Umbria
FARRO DI MONTELEONE DI SPOLETO DOP

Il Farro di Monteleone di Spoleto DOP è la granella che deriva dalla specie “Triticum dicoccum (Schubler)”. Quando è immesso al consumo, il Farro è diviso nelle quattro seguenti tipologie: Farro integrale (con chicchi marroni e una consistenza asciutta), Farro semiperlato (con consistenza morbida e un colore più chiaro), Farro spezzato integrale (privo dalla buccia esterna chiamata “pula”) e il Semolino di Farro (di colore marrone molto chiaro con una consistenza pastosa e vellutata).

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FARRO DI MONTELEONE DI SPOLETO DOP

Toscana
MARRONE DI CAPRESE MICHELANGELO DOP

La denominazione di origine protetta Marrone di Caprese Michelangelo riguarda i frutti della specie “Castanea sativa Mill”. Il Marrone è di forma ellittica arrotondata e quasi quadrangolare al centro. La polpa è di colore bianco avorio ed è poco incisa nell’episperma, ossia nella pellicina che la riveste. Quando la polpa è cruda ha una consistenza croccante e un delicato aroma di mandorla; quando è cotta ha un aroma intenso e una consistenza tenera, mentre la polpa bollita ha un sapore zuccherino e una consistenza soffice.

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MARRONE DI CAPRESE MICHELANGELO DOP

Sicilia
CAPPERO DI PANTELLERIA IGP

Il Cappero di Pantelleria IGP deriva dalla lavorazione di capperi della specie botanica “capparis spinosa”, varietà “inermis” cultivar nocellara. Quando è immesso al consumo, il cappero è color verde quasi senape ed emana un forte aroma di sale marino (presente per il 25%), senza presenza di muffa o altri odori estranei.

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CAPPERO DI PANTELLERIA IGP

Cappero
Coltivazione BIO

Il cappero preferisce terreni sciolti e ben drenati, ben soleggiati e con clima tipicamente caldo mediterraneo. Per l’impianto si consiglia una lavorazione a circa 50-60 cm per dare possibilità alle radici di andare bene in profondità. Prima dell’impianto è bene operare una concimazione con letame maturo o compost.

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Coltivazione BIO

Il valore ecologico degli alberi monumentali: un’innovazione legislativa

Il Decreto del 23 ottobre 2014, all’art. 5, comma c) introduce, forse per la prima volta nel contesto della conservazione degli alberi monumentali il “valore ecologico”. Nel dispositivo si fa specifico riferimento “alle presenze faunistiche che su di esso si insediano, alla rarità delle specie coinvolte, al pericolo di estinzione ed al particolare habitat che ne garantisce l’esistenza. L’albero può rappresentare un vero e proprio habitat per diverse categorie animali in particolare: entomofauna, avifauna, micro-mammiferi.

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