Ciambella ferrarese o brazadela PAT Emilia Romagna

Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’Emilia Romagna

Farina grano tenero tipo “0”, zucchero, uova, latte, burro, lievito chimico, anice, sale, scorza di limone grattugiata. Ad impasto omogeneo, si formano dei filoni, che poi si avvolgono su se stessi, mettendoli in padelle si procede alla segnazione e lucidatura e cospargendoli con zucchero. Si cuociono. Viene commercializzata in giornata anche in sacchetti di plastica.

Tradizionalità

E’ presente in ogni ricettario tipico; è il dolce rituale della Pasqua dei ferraresi, come un pendant del pampepato, il dolce tipico di Natale. Appartiene alla specie dei diffusi generi di “pani dolci” ai quali era strettamente legata una funzione propiziatoria, di augurio. Prova ne sia la ricchezza di uova, tipica dei cibi pasquali (contrariamente alla pratica quotidiana), dal memento che l’uovo rappresenta la rinascita, il nucleo della vita ed è simbolicamente legato alla stessa festa della Pasqua, sinonimo di “rinascita”, di resurrezione. Di impasto semplice e morbido, compariva già nei ricchi banchetti cinquecenteschi e in antiche ricette, dove si trova scritto che “le brazzadelle di latte e zuccaro erano composte al tempo dei tempi con fiori di farina, acqua rosa, latte, zuccaro bianco, butiro e uova numero venticinque”: ingredienti che dovevano essere “gramati” (amalgamati) molto bene (Longhi, p. 227). Guarnita in superficie con grossi grani di zucchero, veniva servita a fette affinché fosse più comodo intingerla in un buon vino e gustarne così tutta la fragranza. Una vecchia consuetudine tramanda anche la degustazione della ciambella nella prima colazione del giorno di Pasqua, insieme ad un caffè all’uovo frullato. La brazzadèla classica aveva una forma tonda, larga, col buco, come dalla definizione data dal vocabolario ferrarese-italiano: specie di dolce; oggetto rotondo e forato al centro (Sacchi – Màrtin, p. 23)

 Referenze bibliografiche

  • G.G. Sacchi-C.A. Màrtin “Vocabolario della lingua ferrarese” Ed. Ottava D’Oro- Ferrara 1977.

Territorio di produzione

Tutti i comuni della provincia di Ferrara

Farina di castagne PAT

La farina derivante dalla macinatura di varietà locali di castagne, si presenta di colore crema-beige ed emana un inconfondibile profumo. Le vallate interessate a tale produzione sono dislocate praticamente su tutto l’entroterra. Il castagno infatti viene con ragione definito in dialetto erbo, l’albero per eccellenza, in quanto con il suo frutto ha sfamato intere generazioni.

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Patata Cabannese PAT Liguria

Tubero tondo-ovale, di pezzatura media; buccia scabrosa, quasi a “scaglie” e giallastra. Patata a pasta gialla, farinosa, di tessitura grossolana come una “grattugia”; gemme chiare e superficiali; germoglio bianco con base violacea. Fiore viola molto chiaro, con raggiature bianche. Si tratta di una varietà semitardiva, assai serbevole, molto produttiva e resistente alle fitopatie. Oggi la patata…

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Ciliegio durone sarzanese PAT

Per la propagazione vengono utilizzati come portainnesti il franco, il selvatico di monte o il prunus mahaleb, meno vigoroso del franco e meno esigente in fatto di terreno. Produce su dardi a mazzetto. Sensibile ai freddi invernali e alle gelate tardive, il durone sarzanese richiede terreni freschi, permeabili e profondi.In occasione di squilibri idrici concomitanti con la raccolta,…

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