Riserva naturale biogenetica Bosco della Mesola – Emilia Romagna

Fonte @Raggruppamento Carabinieri Biodiversità

Il “Bosco della Mesola” rappresenta una delle poche superfici forestali di rilievo nel Delta del Po; ciò si riflette in una notevole varietà di habitat e ricchezza faunistica. La vegetazione arborea è caratterizzata dalla lecceta, che qui raggiunge una delle stazioni più settentrionali d’Italia. La ricchezza vegetazionale è dovuta alle piccole variazioni di quota e di morfologia del terreno create dall’antico sistema dunale che producono netti cambiamenti nei fattori ecologici (disponibilità idrica per la vegetazione, livello e caratteristiche della falda idrica, tipo di suolo ecc.) e, conseguentemente, un mosaico di ambienti.

Dal punto di vista faunistico il cervo, qui presente con l’unica popolazione autoctona dell’Italia peninsulare, rappresenta senza dubbio uno degli elementi naturalistici più significativi dell’area deltizia. In questa area, storicamente, su di una serie di dune che iniziarono a stabilizzarsi ad iniziare circa dall’anno 1000, andò ad affermarsi spontaneamente una vegetazione forestale.

Nelle cronache manoscritte dei primi anni del XVII secolo e nelle antiche cartografie, queste boscaglie costiere venivano illustrate come le più belle tra quelle del Ferrarese; si protendevano verso l’entroterra andando a costituire il Bosco Eliceo, così chiamato perché costituito principalmente da leccio, quercia sempreverde tipicamente mediterranea.

Alfonso II d’Este ed il Castello di Mesola

Nell’area compresa tra la foce del Po di Volano ed un ramo deltizio poco a nord, ora non più esistente, si trovava il bosco detto dell’Elciola. Questo bosco confinava con il bosco che Alfonso II d’Este – presso il Castello di Mesola – aveva circondato con una cinta di mura. Il bosco degli Estensi è ora scomparso, così come è scomparso lo stesso Bosco Eliceo, distrutto ad iniziare dal 1626 per utilizzarne il legname e per dare spazio alle coltivazioni. Il Bosco dell’Elciola è invece giunto sino a noi, protetto dalle maggiori difficoltà di accesso, dalla maggiore distanza dagli insediamenti e dall’isolamento dovuto alle estese aree palustri che lo circondavano. Successivamente il Bosco dell’Elciola, l’attuale Bosco della Mesola, passò di proprietà numerose volte, dalla casa d’Este a quella asburgica (1758), da questa allo Stato Pontificio (1785) e quindi alla Repubblica Francese (1797), fino a transitare nel 1919 alla Società per la Bonifica dei terreni ferraresi che lo acquistò dall’Istituto Santo Spirito di Roma. Nel 1954 fu infine acquisito dall’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali.,

Habitat

Il bosco vegeta su un sistema di cordoni dunali subparalleli, disposti in direzione nord-sud. La distribuzione della vegetazione forestale riflette le piccole differenze in altezza del profilo dell’antico sistema dunale, essendo direttamente condizionata nell’approvvigionamento idrico dalla profondità della falda. Dal punto di vista fitosociologico sono state individuate tre associazioni forestali: le parti più elevate sono occupate dalla formazione più xerofitica della lecceta (Orno-Quercetum ilicis), le zone spianate derivate dall’interramento delle fasce interdunali presentano invece il bosco mesofilo di farnia e carpini (aggruppamento a Carpinus betulus e Quercus robur) mentre le depressioni presentano il bosco igrofilo di pioppi e frassini (Cladio-Fraxinetum oxycarpae).

Gli habitat protetti dalla Direttiva UE Habitat presenti sono i seguenti:

  • 1150 *: Lagune costiere
  • 1310 Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose
  • 1410: Pascoli inondati mediterranei
  • 1420: Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi)
  • 2130*: Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie)
  • 2270*: Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster
  • 3140: Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.
  • 3150: Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
  • 3170*: Stagni temporanei mediterranei
  • 6420: Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion
  • 7210*: Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae
  • 91AA*: Boschi orientali di quercia bianca
  • 91E0*: Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)
  • 91F0: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris)
  • 92A0: Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
  • 9340: Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

Flora

Si segnala la presenza della malvacea Kosteletzkya pentacarpos, specie protetta dalla Direttiva UE Habitat. La prima “Flora” del Boscone è in fase di pubblicazione.

Fauna

Poco più di cinquecento anni fa il cervo era presente in diversi complessi forestali tra il Po e Ravenna. La deforestazione, le bonifiche e la persecuzione costrinsero la specie nel XVIII secolo a ritirarsi nel Bosco della Mesola. Le paludi malariche e la fitta vegetazione hanno protetto nei secoli questo nucleo che dopo l’ultimo conflitto mondiale ha rischiato l’estinzione, riducendosi ad appena una decina di esemplari. Attualmente il nucleo è in ripresa e conta circa 300 capi. Recenti studi genetici hanno evidenziato come il cervo della Mesola risulti geneticamente differenziato dalle altre popolazioni peninsulari e dalla sottospecie sarda, ribadendone l’importanza naturalistica e conservazionistica. Dal punto di vista morfologico i cervi della Mesola presentano piccole dimensioni ed una struttura semplificata dei palchi che negli ultimi anni mostrano però un netto miglioramento qualitativo a seguito di mirati interventi gestionali.

L’altro ungulato presente è il daino che, in passato, ha raggiunto una consistenza di 600/800 capi; la specie, alloctona e introdotta in passato a scopo venatorio, coesiste e compete con i cervi. Attualmente si stimano presenti circa 50 esemplari. Interessante la presenza di diverse specie di chirotteri legate agli ambienti boschivi (7 specie, tra cui la Nottola) oltre ad una cospicua colonia di tasso.

Comunità ornitica

La comunità ornitica nidificante privilegia le specie delle chiome e quelle nidificanti in cavità (Picchio rosso maggiore, Torcicollo, Upupa, Rigogolo, Averla piccola, Usignolo, Fringuello, Verdone). Tra i rapaci diurni nidificanti Sparviere e Lodolaio. Il carattere di insularità della Riserva, rispetto i terreni agricoli circostanti, si evidenzia dalla presenza, durante i passi migratori, di specie anche rare come l’Aquila anatraia minore ed il Falco pescatore. Tra le altre specie proprie dell’habitat forestale si segnala la Beccaccia.

Tra i Rettili, la Riserva ospita interessanti popolazioni di Testuggine palustre (Emys orbicularis) e Testuggine di Hermann (Testudo hermanni), entrambe protette dalla Direttiva UE Habitat. Di particolare interesse è la segnalazione del Pelobate fosco, anche se non più confermata successivamente. Presenti inoltre il Tritone crestato (Triturus carnifex), il Rospo smeraldino (Bufo viridis) e la Rana agile (Rana dalmatina).

Per ulteriori informazioni riguardo le norme di fruizione della riserva, il centro visita e le attività in corso visita rgpbio.it Riserva naturale Bosco della Mesola

Vedi Classificazione Aree Naturali Protette

Riserva Naturale Biogenetica Iona Serra della Guardia – Calabria

La Riserva Naturale Biogenetica di “Iona – Serra della Guardia” è stata inizialmente istituita sul bosco classificato come “bosco per la produzione di seme” di pino laricio, iscritto alla scheda n. 121 nel libro nazionale dei boschi da seme. Essa nasce nell’ambito della risoluzione n. 17 del 15.03.1976 del Comitato dei Ministri del Consiglio Europeo,…

Leggi di +

Riserva naturale biogenetica San Cataldo – Puglia

La Riserva è ubicata lungo il litorale adriatico e ricade nel territorio dei Comuni di Lecce e Vernole. E’ costituita da un bosco di pino d’Aleppo ed eucalipto impiantato agli inizi del ‘900, in concomitanza con i lavori di bonifica effettuati per debellare la malaria che infestava le zone paludose del litorale salentino. L’esposizione del…

Leggi di +

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *