Prodotto Agroalimentare tradizionale della regione Veneto
Formaggio zigher.
Il formaggio “zigher” è fatto con latte di vacca o di capra inacidito, dal quale si ricava un coagulo aromatizzato con prodotti naturali. Ha forma conica, del peso di circa 150 grammi. La pasta è fresca, morbida e lievemente granulosa; la crosta è inesistente, ma se maturo presenta una fioritura di muffa. Il profumo è latteo e fragrante con sentore di erba cipollina, mentre il sapore è lievemente acidulo e salato, che diventa amarognolo con la maturazione.
Il latte di vacca o di capra inacidito viene separato in una parte coagulata ed una liquida attraverso l’utilizzo di un canovaccio; la parte rappresa viene impastata più volte con erba cipollina (o altre erbe aromatiche), sale e pepe, fino a raggiungere una certa solidità. Il prodotto così ottenuto viene esposto all’aria aperta per essere asciugato, può quindi essere consumato oppure messo in “cantina” (magazzino di stagionatura) per un breve periodo di stagionatura. Viene consumato fresco ed è adatto per la preparazione di stuzzichini e antipasti grazie alla sua pasta morbida che si presta ad essere spalmata. Se stagionato può essere utilizzato grattugiato.
Tradizionalità
Lo “zigher” è un tipico formaggio dell’Agordino. Esso appartiene alla locale tradizione, che storicamente trova nei formaggi non solo uno dei pilastri dell’alimentazione, ma anche dell’economia della zona. Il prodotto è citato, tra gli altri, nel libro “Dizionario dei dialetti ladini e ladino-veneti dell’Agordino”, di G. B. Rossi, 1992, edito dall’Istituto Bellunese di ricerche sociali e culturali.
Territorio interessato alla produzione I comuni di: Livinallongo del Col di Lana, Colle S. Lucia, Selva di Cadore, Alleghe, Rocca Pietore, San Tomaso Agordino, Cencenighe Agordino, Falcade, Canale d’Agordo, Vallada Agordina, tutti in provincia di Belluno.
Ciliegie durone di Cazzano PAT Veneto
Coppa di maiale PAT Veneto
La coppa di maiale, localmente chiamata “osocol”, è uno dei più pregiati prodotti del maiale assieme al prosciutto e allo schienale. Già nel 1632 il canonico Giovanbattista Barpo menziona il confezionamento di “prosciutti e soppressate”, tra le quali l’osocol, nel suo volume “Le delizie dell’Agricoltura e della Villa”.