La conservazione della biodiversità influisce positivamente sui cambiamenti climatici, così come le modificazioni del clima sembrano imporre importanti variazioni nel modo di fare agricoltura. Di conseguenza l’attività agricola non dovrà solo adattarsi alle nuove condizioni, ma a essa è richiesto un contributo fondamentale nella mitigazione dei fenomeni in atto.
Sarà necessario mettere a punto nuove tecniche, non solo rispettose dell’ambiente, ma addirittura compensative degli impatti ambientali che l’agricoltura stessa e gli altri settori dell’attività umana potranno ancora causare.
L’abbandono delle antiche varietà porta inevitabilmente alla perdita di un patrimonio genetico che potrebbe rivelarsi importante per il recupero di caratteristiche fondamentali per l’agricoltura del futuro. Le antiche piante da frutto sono portatrici, con ogni probabilità, di fattori di resistenza che hanno permesso loro di sopravvivere per molti anni alle avversità climatiche e parassitarie. Per contro si tenga presente come la sanità e la produttività di molte varietà attuali sono possibili solo attraverso un’agricoltura caratterizzata da forti input chimici ed energetici.
Le antiche varietà e, in particolare, i grandi patriarchi da frutto, che sono sopravvissuti e si sono adattati alle avversità dell’ambiente, mostrano caratteristiche che li rendono, in generale, più plastici; per questo motivo sarebbe più opportuno parlare non di frutti del passato bensì di un futuro in cui l’agricoltura dovrà essere necessariamente sostenibile e non potrà fare a meno di piante rustiche e a scarso apporto energetico.
La biodiversità è alla base di cibo e materie prime, di medicine e servizi ecosistemici, ma crea anche cultura, costituendo un vero e proprio capitale delle comunità locali e dei contadini: secondo Vandana Shiva, nel manifesto del cibo e cambiamenti climatici redatto nel 2008 dalla Commissione Internazionale per il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura, le aziende agricole biologiche e biodinamiche, ricche di biodiversità, aumentano l’efficienza di assorbimento della CO2 del 50% e conservano l’umidità del suolo del 10-20% in più rispetto alle aziende agricole industrializzate.
L’agricoltura è l’unica attività umana che utilizza energia pulita attraverso il processo della fotosintesi ed è per questo che l’agricoltura sostenibile può essere totalmente rinnovabile. Inoltre, l’agricoltura è produttrice di cultura perché sono cultura tutte quelle attività che ruotano intorno a ogni varietà tradizionale, quali le modalità di coltivazione, di raccolta, di conservazione e di impiego nella preparazione dei cibi. Chi consuma questi prodotti tradizionali, fortemente legati al territorio e al cosiddetto “chilometro zero”, dovrebbe tenere ben presente che, così facendo, contribuisce al mantenimento delle aziende agricole tradizionali, spesso ubicate in aree marginali, dove l’uomo ha un ruolo fondamentale nel presidio del territorio stesso.
Fonte @ISPRA Quaderni Natura e Biodiversità – Frutti dimenticati e biodiversità recupera
Il concetto di agrobiodiversità non è ancora entrato nel linguaggio comune, ma viene utilizzato soprattutto dagli addetti ai lavori. Secondo Büchs (2003)“l’agrobiodiversità è la ricchezza di varietà, razze, forme di vita e genotipi, nonché la presenza di diverse tipologie di habitat, di elementi strutturali (siepi, stagni, rocce, ecc.), di colture agrarie e modalità di gestione…
L’elevato grado di naturalità che caratterizza ancora questa isola offre la possibilità di imbattersi in molte specie cosiddette “selvatiche” ovvero specie imparentate con quelle coltivate, sulle quali si stanno concentrando crescenti interessi di ricerca per lo studio della biodiversità frutticola da salvaguardare. Si è ritenuto opportuno pertanto dedicare questo spazio alla vite selvatica, poco nota,…
Il frutto antico, degno di nota, è un vitigno conosciuto come uva di Corinto. È un vitigno bianco, legato alla provincia di Catania e in particolare al comune di Belpasso, dove è stato ritrovato dal ricercatore Alfio Bruno, membro dell’Associazione Patriarchi della Natura. Si tratta di un’uva antichissima ritenuta estinta dagli esperti già da secoli.
