Melone di Capua PAT Campania

Melone a maturazione estiva, con buccia interamente solcata da rughe con andamento irregolare, longitudinali; forma lievemente ovale, colore verde medio, polpa colore giallo paglierino molto chiaro, con riflessi verdi vicino alla buccia; consistenza della polpa pastosa, ricca di acqua, sapore dolce e fresco, ricca di semi centrali, di colore verde.

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Melone di Altavilla PAT Campania

Il melone prodotto nella zona pianeggiante del territorio del comune di Altavilla Silentina, nel Salernitano, è in realtà un’anguria di grandi dimensioni detta anche “Gigante di Altavilla” o, in dialetto, “mulunessa”, che può raggiungere i 25 chili di peso. Il melone di Altavilla è tondo e ricoperto da una spessa buccia verde scuro, a volte striata di bianco, che protegge una polpa saporita, di colore rosso acceso, dolce ed acquosa, che presenta numerosi semi neri.

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Melata di fichi del casertano PAT Campania

La mielata di fichi veniva usata al posto del miele già nel III secolo a.C. e nel II d.C. dalle classi romane meno abbienti. Resti di questo prodotto sono state scoperti in barattoli negli scavi di Ercolano e Pompei distrutte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Nei loro trattati ne parlano Apicio, Columella, Plinio il Vecchio e Seneca. Veniva usata soprattutto nelle preparazioni dolciarie.

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Melanzana paccia PAT Campania

E’ un ecotipo locale, autoctono, che presenta bacche di forma sferica con un diametro fra i 7/8 cm. Varietà di colore verde nella fase che precede la maturazione e di colore tendente al rosso/violaceo a maturazione raggiunta. Come tutte le piante semiselvatiche e poco specializzate presenta una grande quantità di semi nella fase matura. I terreni che preferisce sono quelli del flysch ma non disdegna i terreni carbonatici purchè profondi e ben irrigati.

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Melanzana lunga di Napoli PAT Campania

La presenza delle melanzane in Europa è molto antica venne probabilmente introdotta in Europa ad opera di mercanti arabi nel corso del basso medioevo. Come altri vegetali appartenenti alla famiglia delle solanacee, è stata per lungo tempo accompagnata da cattiva fama; per questa ragione la sua diffusione in Europa ebbe inizio solo a partire dal XVIII secolo, periodo in cui comincia a diventare di uso comune nelle mense del popolo prima e della nobiltà poi. La melanzana napoletana apprezzata per le sue proprietà organolettiche nonché per la consistenza e scarsa propensione all’ossidazione trova impiego in numerose preparazioni gastronomiche per lo più fritta (“a funghetti”, “parmigiana”, “imbottita”), ma anche al forno, grigliata, sott’olio o in abbinamento con la pasta.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 63° Bosco Gurin – Cimalmotto Loc. Munt la Reita

Bosco Gurin – Cimalmotto Loc. Munt la Reita Si svolge interamente in territorio svizzero questa tappa breve e di dislivello limitato. Da Bosco/Gurin il sentiero attraversa il torrente e inizia a salire nelle foreste che contraddistinguono la zona. Raggiunta una sella intorno ai 2000 metri di quota inizia la discesa sul versante meridionale fino a Campo di Vallemaggia, un piccolissimo comune ticinese composto da 56 residenti. Da qui si risale fino a Cimalmotto e al punto di appoggio posto poco oltre il paese.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 62°- B Formazza – Bosco Gurin

Formazza – Bosco Gurin Il Sentiero Italia CAI sconfina per la prima volta entrando nella vicina Svizzera. Nel XIII secolo le popolazioni Walser di Formazza si spostarono al di là dei monti fondando Bosco Gurin. Dalla località Ponte si scende a Fondovalle dove inizia la salita per un ripido sentiero fino alla Guriner Furggu. Da qui si scende a Bosco Gurin passando da Grossalp. 

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 62°- A Rifugio Margaroli all’Alpe Vannino – Formazza

Rifugio Margaroli – Formazza Con una tappa di lunghezza e dislivello contenuti, si esplorano la testata della Val Formazza e i villaggi Walser che formano il comune di Formazza.  Nella prima parte, si sale al Passo di Nefelgiù e si discende verso la diga del Morasco, in una zona caratterizzata dalle grandi dighe costruite negli Anni Trenta e Quaranta del Novecento e dalle strade di servizio. Scesi in fondovalle, si possono ammirare l’imponente Cascata del Toce (se aperta) e le belle case Walser delle frazioni di Formazza–Canza, Ponte, Valdo, San Michele e rifocillarsi gustando i prodotti tipici (formaggi, yogurt, gelato, pane di segale).  

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Melanzana cima di viola PAT Campania

Nell’Agro Acerrano-Nolano e Sarnese-Nocerino, in provincia di Napoli, viene coltivata la melanzana cima di viola, un ecotipo locale, autoctono, caratterizzato da bacche di particolare forma allungata e ricurva, che presentano la testa più grossa del corpo, un peduncolo leggermente spinoso e buccia molto lucida di colore viola scuro. Le dimensioni prevalenti della bacca variano dai 15 ai 25 centimetri circa, anche se ne esiste un ecotipo molto simile, la “lunga violetta di Napoli” più sottile e lunga, con buccia meno lucida, assimilabile alla cima di viola, anche nelle tecniche di coltivazione.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 61° Alpe Devero – Rifugio Margaroli all’Alpe Vannino

Alpe Devero – Rifugio Margaroli Un’altra tappa di lunghezza intermedia e dislivello significativo che procede parallelamente al confine svizzero verso la punta settentrionale del Piemonte e della Val Formazza. Dall’Alpe Devero si raggiunge la frazione di Crampiolo e si prosegue lungo il lago artificiale di Codelago al fondo del quale inizia la salita vera e propria. Si passa dal bivacco Alpe Forno e si percorrono i pendii più ripidi che conducono alla Scatta Minoia a quota 2599 metri di quota. Una discesa ripida conduce al lago del Vannino di cui si percorre il lato occidentale fino alla diga e al Rifugio Margaroli che sorgono alla testata della Val Vannino e ai piedi della Punta dell’Arbola.

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