Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Toscana
E’ un dolce tipicamente toscano, livornese di nascita con la forma che varia in quanto le pezzature partono da 600 gr ad oltre 1,4 kg. Questo perché i vari tegami di cottura concludono il prodotto in varie fogge. Trattasi di una pasta lievitata con base di farina di grano tenero tipo 00 che al momento della uscita dal forno si presenta con base circolare di diametro più o meno di diciotto centimetri su cui appoggia il corpo della schiacciata alta circa dodici.
Si ottiene un prodotto di aspetto fungiforme, soffice, il cui colore nella parte superiore assume una tonalità marrone scura e lucida, conseguenza del processo produttivo, cui è stata sottoposta la pasta. L’interno è spugnoso di colore giallo solare con presena di semi di anice sparsi. Il prodotto, a seconda che sia stato utilizzato lievito di birra, emana un profumo leggermente pungente, più secco, che combina in maniera singolare anice e rosolio di menta; nel caso di impiego di lievito naturale invece il gusto risulta più delicato e meno volatile, tale da apparire quasi più “umido”. Al palato la schiacciata di Nonna Rina si offre di sapore dolce equilibrato e mantiene il gusto originale che esalta i sapori e profumi dei componenti primari. Il prodotto viene insacchettato in buste di cellophane.
Tradizionalità
Ricerche effettuate riportano l’origine della schiacciata alla fine dell’Ottocento, con utilizzo iniziale di pasta residua della panificazione, successivamente “affinata” con l’impiego di farine sempre più pregiate. Il forno a legna utilizzato costituiva l’elemento finale che contribuiva alla originalità artigianale del prodotto, le cui componenti resistettero alle variazioni ambientali e sempre incontrando i gusti delle varie generazioni. Il luogo di produzione attuale ha mantenuto le caratteristiche del Vecchio Forno e la produzione avviene con metodi completamente artigianali. In conclusione trattasi di dolce tipicamente toscano o meglio riferito a quella parte della toscana (San Miniato e dintorni) che mantiene vive tradizioni e gusti anche se alcuni intravedono collegamenti non del tutto appropriati con un analogo dolce livornese che si collegava principalmente alle feste della Quaresima. L’obbligo del digiuno implicava l’astinenza anche dalle uova … le quali aumentavano in dispensa. Rotto il digiuno le uova dovevano essere consumate e parve cosa migliore utilizzarle nella produzione di un dolce al forno che utilizzava ampiamente le riserve costituitesi e che fu chiamato schiacciata.
Produzione: La quantità effettivamente prodotta nell’ultimo anno ha sfiorato i 15 quintali. La vendita avviene esclusivamente in zona. L’80% comprende la vendita diretta a privati in azienda, il 15% della produzione viene venduta a negozi locali e il restante 5% ai ristoratori. L’evento della zona di San Miniato in cui è possibile degustare questo dolce è la Mostra Mercato del tartufo bianco di San Miniato che si tiene negli ultimi tre fine settimana di Novembre.
Territorio di produzione
Comune di San Miniato (Pisa)
Provincia: Pisa
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