Pan robi PAT

Il pan robi è un pane caratteristico, diffuso nel biellese. Alla base della preparazione c’è la farina di mais, che accompagna la farina bianca in proporzione leggermente maggiore, più o meno 10 kg di farina di mais per 8 kg di farina bianca. Si presenta come un pane di colore giallo, con crosta croccante, alto e dall’interno spugnoso. È venduto in pagnotte da circa 400-500 g, con una caratteristica “spartitura” a forma di croce sulla superficie.

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IL ROSMARINO E I POTENZIALI BENEFICI PER LA SALUTE

Il rosmarino è una pianta sempreverde che viene comunemente utilizzata in una vasta gamma di piatti culinari. Tuttavia, ha anche una lunga storia come una potente erba magica con un’ampia varietà di usi tra cui la purificazione, il miglioramento della memoria e l’attrazione dell’amore. Il rosmarino è un simbolo universale legato al ricordo e all’amore. Nel famoso drammaturgo di Shakespeare Amleto, Ofelia menzionò il rosmarino in relazione al ricordo: “C’è il rosmarino, questo è per il ricordo.Pregate, amate, ricordate”.

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Pan dolce di Cannobio PAT

Il Pan dolce di Cannobio, tipico di questa cittadina del Verbano-Cusio-Ossola sulla riva del lago Maggiore, è un dolce da forno di forma rettangolare, dorato e spolverato di zucchero a velo. Gli ingredienti utilizzati per la preparazione sono: farina di nocciole, farina di mandorle, zucchero, farina di grano tenero, burro, tuorlo d’uovo, albume e vaniglia. Si produce tutto l’anno, ma è un dolce nato per la celebrazione della festa di Pentecoste fin dal 1840. La sua forma ricorda molto quella di un plum cake.

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Pan della Marchesa PAT

Il pan della marchesa è una torta vera e propria, di forma circolare, spessa alcuni centimetri e che si taglia e serve a fette. La consistenza è morbida, e ha la caratteristica di essere molto ricco. Troviamo in questa torta tutti gli ingredienti più caratteristici della pasticceria piemontese: farina, zucchero, miele, burro, uova, nocciole, mandorle, latte, rhum e gocce di cioccolato. Si taglia a fette e si consuma come dolce da fine pasto o da merenda,è consigliabile gustarla sola, essendo molto ricca di gusti e di carattere.

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1.1 I frutti antichi nella letteratura – ViVi Green

Il nome dei frutti antichi è spesso collegato all’epoca di maturazione (Fico d’Agosto) e alla località di provenienza (Pero Marchisciano), mentre altre volte il frutto riporta il nome del contadino (Pero Marcantonio) che lo trova e lo coltiva. Plinio elencava 39 tipi di pero e parlava di Pere Picentine, Pere Alessandrine, Pere Pompeiane per evidenziarne la provenienza, nonché Pere Cucurbitine, per sottolinearne la pezzatura grossa o globosa. In una sintetica ricostruzione storico-letteraria è fondamentale l’opera del botanico Pier Antonio Mattioli che, in una traduzione in volgare de “I Discorsi” di Pedacio Dioscoride Anazarbeo, attualizza argomentazioni sulla materia medicinale, Commentarii in Pedacii Dioscoridis Anazarbei de Materia Medica (1554), e tratta sia le piante di Dioscoride che quelle conosciute nei tempi in cui egli stesso visse.

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Pan d’Oropa PAT

Il Pan d’Oropa, anche chiamato pan di Biella, è un soffice dolce da forno, di intenso sapore di cioccolato, a forma rettangolare a base di fecola, uova, zucchero e cacao. Questo dolce fu letteralmente inventato nel 1935 in occasione della guerra d’Etiopia, quando si rese necessario l’invio di un prodotto non deperibile ai militari impegnati al fronte.

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Pan Barbarià PAT

Pan Barbarià significa “pane imbarbarito”, e deve il suo nome alla farina usata per produrlo. Questa infatti era ricavata dai raccolti di montagna, in cui si seminavano insieme sia la segale che il grano. La coltivazione mista aveva il suo perché nelle caratteristiche dei due cereali: resistente al freddo la segale, ma di stelo lungo e poco robusta per il vento in quota; con la spiga scarsa ma di stelo corto il grano, che così sorreggeva l’altra. La miscela di semina, poi, dipendeva dalla quota e dalle caratteristiche dei terreni, quindi la farina mista risultante, che sui mercati torinesi si chiamava “Barbariato” non ebbe mai composizione precisa.

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Ossa da mordere PAT

Le Ossa da mordere sono i più tipici “biscotti da credenza”, ovvero dolci che si possono conservare a lungo nella credenza di cucina, sempre pronti per un rapido e occasionale consumo. Questi biscotti sono presenti, con poche varianti, come preparazioni casalinghe, artigianali o di pasticceria quasi ovunque in Italia, e hanno praticamente ovunque lo stesso nome. Sono duri e croccanti, ma con pazienza si sciolgono in bocca lasciando a lungo in sapore delle mandorle.

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Sentiero Italia CAI LIGURIA 02° Tappa Passo della Cappelletta – Passo Cento Croci

Passo della Cappelletta – Passo Cento Croci Una tappa breve e di dislivello ridotto che prosegue in direzione ovest lungo il crinale che separa le Province di Parma e La Spezia. Il percorso si svolge quasi interamente lungo la carrozzabile che collega il Passo della Cappelletta con il Passo Cento Croci passando per il Passo Scassella. Nel punto di arrivo della tappa è presente un imponente e importante monumento dedicato ai partigiani caduti nel corso della seconda guerra mondiale appartenuti alla brigata Cento Croci, formazione partigiana che sul finire del gennaio 1945 si scinde in due distinte formazioni, la brigata garibaldina Cento Croci operante nelle spezzino, e il raggruppamento brigate della Vecchia Cento Croci operante nel parmense.

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Nocciolini di Chivasso PAT

I Nocciolini di Chivasso, sono piccolissime meringhette, simili a amaretti, caratteristici della città di Chivasso, nel Canavese, dove furono inventati dal maestro pasticcere Giovanni Podio. Sono fatti con soli tre ingredienti: nocciole tostate, zucchero e albume d’uovo. Ancor oggi alcune pasticcerie del centro di Chivasso producono artigianalmente i nocciolini, seguendo l’antica (e per ognuno segreta) ricetta ottocentesca. I Nocciolini di Chivasso vengono venduti in confezioni di vario tipo, ma quello che maggiormente li contraddistingue è il sacchetto di carta rosa, inconfondibile, introdotto negli anni ’20 dal pasticcere Bonfante al posto delle antiche scatole di latta. Sono piccoli bocconcini, di circa 1 cm di diametro, a forma di cupoletta, dal colore della nocciola tostata più o meno intenso, come gli amaretti risulta screpolato sulla superficie, mentre come le meringhe è leggerissimo.

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