Calabria, terra di agrumi, tra i quali si conservano ancora tante accessioni dello storico patrimonio varietale dell’agrumicoltura italiana: in provincia di Cosenza si sta cercando di portare alla luce l’arancia di Trebisacce, paese della Calabria ionica, probabilmente un ecotipo del gruppo Biondo Comune, che aveva caratterizzato l’agrumicoltura storica italiana e che si era diversificata in…
Il frutto scelto per la Basilicata è l’Arancia Staccia legata all’agrumicoltura di Tursi in provincia di Matera. Il carattere che lo identifica è la dimensione veramente sorprendente del frutto (appiattito, a forma di disco che può raggiungere anche un chilogrammo di peso); grande e maestoso è anche l’albero. Altra peculiarità è il sapore amarognolo del…
Tra tanta diversità si è scelta la Pera Lardara: si tratta di un ecotipo diffuso nei territori di Sassano e Monte San Giacomo (Salerno) nella fascia collinare e submontana della Campania. E’ un frutto antichissimo, sporadicamente ancora coltivato, studiato da Di Novella, direttore del museo sopracitato, al quale si deve la maggior parte delle informazioni….
Antica terra di vigne e vini non poteva che essere rappresentata da un vitigno particolare, conosciuto come Pergolese di Tivoli, probabilmente collegato alla storia degli antichi Romani. Infatti è stato ritrovato a Villa Adriana. Non sappiamo con certezza ma probabilmente i giardini e i pergolati delle ville romane dei dintorni di Tivoli erano ornati con…
In questa regione si può raccogliere una testimonianza della diversità della melicoltura storica italiana e in particolare di quella che caratterizzava le aree interne dalle Marche alla Puglia. La mela in questione è la Limoncella tipica del Molise.
Varietà a maturazione invernale con frutti dalla taglia molto grande, forma ovoidale, colore verde ricoperto quasi completamente dal sovraccolore marrone chiaro. La polpa: di media consistenza ha un sapore gradevole. Pera già conosciuta nel 1700 e citata dal Torcia dopo il suo viaggio “pel paese dei Peligni” (Torcia 1973), il cui nome è forse da…
A rappresentare la regione Marche è stato scelto un albero dimenticato di cui al momento si conoscono solo tre o quattro esemplari, la cosiddetta Mela Uncino, che ancora si trova nella frazione di San Sisto, nel comune di Pian di Meleto (PU). Si tratta di un frutto di buona pezzatura, dalla forma allungata, troncato in…
Olivo millenario che vegeta nel comune di Trevi in provincia di Perugia, località Bovara. Questa pianta è conosciuta anche come Olivo del Vescovo od Olivo di Sant’Emiliano, a memoria del martire che la leggenda racconta sia stato legato al suo tronco e poi ucciso, nel 303 d.C..
Si tratta di viti molto rustiche che però sono state soppiantate dai vitigni di nuova generazione, più produttivi. Varietà non particolarmente esigente dal punto di vista agronomico, produce grappoli di piccole dimensioni con chicchi rosati, dolci e di gradevole sapore; potrebbe essere interessante il suo rilancio, soprattutto per la produzione di vini rosati biologici. Questo…
Il Pero Festaro viene chiamato anche Pero Sestaro; è una vecchia varietà coltivata nella Valle Dell’Agno e del Chiampo, ma è poco diffusa e la si commercializza solo nei mercatini locali delle due valli. La produzione non è molto elevata; si tratta di pochi quintali che sono destinati direttamente a questi mercati. La pera viene…
Varietà di pera molto antica, prodotta da grandi alberi dalla chioma voluminosa, coltivati vicino alle case dei contadini friulani, ove ancor oggi se ne possono trovare diversi esemplari. Presso la stazione ferroviaria di Camporosso, in provincia di Udine, la strada è fiancheggiata da peri secolari di dimensioni ragguardevoli che ne fanno un bellissimo viale
Questa è la più grande e, quasi certamente, più antica vite del mondo: da sola copre una superficie di circa 350 m2 e ha ben 350 anni di età (datata nel 2004 dall’Istituto Laimburg di Ora BZ). La vite vegeta nelle vicinanze dell’antico castello di Lingua di Gatto a Prissiano, in provincia di Bolzano, in…
Questa vite, che cresce addossata a una vecchia abitazione nel comune di Saint Denis in Val d’Aosta, è probabilmente la vite più vecchia di questa regione, essendo datata oltre 300 anni. E’ un vitigno autoctono denominato Petit Rouge (piccolo rosso) perché produce piccoli grappoli; probabilmente si è adattato a vivere in un ambiente alpino non…
Questo olivo antichissimo si trova in provincia di Imperia nel comune di Sanremo in località il Poggio, presso Villa Minerva. Si tratta di un esemplare unico sia per le sue grandi dimensioni che per l’età; è fra i più vecchi della Liguria ed è caratterizzato da un’antica ceppaia da cui si dipartono due grandi tronchi.
