Fonte @Raggruppamento Carabinieri Biodiversità
Nel 1914, insieme al nucleo centrale del complesso delle Foreste Casentinesi, il territorio dell’attuale Riserva di Sasso Fratino entra a far parte del Demanio Forestale dello Stato. Nel 1959 il primo nucleo di circa 110 ettari viene precluso al libero accesso e ad ogni forma di intervento. Questa decisione, assunta con un atto interno dell’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, segna il primo atto concreto di una politica di protezione della natura che allora muoveva i primi timidi passi e che in seguito assumerà una consapevolezza sempre maggiore ed otterrà una attenzione crescente da parte di strati sempre più ampi dell’opinione pubblica. Tanto che, nel 1971, l’atto istitutivo è ratificato con Decreto Ministeriale (D.M. 26 luglio 1971). In seguito, vari Decreti hanno ampliato l’estensione della Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino fino a giungere agli attuali 764 ettari.
La Riserva di Sasso Fratino è la prima Riserva Naturale Integrale istituita in Italia secondo la classificazione dell’U.I.C.N. (Unione Internazionale Conservazione della Natura). La protezione della Natura è quindi concepita qui nella sua totalità: specie vegetali e animali, rocce, suolo, acque, atmosfera locale. Il 23 settembre 1985 la riserva di Sasso Fratino è stata insignita del Diploma Europeo per le Aree Protette, ancora in corso di validità (ultimo rinnovo nel 2019). Il 7 luglio 2017 le faggete vetuste di Sasso Fratino sono state anche riconosciute come Patrimonio dell’Umanità UNESCO ed inserite nel sito “Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe”.
Una Riserva integrale è una porzione di territorio ove non sono svolte attività proprie dell’uomo ad eccezione della ricerca scientifica. Non vi sono quindi interventi di alcun genere, non attività di utilizzazione delle risorse, non interventi di sistemazione o di tutela di versanti. La Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino fa parte del complesso delle Riserve Naturali Statali Casentinesi. Si estende sul ripido versante Nord Est del crinale appenninico, dominato da Poggio Scali (1520 m s.l.m.) fino alla strada forestale che dalla Lama conduce a Ponte alla Sega (650 m s.l.m.). La tormentata morfologia del territorio, ricco di fossi e torrenti profondamente incisi, attraversato da affilati crinali secondari e da numerosi affioramenti rocciosi di matrice arenacea ha, da un lato, limitato i tradizionali usi antropici del passato, dall’altro garantito una elevata diversità e complessità in termini di biodiversità.
Habitat
La Riserva è costituita principalmente da habitat forestali rappresentati da boschi maturi e vetusti, caratterizzati da un “naturale” dinamismo ecologico, che si sviluppano lungo un gradiente altitudinale, condizionati localmente dai diversi elementi geomorfologici. A partire dal crinale si incontrano boschi a prevalenza di faggio (Fagus sylvatica), con sporadica presenza di acero di monte (Acer pseudoplatanus). Proseguendo lungo il versante si passa ad un bosco misto di faggio e abete bianco (Abies alba), con sporadiche altre latifoglie quali acero di monte (Acer pseudoplatanus), acero riccio (Acer platanoides), olmo montano (Ulmus glabra), tiglio (Tilia platyphyllos), frassino maggiore (Fraxinus excelsior) e conifere come il tasso (Taxus baccata).
A quote più basse (intorno gli 800 m s.l.m.) è presente invece un bosco misto di latifoglie (sempre con presenza di faggio e abete bianco) arricchito con specie quali cerro (Quercus cerris), rovere (Quercus petraea), roverella (Quercus pubescens), acero opalo (Acer opalus), acero campestre (Acer campestre), ciavardello (Sorbus torminalis), carpino nero (Ostrya carpinifolia), carpino bianco (Carpinus betulus), orniello (Fraxinus ornus) e nocciolo (Corylus avellana).
Di seguito l’elenco degli habitat tutelati dalla Direttiva UE Habitat presenti nella Riserva:
- 4060 Lande alpine e subalpine;
- 6210 Pascoli xerofitici dei Festuco-Brometalia;
- 9150 Faggete calcicole dell’Europa centrale del Chephalantheron-Fagion;
- 9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
- 8230 Rocce silicee con vegetazione pioniera di Sedo-Scleranthion o di Sedo albi-Veronicion dillenii
- 9220* Faggete degli Appennini con Abies alba
- 9180* Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
Flora
Allo stato attuale, ammontano ad oltre 300 le specie che caratterizzano lo strato arboreo, arbustivo ed erbaceo della foresta. Molte di queste hanno areale alpino o europeo centro-settentrionale e trovano qui le uniche stazioni appenniniche, con specie endemiche (Arenaria bertolonii, Brachypodium genuense, Festuca inops, Sesleria pichiana e Epipactis flaminia*). L’importanza fitogeografica della Riserva è testimoniata anche dalla presenza di specie quali Filipendula ulmaria subsp. denudata (che ha nella Riserva Integrale le uniche stazioni dell’Appennino Tosco-Emiliano), Leucopoa dimorpha, Carex macrolepis (che hanno qui le uniche stazioni in ambito regionale), Gymnocarpium robertianum (uniche stazioni dell’Appennino Tosco-Romagnolo) e Phegopteris connectilis (al limite meridionale dell’areale). Tra le altre entità di rilievo si ricordano: Asplenium viride, Polysticum lonchitis, Saxifra aizoides, Matteuccia struthiopteris* (uniche stazioni dell’Appennino) e Huperzia selago.
Oltre all’elevata biodiversità floristica, la riserva racchiude in se anche un’elevata biodiversità fungina, annoverando, tra le 544 specie rinvenute negli anni grazie alla costante attività di ricerca, specie endemiche e molto rare, talvolta unici ritrovamenti in Italia: citiamo, una specie su tutte, il Botryobasidium sassofratinoense, una nuova specie di fungo sconosciuta sulla Terra e scoperta nella Riserva Integrale di Sasso Fratino. I funghi che vivono sugli alberi vetusti e sulle piante ormai senza vita sono i migliori indicatori del livello di conservazione di una foresta e contribuiscono a incrementarne la biodiversità, nonché a garantirne il ciclo della materia organica.
Fauna
La Riserva di Sasso Fratino condivide con le altre quattro Riserve naturali limitrofe una fauna ricca e ben conservata, che comprende anche moltissime sono specie protette a livello europeo dalla Direttive UE Habitat o Uccelli (indicate di seguito con *). Il regime di protezione garantito da decenni alla zona ha consentito non solo il mantenimento di gran parte di quelle componenti faunistiche presenti altrove, ma anche il ritorno di animali che fino a pochi anni erano ritenuti scomparsi. Nello specifico, per quanto riguarda la fauna maggiore, cinque sono le specie di ungulati presenti all’interno della Riserva Integrale.
Si tratta di tre Cervidi:
- il cervo europeo (Cervus elaphus), il quale rappresenta la specie dominante;
- il capriolo (Capreolus capreolus), che predilige le aree più periferiche della Riserva, in contiguità di zone pascolive di fondovalle;
- il daino (Dama dama), specie alloctona introdotta dal Granduca Leopoldo II nel 1835 per scopi venatori, che fa la sua comparsa occasionale nella Riserva, prediligendo generalmente quote più basse.
Tra gli altri ungulati spicca anche la presenza del cinghiale (Sus scrofa) e, presente con un piccolo nucleo, il muflone (Ovis orientalis musimon), anch’esso specie alloctona introdotta per scopi venatori intorno alla metà del 1800.
Tra i carnivori, oltre al lupo (Canis lupus*) sono presti il gatto selvatico (Felis silvestris*), la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina), la puzzola (Mustela putorius*) e il tasso (Meles meles). Importante la presenza di micro-mammiferi: la loro ampia diffusione fa sì che essi costituiscano un’importante fonte di cibo per numerose specie di predatori come ad esempio donnole, faine, volpi, rapaci diurni e notturni. La loro presenza e abbondanza gioca un ruolo di rilievo nelle reti trofiche e così il loro studio e la loro salvaguardia costituisce una necessità per la corretta gestione di un’area protetta e delle comunità animali che vi abitano.
