che sicuramente ha ostacolato la diffusione commerciale di questa varietà, che veniva utilizzata per conserve.

La varietà viene seminata in serra o in semenzaio da Febbraio a metà Marzo, e le piantine vengono trasferite in pieno campo, dalla fine di aprile fino alla metà di maggio. A volte per avere una produzione prolungata nel tempo, viene effettuata una seconda epoca di semina, circa un mese dopo la prima. Il terreno destinato alla coltivazione viene arato (20-30 cm) e successivamente affinato. Il trapianto si realizza ponendo le piante a 30-35 cm sulla fila, lasciando uno spazio interfila di circa 80-100 cm. In relazione al tipo di accrescimento, indeterminato, ciascuna pianta viene legata ad un tutore. La concimazione viene realizzata con apporto di concimi organici e/o minerali complessi NPK; le cure colturali prevedono irrigazioni e trattamenti a base di composti rameici. Trascorsi circa 40 giorni dal trapianto inizia la maturazione dei primi frutti. Interventi di sarchiature e zappature consentono il controllo della flora infestante. Periodicamente vengono effettuate sulle piante delle potature verdi per asportare i getti secondari che si originano all’ascella della foglia, in modo da rendere più equilibrato il rapporto tra lo sviluppo vegetativo e la produzione dei frutti.

Tradizionalità

Questo pomodoro in Vallata viene chiamato “Borsa di Montone” ed è stato coltivato fin dagli anni ’50. Le prime piantine vennero coltivate nel dopoguerra, da semi provenienti dalla Francia. Negli anni quaranta e cinquanta alcuni abitanti della Valbisenzio emigrarono in Corsica per l’attività di taglio della legna, e si ipotizza che la varietà possa essere arrivata grazie a questo fenomeno. La varietà si diffuse rapidamente grazie alle ottime caratteristiche organolettiche dei frutti, molto apprezzate dagli abitanti della zona e nel 1984, attraverso l’agraria locale il pomodoro si diffuse ancor di più. Venivano vendute migliaia di piantine e durante la stagione produttiva anche i pomodori maturi. Con l’arrivo degli ibridi commerciali a metà degli anni ’90 la varietà è stata progressivamente abbandonata, fino quasi a scomparire.
La forma, simile a quella della varietà Canestrino, induce ad ipotizzare che il pomodoro Borsa di Montone sia una forma ancestrale, un progenitore dal quale sia derivato il pomodoro Canestrino. Infatti, le tipiche striature del pomodoro Borsa di Montone conferiscono alla bacca un aspetto estetico scarsamente apprezzato, facendolo sembrare un pomodoro malato, rugginoso, per cui potrebbe essere stato oggetto di selezione al fine di eliminare questo effetto dell’epidermide ritenuto un difetto. Inoltre la scarsa serbevolezza del frutto, che si conserva difficilmente senza deteriorarsi, ha ridotto la sua coltivata in pochi orti familiari. Ma, dopo aver rischiato la scomparsa, vede oggi una nuova opportunità di diffusione grazie all’identificazione come varietà e alla iscrizione nel 2020 all’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare.

Produzione: È solo da pochi anni che ill pomodoro Borsa di Montone ha ritrovato interesse per il suo recupero e la salvaguardia. Attualmente la produzione interessa pochi produttori per un quantitativo di 10 ql sebbene ha buone potenzialità. Oltre che per autoconsumo, il prodotto è commercializzato esclusivamente nella zona tramite vendita diretta a privati nei mercati di filiera corta o a ristoranti e aziende agrituristiche locali.

Territorio interessato alla produzione:

La Valbisenzio, in provincia di Prato. Comuni di Vernio, Vaiano e Cantagallo.

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