Toscana Ciliegia di Lari IGP

Il Farro della Garfagnana IGP può provenire da tre specie differenti: “Triticum monococcum”, “Triticum dicoccum” e “Triticum tricoccum”. Quando è immesso al consumo, il Farro della Garfagnana ha un chicco con striature biancastre a seguito della “brillatura” e una consistenza farinosa.
Metodo di coltivazione
Il Farro della Garfagnana è coltivato in terreni situati dai 300 ai 1000 metri di altitudine. Il terreno è concimato con sostanze organiche ed è severamente vietato l’uso di diserbanti o concimi chimici. Infine, la produzione massima è di 25 quintali per la granella vestita. Una volta raccolto, il seme è brillato con apposite macchine e immesso al consumo. Il farro coltivato con la tecnica tradizionale è classificato come prodotto biologico.
Legame tra il prodotto e il territorio
La Garfagnana (provincia di Lucca) è probabilmente l’unico areale in Toscana dove il farro è sempre stato coltivato. L’apprezzamento che ai giorni nostri viene riservato al Farro della Garfagnana ha origini lontane ed è rimasto invariato nel tempo, a testimonianza della qualità e unicità del prodotto.

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Grano saraceno PAT Toscana

Il grano saraceno (Fagopyrum esculentum Moench) appartiene alla famiglia delle poligonacee; è una pianta erbacea annuale con altezza variabile da 60 a 100 cm, con molte ramificazioni, foglie ovato-triangolari, fiori a racemi di colore bianco-rosa o rosso. Il ciclo vitale è breve (dai 60 ai 90 giorni circa) e ciò ne consente la coltivazione in seconda coltura dopo un altro cereale (frumento o segale). Il prodotto è costituito dalla granella che non è una cariosside, bensì un achenio.

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Grano marzolo del Melo PAT Toscana

Il grano marzolo del Melo è caratterizzato da paglia di colore chiaro, grossa e alta, la spiga è pungente e la forma del chicco quella tipica del grano. La farina è indicata sia per la produzione del pane integrale, sia per la pasta fresca fatta in casa. Il grano viene seminato in Marzo (da li marzolo) e raccolto in Settembre. Per la raccolta del grano vengono utilizzate attrezzature manuali e formati i classici “mannucci” (fasci di grano legato). La battitura viene effettuata con un’apposita macchina di legno. Il grano viene conservato nei magazzini aziendali (in cassoni di legno) e macinato a pietra.

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Funghi sotto sale della costa Apuana PAT Toscana

I funghi sotto sale della costa apuana vengono conservati in salamoia perché mal si prestano all’essiccamento. Le specie utilizzate sono gastronomicamente classificate come non eccellenti, ma la modalità di conservazione le rende gustose e saporite.Le specie maggiormente utilizzate sono le rosselle (Lactarius deliciosus, L. sanguifluus e semisanguifluus ecc.); i pinarelli o funghi di pino (Suillus granulatus, S. collinitus, S. bellinii – “Sangiovannin” – e altri); le famigliole o “chiudin” o “angiulin” (Armillariella mellea), fungo di ciocca tipicamente parassita di piante legnose

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Funghi porcini toscani PAT Toscana

I porcini sono funghi piuttosto pregiati appartenenti al genere Boletus. Il gambo è di colore marrone chiaro mentre la cappella è di un marrone più scuro, variabile a seconda delle specie del sottobosco e del bosco di produzione. Il sapore è delicato ma intenso, con un leggero sentore di tannino, muschio e tallo dell’aglio. La polpa è soda e bianca mentre i tuboli hanno una colorazione che va dal bianco al giallo verdognolo. Le pezzature variano a seconda dello stadio di sviluppo e possono raggiungere i 25 cm. Il periodo di raccolta va da maggio all’autunno a seconda della zona geografica, della specie e della quota.

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