Villa Saraceno Lombardi

Le Ville Italiane ed i loro Giardini

Villa Saraceno, inserita in un complesso rurale comprendente altri edifici di servizio, si trova isolata in campagna, nel territorio di Finale di Agugliaro, all’interno di una corte delimitata da un muro di cinta. Il corpo dominicale, orientato verso sud e raggiungibile dalla strada per mezzo di un lungo viale rettilineo, è un blocco rettangolare articolato su tre livelli: seminterrato, piano nobile e sottotetto, originariamente adibito a granaio. Il perimetro del volume è segnato dallo sviluppo su tutti i fronti di uno zoccolo corrispondente alla parte emergente del livello inferiore, di fasce marcapiano e del cornicione a modiglioni.

Il fronte principale si caratterizza per una configurazione asciutta ed essenziale, in cui spicca il settore mediano leggermente aggettante, aperto da una loggia a tre arcate su semplici pilastri e coronato da un frontone triangolare. Nei due settori laterali si sovrappongono tre finestre, rettangolare quella inferiore, con frontone triangolare quella del piano nobile, quadrata al livello superiore.

Il prospetto opposto rivolto a nord propone un’impostazione analoga, ma al posto della loggia presenta una porta affiancata da finestre; tali aperture, insieme a quelle che si trovano nei settori laterali, sono coronate da cimase rettilinee. Analoga terminazione contraddistingue le finestre del fronte laterale ovest aperte a livello del piano nobile, sotto le quali mancano i fori dell’interrato.

Attraverso la loggia si perviene direttamente all’interno del salone a T, aperto sul retro, il cui braccio d’ingresso è affiancato da due ambienti di servizio in uno dei quali, a destra, sono ricavate le scale. Dal salone si accede anche alle due sale laterali, e da queste agli attigui camerini che si affacciano sul fronte principale.

Si addossa sul fianco est della villa una barchessa con portico architravato su colonne, seguita da un ulteriore fabbricato di servizio. A est del viale d’accesso sorgono una vecchia casa dominicale, una barchessa e altri rustici, che preesistevano alla villa.

Attribuzione ad Andrea Palladio

L’attribuzione ad Andrea Palladio, che pubblica la villa nel suo trattato, è certa, come pure è individuato il committente dell’opera, Biagio Saraceno, appartenente a una rilevante famiglia vicentina, che dal 1548 ricoprì importanti cariche pubbliche in città, mentre rimane incerta, invece, la cronologia dell’intervento, che comunque si colloca certamente tra il 1546 e il 1555, intervallo compreso tra due successive rilevazioni fiscali, nella prima delle quali risultano registrate solo le preesistenze quattrocentesche, mentre nella seconda compare la nuova costruzione. Gli studi attuali tendono a collocare la progettazione intorno al 1548, in concomitanza con l’affermazione sociale del committente, per via dell’analisi stilistica che legittima una classificazione del progetto nell’ambito della produzione palladiana degli anni quaranta del Cinquecento, contraddistinta dall’adozione di un linguaggio sobrio e da un’impostazione planimetrica semplificata.

Nella tavola pubblicata da Palladio nei Quattro Libri la villa è raccolta attorno a una corte delimitata lateralmente da due fabbricati porticati, che rigirano ad angolo retto addossandosi sui fianchi dell’edificio dominicale. Nella realtà Palladio realizzò solo il corpo dominicale, come un’entità in sé conclusa; una perfetta definizione architettonica si riscontra, infatti, anche sul lato est affiancato dal rustico, le cui vicende costruttive si snodano solo a partire dal secolo successivo. Nel 1604 era stata costruita una prima barchessa con copertura in paglia, che collegava l’edificio padronale ai fabbricati quattrocenteschi, poi sostituita nel 1659 da una “barchessa nobile” con portico a colonne, configurata secondo il disegno palladiano. Tale struttura fu poi danneggiata a fine Settecento da un incendio e ricostruita nelle forme attuali a metà del secolo successivo.

Frattanto la villa aveva subito, già nel corso del XVII secolo, pesanti alterazioni con la parziale suddivisione in due livelli del piano nobile nel lato est, e la conseguente apertura di nuovi fori; ulteriori stravolgimenti nella distribuzione interna erano stati effettuati nell’Ottocento. Solo negli anni settanta del Novecento la villa, per iniziativa della fondazione inglese The Landmark Trust che ne è divenuta proprietaria, è stata sottoposta a un attento e diligente restauro, che ha recuperato la configurazione iniziale degli esterni e ripristinato i rapporti spaziali interni.

(fonte: Guida al sito UNESCO edito da Ufficio Unesco Vicenza)

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