Bizulà PAT Emilia Romagna

Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’ Emilia Romagna

E’ il risultato di un composto ottenuto da farina, lievito di birra, acqua e sale. Si impasta la farina con: lievito sciolto in un po’ di acqua tiepida, olio e sale, fino ad ottenere un impasto morbido e liscio. Si forgiano degli anelli del diametro di un braccio d’uomo e si lascia lievitare. A lievitazione ultimata, la cottura avviene nel forno a vapore (oggi nel forno elettrico).I bizulà oggi vengono consumati come pane normale; è rimasto un solo forno che ancora li produce a Cattolica.

Tradizionalità

Il bizulà è il termine che nel vernacolo locale indica il pane dei marinai, o meglio il biscotto, “buccellato, bossolato, bossolao” da bozolatus (XIII secolo) per le marinerie veneziana e lagunari. Il pescatore si imbarcava portando con sé solo del vino, dell’olio d’oliva e l’immancabile filo di bizulà a tracolla, il cosiddetto biscotto dei marinai, un pane speciale che si manteneva più a lungo e che veniva consumato dopo essere stato posto a bagno in acqua o nel vino perché si ammorbidisse. Il necessario al suo sostentamento durante l’intera campagna di pesca, che poteva durare anche alcune settimane, lo avrebbe dato il mare.)

Territorio interessato alla produzione

Comune di Cattolica (Rimini).

Anisetta, anisèta PAT Emilia Romagna

Un elisir prodotto dal 1834 nel laboratorio dello speziale Ero Cavalli Cocchi, in prossimità del ponte di S. Pellegrino, molto amata dai reggiani per le sue qualità digestive. Gli ingredienti sono molto ricercati, con l’anice dell’Andalusia, il seme stellato della Polinesia e quella di Faenza simile al seme di finocchio. L’anice è un seme conosciuto…

Continua a leggere

Calzagatti PAT Emilia Romagna

Polenta e fagioli, grandissima risorsa quando la fame si faceva sentire. I modenesi unirono le due componenti,  due cibi economici diventarono un piatto assai semplice, nutriente e saporito. Ma, come spesso accade, c’è anche una leggenda all’origine del piatto e del suo nome: pare sia nato tutto per caso, mentre una “arzdora” stava preparando della polenta e, a parte, dei fagioli. Al momento di…

Continua a leggere

Casecc PAT Emilia Romagna

Al latte appena munto si aggiunge il caglio. Coagula in trenta minuti. Dopo la rottura della cagliata, effettuata con le mani o con appositi attrezzi, la massa viene posta nelle fascere. La salatura si effettua a secco, rigirando le forme ogni 12 ore e salando nuovamente, fino ad un massimo di due giorni. Matura in…

Continua a leggere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *