Cucina tipica LAZIALE
Fettuccine alla trebulana

Le fettuccine alla trebulana sono un piatto tipico di Monteleone Sabino che in un tempo passato era conosciuta a tutti con il nome di Trebula Motuesca. Il borgo è adagiato a quasi 500 metri di altezza sulle propaggini meridionali dei Monti Sabini. Terra ricca di tradizioni quella di Monteleone, in cui non mancano certo quelle culinarie! La ricetta delle fettuccine alla tribulana ad esempio è molto antica e non esiste nessuna codificazione scritta, viene tramandata oralmente di generazione in generazione.

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Fettuccine alla trebulana

Fettuccine PAT Lazio

Antica e varia è la cucina dei primi piatti laziali. La gastronomia del Lazio, più che a quella raffinata dei ceti elevati, deve molto alla tradizione popolare. Sembra che l’origine delle fettuccine sia da attribuire alla tradizione popolare ciociara che fin dal passato ha favorito la diffusione di infinite varietà di “fettuccine”, che ad Anagni costituirono la base per il lussuoso timballo dedicato a Bonifacio VIII.

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Fetticciole bianche e nere PAT Lazio

Sono biscotti secchi la cui preparazione è legata alle feste natalizie. Si presentano nella caratteristica forma cilindrica e di colore marrone (Fetticciole nere) e beige (Fetticciole bianche). La loro consistenza è abbastanza compatta per le presenza del miele, il sapore è particolarmente dolce.

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Fettarelle PAT Lazio

Biscotti dolci di forma trapezoidale, dalla crosta di colore nocciola-dorato, ottenuti dalla lavorazione di farina di grano tenero, uova, strutto, nocciole, zucchero, olio extravergine d’oliva, lievito e scorza di limone grattugiata. Vengono consumati insieme a latte e the, vino e liquori.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 17° Tappa Celle di Macra – Bassura di Stroppo

Celle di Macra – Bassura di Stroppo Una tappa di media lunghezza e dislivello percorre il versante alla destra idrografica della Val Maira lungo una tappa dei Percorsi Occitani che si presenta ben tracciata e facilmente individuabile. Attraverso le frazioni di Celle di Macra in discesa fino a dove la carrozzabile attraversa il torrente con un tornante, si imbocca il sentiero in salita che attraversa una serie di borgate passando a valle del Palent. Si taglia a mezza costa il versante della Val Maira esposto a settentrione attraversando una serie di vallette laterali fino a dove inizia la discesa che porta direttamente a Bassura di Stroppo, lungo il torrente Maira.

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Ferratelle PAT Lazio

Dolce tipico abruzzese rimasto da lungo tempo nella tradizione di questo territorio reatino che fino al 1927 era inserito nell’Abruzzo aquilano, condividendone usi e abitudini culinarie. Si realizza con un impasto simile a quello del biscotto, cotto in una doppia piastra arroventata sul fuoco che, stringendo la pasta sopra e sotto per mezzo di due lunghi manici a tenaglia, dà al dolce la forma caratteristica di cialda sottile percorsa da nervature. Tra le tante varianti di disegno, la trama a rombi, o cancello, dà origine al nome Ferratelle. Le famiglie nobili erano solite personalizzare i ferri, facendovi forgiare lo stemma del loro casato e le loro iniziali.

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Fave dei morti PAT Lazio

Prodotto dolciario di antica tradizione la cui preparazione è connessa alla commemorazione dei defunti. Un importante riscontro storico risale al 1891 nel libro “La scienza in cucina” di Pellegrino Artusi. L’autore scriveva: “Queste pastine sogliono farsi per la commemorazione dei morti e tengono luogo della fava baggiana, ossia d’orto, che si usa in questa occasione cotta nell’acqua coll’osso di prosciutto. Tale usanza deve avere la sua radice nell’antichità più remota poiché la fava si offriva alle Parche, a Plutone e a Proserpina ed era celebre per le cerimonie superstiziose nelle quali si usava…” “Le fave, e soprattutto quelle nere, erano considerate come una funebre offerta, poiché credevasi che in esse si rinchiudessero le anime dei morti, e che fossero somiglianti alle porte dell’inferno”.

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Falia PAT Lazio

La denominazione di Falia si affermò alla fine del XIX secolo ad indicare l’evoluzione di una pizza fatta in casa, in uso almeno dall’inizio del XVIII secolo, quando era tradizione a Priverno consumarla in campagna per il pranzo, soprattutto insieme ai broccoletti, ortaggi tipici di questa area dei Lepini. Secondo una versione popolare il suo nome deriva da una fornaia di Priverno che per la prima volta la creò, ossia del detto: “la fa Elia o Lia”; è stato poi nel tempo trasformato e pronunciato in “Falia”. Dal 1994 ogni anno, la prima domenica di febbraio, a Priverno si tiene la tradizionale Sagra della Falia coi broccoletti.

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Dolce alle fave di San Giuseppe da Leonessa PAT Lazio

La tradizionale preparazione del Dolce alle fave di San Giuseppe è legata alla figura del Santo Patrono di Leonessa. Particolare rilevanza assume la farina di fave che, associata alla farina di farro ed a tutti gli altri ingredienti, dà forma a un prodotto di particolare gusto e dolcezza. Le fave rappresentavano il vitto semplice e austero di San Giuseppe, cui si faceva ricorso soprattutto nel periodo di Quaresima. Secondo la tradizione il pane e le fave venivano offerte dal Santo ai poveri che egli incontrava durante i suoi viaggi o che visitava presso gli ospedali. La preparazione del Dolce alle fave, oggi avviene presso un’azienda di Leonessa a conduzione familiare, attiva da circa 50 anni.

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