Il fico brianzolo è fra i migliori fichi lombardi ed era stato descritto già da Gallesio nel 1817 che lo ha rappresentato in una tavola nel primo volume della sua “Pomona Italiana”. E’ piccolo, cucurbiforme, panciuto, simile a una cipolla; ha buccia verde e polpa color del vino. Matura nel mese di settembre e appassisce…
Questo enorme castagno si trova nella provincia di Cuneo, nel comune di Garessio, in località Mindino. Si tratta di un esemplare unico per dimensioni ed età, vero patriarca arboreo; misura ben 6,7 m di circonferenza e si presume che abbia un’età di oltre 500 anni. Il suo tronco è cavo come quello di molti castagni…
L’impronta della secolare, se non millenaria attività agricola in Italia, è ancora evidente: svariate forme di coltivazione della vite e dell’olivo, muretti a secco, case poderali, ponti, mulini, torrenti, masserie vanno acquisendo oggi sempre più valore di unicità e costituiscono un patrimonio storico inestimabile. Questi sono gli elementi alla base del fenomeno dell’agriturismo, tuttora lontano…
La frutta antica è anche argomento di numerosi progetti didattici maturati in ambito scolastico, nonché di molti convegni sulla biodiversità tanto che, non mancano occasioni per sollevare il problema della salvaguardia di questo prezioso materiale genetico attraverso mostre mercato.
I frutti antichi sono argomento di una tematica ampia in cui dovrebbe trovare finalmente giusto e ampio spazio anche la ricerca storica. Si ha a che fare con la fine di un’epoca, che stranamente, una sola volta, è stata argomento di ricerca a carattere nazionale grazie alla straordinaria Storia del paesaggio agrario di Emilio Sereni…
L’abbandono delle antiche varietà porta inevitabilmente alla perdita di un patrimonio genetico che potrebbe rivelarsi importante per il recupero di caratteristiche fondamentali per l’agricoltura del futuro. Le antiche piante da frutto sono portatrici, con ogni probabilità, di fattori di resistenza che hanno permesso loro di sopravvivere per molti anni alle avversità climatiche e parassitarie. Per…
I frutti antichi possono giocare un ruolo decisivo per il rilancio di un’agricoltura sostenibile, di un’agricoltura di tipicità che si opponga alle tendenze globalizzanti: il recupero di terreni marginali e il rilascio di marchi DOP e IGP possono essere intesi come strategie per ritrovare qualità e tipicità in un’ottica di sostenibilità utile a contrastare gli…
La coltura promiscua, base strutturale della diversità frutticola, sta a indicare la presenza di più specie nella stessa unità colturale, struttura tipica delle agricolture tradizionali. A partire dal periodo dell’anteguerra si può notare come la coltura promiscua ceda il posto in breve tempo alle cosiddette colture specializzate con progressione quasi matematica
In Italia, alla già rilevante biodiversità spontanea, si aggiunge quella ottenuta dalla selezione anche in sinergia con specifici adattamenti alla diversità ambientale. I contesti ove questi adattamenti sono stati possibili sono quelli delle agricolture tradizionali, in gran parte oggi sostituiti dalle coltivazioni industriali, concepite, invece, secondo modelli che prevedono l’adattamento dell’ambiente alla specie coltivata, con…
In Italia c’è un numero elevatissimo di specie distribuite tra le regioni del Nord, del Centro, del Sud e delle isole (Sicilia e Sardegna), anche se quelle coltivate oggi costituiscono non più del 10% di una lunga lista. La forte vocazione agricola italiana ha alle spalle un lungo e lento percorso di selezioni e coltivazioni….
Il nome dei frutti antichi è spesso collegato all’epoca di maturazione (Fico d’Agosto) e alla località di provenienza (Pero Marchisciano), mentre altre volte il frutto riporta il nome del contadino (Pero Marcantonio) che lo trova e lo coltiva. Plinio elencava 39 tipi di pero e parlava di Pere Picentine, Pere Alessandrine, Pere Pompeiane per evidenziarne…
Da quando gli agricoltori tradizionali hanno smesso di coltivare i frutti tipici della loro terra non hanno trovato la corrispondenza identitaria con la propria tradizione, smarrita insieme ai frutti perduti. Si è trattato di un campanello di allarme della perdita di gran parte dei frutti locali e un chiaro segnale del fatto che, alle variegate…
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