Tra i toporagni e crocidure, il toporagno minuto (Sorex minutus) sembra essere la specie di micro-mammifero più comune; le due specie di Neomys (N. fodiens e N. anomalus) sono state rilevate in prossimità di corsi d’acqua e principalmente in tipologie forestali di faggeta. Tra le crocidure, si rileva Crocidura leucodon e C. suaveolens, mentre tra i muridi le due specie più comuni sono Apodemus sylvaticus e A. flavicollis. Inoltre sono presenti l’arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), il ghiro (glis glis) e lo scoiattolo (Sciurus vulgaris). Tra le specie di Chirotteri, le più caratteristiche sono certamente le nottole, presenti nella Riserva con due specie (Nyctalus noctula e Nyctalus leisleri).
Ne sono inoltre segnalate anche ben sei specie di interesse UE:
- miniottero (Miniopterus schreibersi*)
- rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros*)
- rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum*)
- vespertilio maggiore (Myotis myotis*)
- vespertilione smarginato (Myotis emarginatus*)
- barbastello (Barbastella barbastellus*).
L’avifauna comprende naturalmente specie prettamente di habitat forestale. Tra i rapaci diurni più significativi che nidificano nell’area sono da menzionare l’astore (Accipiter gentilis*), lo sparviere (Accipiter nisus), il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus*), il gheppio (Falco tinniculus), il falco pellegrino (Falco peregrinus), mentre l’aquila reale (Aquila Chrysaetos*), che si riproduce non lontano, sorvola frequentemente i crinali a monte della riserva. Tra i rapaci notturni è presente l’allocco, il gufo reale (Bubo bubo*) e il gufo comune (Asio otus). Tra le altre specie interessanti residenti nella riserva si annoverano il picchio muratore, i rampichini, i picchi, quali, picchio verde (Picus viridis), picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), picchio rosso minore (Dryobates minor) e il grande picchio nero (Dryocopus martius), il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), il merlo dal collare (Turdus torquatus*), il luì bianco (Phylloscopus bonelli*), il luì verde (Phylloscopus sibilatrix*), il regolo (Regulus regulus), la balia dal collare (Ficedula albicollis) e il ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula). Quantitativamente significativa è la presenza del tordo bottaccio (Turdus philomelos).
Recenti ricerche sono state orientate allo studio degli anfibi della Riserva, dove sono state rinvenute specie anche d’interesse UE come la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina perspicillata*), il geotritone italico (Speleomantis italicus*), la rana montana (Rana temporaria*) e la rana appenninica (Rana italica*). La ricchezza faunistica maggiore della foresta è però quella più nascosta e sottovalutata, relativa agli invertebrati. Le ricerche scientifiche condotte intensamente nell’area in questi ultimi anni continuano a fornire dati sulla presenza di specie di insetti, ragni, crostacei e molluschi che per la loro rarità hanno una valenza naturalistica eccezionale. Basti citare l’eccezionale diversità di insetti xilofagi saproxilici, strettamente legati alle foreste vetuste caratterizzate da un’elevata presenza di legno morto in tutte le sue forme.
Tra questi citiamo Ceruchus chrysomelinus (un insetto saproxilico molto raro e protetto in numerosi paesi europei), la Rosalia alpina* (un Cerambycidae inconfondibile e di rara bellezza che vive in boschi di latifoglie, soprattutto di faggio, in tutta l’Europa), Osmoderma eremita* (un raro Cetoniidae di colore bruno scuro, dell’Europa centro-meridionale, legato alle formazioni boschive mature di latifoglie, che è amche inserito nel Libro Rosso degli Insetti della Toscana e rappresenta un importante indicatore della qualità dell’ambiente forestale) e il cervo volante (Lucanus cervus*). Questi animali costituiscono componenti essenziali per il funzionamento dell’ecosistema delle foreste, il cui livello di complessità è per noi tuttora sconosciuto e per lo studio del quale la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino è uno dei laboratori più adatti.
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Per ulteriori informazioni riguardo le norme di fruizione della riserva, il centro visita e le attività in corso visita rgpbio.it Riserva naturale integrale Sasso Fratino
Vedi Classificazione Aree Naturali Protette
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