Non disporre di sufficiente acqua può essere abbastanza sgradevole, ma averne troppa può essere disastroso. Nel 2002, Praga subì devastanti inondazioni, a causa delle quali 17 persone persero la vita e 40000 dovettero essere evacuate, con danni complessivi per un miliardo di euro. A partire da quel disastroso evento, la città ha investito molto nello sviluppo di un sistema di difesa dalle inondazioni più solido, basato principalmente su “infrastrutture grigie”: strutture artificiali a base di calcestruzzo, quali ad esempio barriere fisse e mobili e valvole di sicurezza nella rete di canalizzazione lungo il fiume Moldava.
Al 2013, il costo totale stimato di tali misure ammontava a 146 milioni di euro; tuttavia, un’analisi costi-benefici dimostrò che i benefici erano superiori ai costi, anche se si fosse verificato un solo evento come quello del 2002 nei successivi 50 anni. Praga non rappresenta il caso isolato di una città minacciata dalle piene del fiume. In effetti, in base a una stima approssimativa, il 20 % delle città europee deve affrontare questo pericolo. L’impermeabilizzazione del suolo nelle aree urbane (ossia la copertura del terreno con infrastrutture come edifici, strade e marciapiedi) e la conversione delle zone umide per altri scopi riducono la capacità della natura di assorbire l’acqua in eccesso, aumentando quindi la vulnerabilità delle città alle inondazioni.
Sebbene siano state utilizzate per secoli, le infrastrutture grigie possono talora essere insufficienti e persino dannose, soprattutto perché i cambiamenti climatici portano a fenomeni meteorologici più estremi che possono condurre a inondazioni importanti. Inoltre, sono infrastrutture molto costose e potrebbero aumentare il rischio di inondazioni a valle. Lavorare con elementi del paesaggio naturale (spesso definito negli ambienti politici come “soluzioni basate sulla natura” e “infrastrutture verdi”), quali le pianure alluvionali e le zone umide, può essere più economico, più facile da mantenere e sicuramente più rispettoso dell’ambiente.
Un’altra città in cui l’eccesso di acqua ha causato problemi in passato è Copenaghen. In questo caso, non si è trattato delle piene del fiume ma della pioggia battente. Negli ultimi anni, quattro importanti eventi piovosi vi hanno causato gravi devastazioni, il più grande dei quali nel 2011, quando il conto dei danni è salito a 800 milioni di euro.
Adottato nel 2012, il Cloudburst Management Plan [Piano di gestione dei nubifragi] per Copenaghen ha valutato i costi di varie misure. Ulteriori investimenti isolati nella rete di fognature non risolverebbero i problemi, poiché l’esborso necessario è molto alto e la città sarebbe comunque soggetta a inondazioni.
Secondo il piano, una sinergia di “infrastrutture grigie” tradizionali e soluzioni basate sulla natura funzionerebbe meglio. Oltre all’estensione della rete di fognature urbane, fino al 2033 saranno in corso di attuazione circa 300 progetti, incentrati sul miglioramento della regolazione e del drenaggio dell’acqua. Tra questi vi sono la predisposizione di un numero maggiore di spazi verdi, la riapertura dei corsi d’acqua, la costruzione di nuovi canali e la creazione di laghi. Sia che venga garantito un approvvigionamento idrico affidabile, sia che si trattino le acque reflue o ci si prepari a inondazioni o a carenza idrica, è chiaro che la gestione dell’acqua in una città richiede una buona pianificazione e lungimiranza
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03 Acqua in città – Lotta a perdite e sprechi d’acqua
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04 Acqua in città trattamento delle acque reflue urbane
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06 Acqua in città – Acqua in eccesso Conseguenze e misure
Non disporre di sufficiente acqua può essere abbastanza sgradevole, ma averne troppa può essere disastroso. Nel 2002, Praga subì devastanti inondazioni, a causa delle quali 17 persone persero la vita e 40000 dovettero essere evacuate, con danni complessivi per un miliardo di euro. A partire da quel disastroso evento, la città ha investito molto nello…