Trabocco Punta Cavalluccio (Rocca San Giovanni) Abruzzo

Il Trabocco Punta Cavalluccio appartiene alla Famiglia Verì, la più antica fra i Traboccanti. Le origini risalgono alle migrazioni di questi uomini da paesi d’Oltralpe e in particolare si rintracciano i Verì provenienti dai valichi francesi e gli Annecchini provenienti dalla Germania. Entrambe si insediarono in prossimità di San Vito Chietino  per poi spostarsi lungo la costa.

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Ciambella degli sposi di Rocca di Papa PAT Lazio

La tradizionale Ciambella degli sposi di Rocca di Papa è di media grandezza, spennellata in superficie con la chiara d’uovo e arricchita con i granelli bianchi di zucchero. Gli ingredienti per la sua preparazione sono: olio extravergine di oliva, uova, zucchero, farina, liquore anisetta e cherry stock, limone grattugiato, lievito in polvere, un pizzico di sale, bicarbonato, zucchero a granelli per la guarnizione.

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Ciambelle all’olio di Sant’Angelo Romano PAT Lazio

Le Ciambelle all’olio di Sant’Angelo Romano sono preparate con un impasto semplice e pochi ingredienti: farina 00, acqua, olio extravergine di oliva e sale. Non è prevista l’aggiunta di lievito. Il sapore è salato e ricco di olio di oliva; presenta una forma caratteristica circolare con decorazioni a mezza luna poste sopra. Attualmente vengono elaborate anche forme differenti tipo fiocchi e di dimensioni più piccole. Può essere conservata per alcuni giorni.

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Ciambelle al vino PAT Lazio

Si tratta di un dolce tipico dell’intera regione Lazio, frutto di una cucina povera e fatto di ingredienti di facile reperibilità. La ricetta, tramandata oralmente, risale ai tempi in cui il contadino si concedeva il lusso di trattenere per sé un po’ di vino per le varie preparazioni casalinghe, mentre la restante quantità era costretto a venderla per ripagare i debiti contratti durante l’anno e per andare avanti fino alla vendemmia successiva. Ne esistono due versioni, una morbida e l’altra, più classica, “a biscotto”. La tradizione fa risalire la produzione di questi gustosi dolci al 1600 quando, in occasione della vendemmia, era consuetudine onorare le mense dei nobili con i prodotti tipici del lavoro della terra

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Ciambella all’acqua di Maenza PAT Lazio

Preparate con farina, zucchero, acqua ed olio extravergine di oliva, le Ciambelle all’acqua sono da sempre consumate nei giorni di festa e tradizionalmente servite col vino. La forma è quella caratteristica della ciambella ed il colore è marrone chiaro, mentre le dimensioni variano a seconda della ricetta.

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Ciambella a cancello di Mentana PAT Lazio

Dolce povero, senza zucchero, della tradizione di Mentana che si potrebbe ricollegare a quei “pani rituali”, (di cui parla Camporesi studioso delle tradizioni popolari), frutto dell’ingegno delle massaie che, alla ricetta tradizionale del pane, hanno aggiunto, in occasione delle feste, speciali ingredienti dolcificanti quali l’anice. Le prime testimonianze storiche legate a questo prodotto risalgono alla metà del ‘700 e sono da mettere in relazione con la fondazione della Confraternita di Sant’Antonio Abate di Mentana.

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Cavallucci e pigne PAT Lazio

A Palestrina, il lunedì dopo Pasqua, non era in uso fare la scampagnata tradizionale, anzi, i fedeli erano trattenuti in chiesa per la commemorazione del Santo protettore Agapito. C’era tuttavia, come nei fuochi d’artificio, un’ultima esplosione di festa e di gioia, la domenica dopo la Pasqua: la scampagnata “allo Pisciariello”, toponimo che deriva da una sorgente e da una fontanella, a sud-est del paese. Le donne, in occasione del pranzo preparavano di tutto e di più. Certamente non mancavano i dolci per i figli: “le pupazze o le pigne” con l’uovo al centro, segno di fecondità e del perdurare della vita per le femminucce; i cavalli per i maschietti. Proprio in questa occasione entravano in scena i sensali che erano riusciti ad accasare le zitelle. Il fidanzamento veniva sugellato la domenica dopo con un pranzo del tutto particolare: “lo muzzico reconosciuto”

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Ciambella al mosto PAT Lazio

Una storia a sé, sebbene la preparazione sia la stessa della Ciambella al mosto di Marino, celebrata dal 1997, nel mese di ottobre, con l’omonima sagra. In questo caso le prime tracce si ritrovano in occasione di una visita di San Francesco alla discepola marinese Jacopa dé Settesoli. Ancora prima, si racconta (Anonimo Laziale) che quando l’imprendibile castello di Marino venne assediato da Cola di Rienzo, nel 1347, i marinesi, che avevano fatto in tempo a rifornirsi di ogni ben di Dio e non si curavano del protrarsi dell’assedio, per darne prova al tribuno e farlo desistere dall’impresa, gli inviarono fuori delle mura un muletto con due bigonce colme di Ciambelle al mosto, al che «lo tribuno una dimane per tempo levao campo».

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Castagne stampate PAT Lazio

Preparazione a base di castagne, messe in ammollo per diverse ore con foglie di alloro poi lessate col sale. Le castagne così preparate presentano una profumazione intensa data dalle foglie di alloro. Hanno sapore dolciastro, si consumano calde, a mò di minestra, subito dopo cena.

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Castagnaccio PAT Lazio

È usanza, nelle zone castanicole, preparare ricette a base di questo prelibato frutto. La ricetta è antichissima e tramandata oralmente da generazioni. Si tratta di un piatto “povero”, diffusissimo un tempo nelle zone appenniniche dove le castagne erano alla base dell’alimentazione delle popolazioni contadine. Dopo un periodo di oblio, iniziato nel secondo dopoguerra e dovuto al crescente benessere, è stato riscoperto e oggi è protagonista, nel periodo autunnale, di numerose feste. La prima menzione del Castagnaccio risale al XVI secolo, ad opera di Ortensio Landi il quale nel “Commentario delle più notabili et mostruose cose d’Italia e di altri luoghi”, (Venetia, 1553), afferma che l’inventore del Castagnaccio è un lucchese, tale “Pilade da Lucca”, che fu “il primo che facesse castagnazzi e di questo ne riportò loda”. A partire dall’800 la ricetta si diffonde nel resto d’Italia e viene apprezzata e personalizzata.

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