Biancospino selvatico, Crataegus oxyacantha

Il Biancospino viene utilizzato per placare il senso di angoscia e di oppressione e l’inquietudine.
L’uso terapeutico della pianta è attestato sin dal XIII secolo, ma nei vecchi manuali si trova trattato il Biancospino ancora accanto ai digitaloidi e, questa originaria interpretazione, ha portato a confusione: glicosidi simildigitalici o ulteriori principi attivi, con cui viene compensato un cuore insufficiente, nel Biancospino non sono presenti. Oggi è invece provato, che il Biancospino è realmente una vera e propria pianta medicinale per il distretto cardiaco e per le patologie circolatorie.
Viene chiamata la “valeriana” del cuore, in quanto è un ottimo tonico stimolante cardiaco, dilata le arterie coronariche migliorando l’afflusso del sangue, elimina le aritmie e riduce i livelli di colesterolo.
In Olanda e Belgio la polpa del frutto, veniva mescolata con farina per la produzione di pane, mentre i semi tostati, durante la seconda guerra mondiale erano utilizzati come succedaneo del caffè.
In cucina i frutti del biancospino vengono usati per bevande fermentate e per confezionare una delicata marmellata lievemente astringente, mentre in campo cosmetico il bagno di biancospino è apprezzato per le proprietà rilassanti; foglie e fiori hanno azione normalizzante e astringente sulle pelli grasse.
Il legno di colore rossastro, molto duro e compatto, viene impiegato per lavori al tornio e per la produzione di ottima carbonella.
I frutti sono molto apprezzati dai passeracei, merli, tordi , cornacchie e dai piccoli mammiferi che contribuiscono così a disseminarli. I semi hanno una dormienza accentuata, che in natura viene eliminata proprio dal passaggio nello stomaco delle creature che se ne nutrono.
Specie sovente impiegata come ornamentale, grazie alla notevole adattabilità alle differenti zone climatiche e ai diversi tipi di terreno, che le permette di essere largamente utilizzata nei giardini, soprattutto nella formazione di siepi.

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Willaerla, Glechoma hederacea

Apprezzata già nella storia, in particolar modo da Galeno che la usava per lenire le infiammazioni agli occhi. Nel 1500 questa pianta era utilizzata per curare ferite e piaghe e come rimedio per combattere la pazzia. Nell’ottocento i ricercatori confermarono le sue proprietà diuretiche ed espettoranti. Fa parte, insieme ad altre piante, della composizione del “Thé svizzero”, particolarmente indicato per ogni tipo di trauma, ma in particolare per le cadute.

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Lombardia
FORMAI DE MUT DOP dell’Alta Val Brembana

Il termine “Mut” deriva dal dialetto locale e sta a significare proprio “monte”. Il disciplinare del Formai de Mut cita svariati riferimenti storici a comprova del forte legame tra il prodotto e il territorio. Fonti storiche parlano di prime produzioni già a partire dal 1500. Il metodo di trasformazione, tramandato da varie generazioni, è l’esempio di come gli elementi territoriali abbiamo influito sulla continuità di questo prodotto.

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FORMAI DE MUT DOP dell’Alta Val Brembana

Turta del Dunizèt

La leggenda narra che una sera il bergamasco Gaetano Donizetti e il collega e amico Gioacchino Rossini, fossero a cena insieme, ma che il primo fosse addolorato e affranto per colpa di una pena d’amore che non gli dava pace e che gli aveva portato via il sorriso e anche l’appetito. Fu allora che Rossini, stufo di vedere l’amico afflitto e per non farsi rovinare del tutto la cena, chiese al suo cuoco personale di preparare un dolce semplice, veloce e capace di far tornare il buon umore al compare musicista e compositore.

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PADOVA, Orto botanico

Il primo giardino botanico del mondo è stato creato a Padova nel 1545. Conserva ancora la sua struttura originale: un appezzamento centrale circolare, che simboleggia il mondo, circondato da un anello d’acqua. Successivamente furono aggiunti altri elementi, alcuni architettonici (ingressi ornamentali e balaustre) e alcuni pratici (impianti di pompaggio e serre). Continua a servire il suo scopo originario di centro di ricerca scientifica.

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