Olive sott’olio: oliva della varietà Carboncella, di colore marronescuro tendente al nero e dal sapore fruttato, raccolta tra novembre e gennaio e utilizzata con il pane e come stuzzichino per aperitivi. Le olive, raccolte manualmente e disposte in una cesta, vengono selezionate, poi essiccate in sacchetti di tela appesi nel camino, avendo cura di muoverle quotidianamente. Una volta essiccate si condiscono con aglio e buccia di arancia e si pongono sott’olio extravergine di oliva, in vasetti di vetro Olive essiccate: oliva della varietà Carboncella, raccolta tra novembre e gennaio, detta localmente aliva seccata nu camminu, dal sapore leggermente afumicato. Si raccolgono manualmente le olive e si dispongono in ceste, dopo averle selezionate e pulite. In seguito si pongono ad essiccare in sacchetti di tela appesi nel camino, avendo cura di muoverle ogni giorno per un periodo di 10 giorni. Si conservano in sacchetti di tela.
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Viandante sul mare di nebbia di Casper David Friedrich
Un uomo sale una montagna che rappresenta la vita. Al di là della montagna c’è un paesaggio indefinito che rappresenta l’ignoto: forse quello della morte e della vita ultraterrena. Forse il vento rappresenta il divino. L’uomo si aiuta con un bastone, ha I capelli biondi, quindi è giovane.
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Olive calce e cenere: tale preparazione si è affermata nell’area dei Monti Lepini, ricchi di rocce calcaree da cui si è soliti ricavare la calce. Ancora oggi si possono individuare le fornaci costruite a secco, disposte su terrazzamenti a due livelli, in cui le pietre erano cotte fino alla trasformazione in calce. Olive al fumo: l’essiccazione al calore o col fumo era uno dei metodi più diffusi nella zona dei Monti Lepini per conservare i prodotti alimentari.
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La Nocciola dei Monti Cimini è riferibile alla specie Corylus avellana cultivar “Tonda Gentile Romana”. Tale cultivar presenta guscio di medio spessore, subsferoidale con l’apice leggermente a punta; colore nocciola e scarsa lucentezza. Il seme è medio-piccolo, di forma variabile subsferoidale, colore molto vicino a quello del guscio, per lo più ricoperto di fibre. La nocciola “romana” o “tonda gentile romana” trae il suo nome dalla forma sferoidale, dall’aroma gradevole e dal luogo d’origine della sua produzione.
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Ci parla di una “castagna prenestina” già Catone nel suo “De Agri Cultura”, includendola nella categoria “Noci”. Le considera più pregiate di quelle del napoletano. La leggenda vuole che siano state l’unico strumento di sopravvivenza per i Prenestini nel corso del lungo assedio di Silla. Testimonianza della loro consolidata presenza sul territorio in esame è data dall’esistenza di piante secolari, di notevole circonferenza che potrebbero degnamente essere iscritte tra le piante monumentali.
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I rilievi della Ciociaria sono disseminati di erbe aromatiche che emettono caratteristici odori. La Mentuccia, in particolare, ha una profumazione molto intensa ed è da sempre utilizzata come ingrediente base di numerose ricette tradizionali. Per questo motivo si aveva cura di raccoglierla nei periodi di fioritura, essiccarla, per poi consumarla all’occorrenza fuori stagione. Un proverbio ciociaro e abruzzese dice: “Chi vede la mentuccia e non l’adore (cioè non la odora) non vede la Madonna quando muore”.
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