Prodotto Agroalimentare Tradizionale del Veneto
Bisi di Peseggia, piselli di Peseggia.
Il pisello di Peseggia appartiene alla specie Pisum sativum L. (pisello comune o da orto), ed è rinomato per le particolari proprietà organolettiche. Nella zona tipica del “biso di Peseggia” ci sono diverse varietà coltivate, che si distinguono per le varie tempistiche di raccolta: ci sono varietà precoci, caratterizzate da una colorazione verde chiaro e ottima per il consumo immediato, ma poco adatta per la congelazione; le varietà medio-precoci invece si presentano di colore verde scuro di media intensità, dolcissime e particolarmente indicate per la conservazione in congelatore; infine ci sono le varietà tardive, di un intenso colore verde scuro, con una buona idoneità alla congelazione/surgelazione.
L’ambiente agrario della zona, tra i più fertili e ricchi d’acqua della Provincia, l’ottima lavorabilità del suolo, la tradizionale disponibilità di buon letame, ora molto meno frequente di un tempo per la drastica riduzione dell’allevamento bovino, hanno favorito lo svilupparsi di tale coltivazione. Il pisello può essere seminato in due periodi: a novembre in terreni argillosi (pesanti) con raccolta a metà di maggio; a febbraio-marzo in terreni sciolti con raccolta a metà-fine maggio.
Tuttavia la semina autunnale è praticamente scomparsa perché i vantaggi sulla precocità di maturazione sono limitati. La tradizione di Peseggia richiede soprattutto varietà rampicanti: “a mezza frasca” per le varietà precoci e medie, più alte per quelle tardive. I sostegni tradizionali con “frasche” derivate dalla cura delle siepi (“rive”) interpoderali sono stati sostituiti dalle moderne e pratiche reti in materiale plastico.
Semina
La semina è preceduta da una buona concimazione organica con letame, mentre l’emergenza e le prime fasi vegetative del pisello sono solitamente protette con “tessuto non tessuto”. La coltura non richiede particolari trattamenti e i baccelli si raccolgono a mano quando i semi non sono ancora completamente sferici ma sono teneri e non farinosi. La raccolta inizia nella seconda decade di maggio e termina entro la prima decade.
Il pisello é ricco di proteine, zuccheri e vitamine. Si consuma in zuppe, minestre, e per la preparazione di sughi, condimenti o contorni. La ricetta veneta più famosa è “Risi e bisi”, di nota e incontestabile tradizione.
Tradizionalità
La tradizione dei “bisi” nell’orto primaverile dei contadini veneti non ha certo bisogno di essere ricordata o dimostrata; il pisello, subito dopo le primissime “insalatine” era il primo, il più pregiato e atteso prodotto della nuova stagione. Nella zona di Peseggia da molto tempo è oggetto non solo di autoconsumo, come altrove, ma anche di mercato, pur nei limiti di una produzione di nicchia. Tutti gli anni, da oltre un quarantennio, tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno, nell’omonima località si tiene la tradizionale “Sagra dei Bisi”. “Pesegja grasie i to bisi i xe pi dolsi d’un baso” è il motto che accompagna la manifestazione, frase che la tradizione del luogo attribuisce a un non meglio identificato doge veneziano e ora rappresenta lo slogan di presentazione del prodotto. di giugno, ed è scalare come la fioritura. Il pisello viene quindi collocato in cassette e avviato alla commercializzazione.
Territorio interessato alla produzione Provincia di Venezia, in particolare nel comune di Scorzè (Peseggia, Gardigiano, Cappella, Rio San Martino).
Mortandèle PAT Veneto
Nella Val Leogra si producono salsicce di tipo di verso dalle tradizionali “luganeghe”: le “mortandèle”. Sono insaccati meno pregiati, ottenuti con reni, cuore e polmoni dell’animale, ai quali si aggiungono dei piccoli pezzi di carne e ritagli di lardo e la stessa cònsa (concia) dei coessìni (cotechini). Il prodotto è dunque uno dei più umili…
Fugassa padovana PAT del VENETO
Dolce tipico di cucina casalinga, prodotto in tutta la provincia di Padova da tempo immemorabile, codificato nella raccolta di ricette di cucina tipica di Giovanni Bianco Menegotti (1967).
Gambero di fiume della Venezia Orientale PAT
Il gambero d’acqua dolce rappresenta senz’altro uno dei componenti di quella cultura popolare oggi in via di progressivo dissolvimento. Il gambero di fiume è noto da tempo immemorabile, tanto da divenire oggetto di una ricca iconografi a che trova conferma nella letteratura e nel folklore nazionale dalla seconda metà dell’Ottocento.