Mela stayman aretina PAT Toscana

La mela stayman fu introdotta nella provincia di Arezzo negli anni Trenta; per le particolari condizioni climatiche e pedologiche si distingue nettamente dalla stayman dell’Alto Adige e dell’Emilia Romagna, si presenta infatti più succosa e croccante e si conserva più a lungo.

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Mela rugginosa della Valdichiana PAT Toscana

Il frutto ha forma ellissoidale, colore giallo e sapore molto zuccherino. è contraddistinto da un’ottima consistenza, nonché da una buona pezzatura. La mela viene prodotta nella Val di Chiana, su un altopiano posto a 250 m s.l.m., caratterizzato da terreni di medio impasto, fertili, attraversati da un canale di bonifica, con ottima esposizione. La rilevante escursione termica fra temperature diurne e notturne influenza positivamente le caratteristiche fisiologiche del frutto, in termini di colorazione e sapidità. L’irrigazione avviene con acque ricche di calcio e ferro. Rispetto alle produzioni di una volta il frutto presenta una pezzatura maggiore, dovuta ad una minore quantità di prodotto per pianta.

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Mela rotella della Lunigiana PAT Toscana

La mela rotella è una cultivar selezionatasi nel tempo in Lunigiana. Ha forma rotonda, un po’ schiacciata alle estremità; alla raccolta il colore è verde con striature rosse, a maturazione giallo con striature rosso intenso. Il sapore è dolce e acidulo, matura ha un profumo molto intenso e la polpa è consistente e bianca. È inoltre assai adatta ad essere conservata a lungo. La raccolta avviene nella seconda metà di ottobre. Per il consumo è necessario attendere alcune settimane, quando la parte verde della colorazione volge al giallo. La pezzatura è medio-piccola rispetto a quella delle altre mele.

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Riserva Naturale Orientata “Bosco Rubbio” – Basilicata

La Riserva Naturale Orientata “Bosco Rubbio”, costituisce un significativo relitto delle foreste a faggio ed abete bianco che originariamente rivestivano le pendici del Monte Pollino. Il territorio della Riserva è stato successivamente classificato anche come Zona di Protezione Speciale (ZPS) nell’ambito della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea, in virtù della presenza di avifauna dal consistente valore naturalistico (falco pecchiaiolo, nibbio reale, picchio nero, nibbio bruno, biancone, picchio rosso mezzano). L’abete bianco presente nel sito, secondo gli studi botanici effettuati, sembrerebbe appartenere sia ecologicamente che morfologicamente ad una varietà appenninica differente dalle provenienze settentrionali, costituente un ecotipo locale.  
Tale specie, in passato molto diffusa in Italia meridionale, occupa oggi un’area molto limitata per motivi climatici e antropici. La Riserva di Rubbio è uno dei pochi siti dove la specie vive allo stato spontaneo, in consociazione naturale con il faggio. L’importanza della conservazione dell’abete bianco, in relazione alle specie di uccelli presenti, è legata alla necessità di disporre di piante mature per la nidificazione e per le esigenze trofiche degli stessi. Caratteristica è la presenza di un laghetto stagionale, il “Lago d’erba”, originatosi naturalmente presso l’ingresso inferiore della Riserva, ove crescono rigogliose piante tipiche delle zone umide visibili solo in alcuni periodi dell’anno.

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Sentiero Italia CAI Sardegna Z22 Jerzu – Perdasdefogu

San’Antonio di Jerzu – Perdasdefogu Per raggiungere il punto di partenza ci si sposta dal punto di accoglienza, l’hotel Ristorante Rifugio d’Ogliastra, verso la chiese campestre situata 800 metri più avanti dove c’è il punto di arrivo della tappa precedente. Si parte in leggera salita in direzione sud-ovest, si cammina su una sterrata larga e comoda per circa 2 km girando intorno alla montagna che si trova alla nostra dx, si svolta a sx in un sentiero in salita fino a raggiungere ed attraversare la S.P. 23. Si cammina a dx della provinciale seguendo le indicazioni della segnaletica CAI, facendo attenzione a molteplici incroci che si trovano prima di raggiungere il parcheggio del parco eolico. Qui si può ammirare l’opera d’arte dell’artista Ulassase Maria Lai, “la cattura dell’ala del vento”, omaggio all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili.

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Una gita in bicicletta? Via Francigena B18 da San Quirico d’Orcia a Radicofani

SAn Quirico d’Orcia – Radicofani Pedaliamo nell’incanto dei panorami della Val d’Orcia, e la prima perla della giornata è Vignoni Alto, un villaggio fuori dal tempo che preannuncia Bagno Vignoni, con sua la straordinaria piscina termale in piazza. La visita al centro storico di Castiglione vale la deviazione. Da Bagno Vignoni una strada asfaltata e una lunga salita ci conducono a Radicofani.

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Mela rosa del Casentino PAT Toscana

La mela rosa del Casentino ha forma sferica molto schiacciata, con pezzatura media. La buccia è di colore verde con striature rosa, tendenti al rossastro, molto profumata; la polpa è molto dura e dal sapore aromatico. La mela rosa è una antica varietà del Casentino che ormai non viene più coltivata, si trova nei terreni abbandonati o in qualche podere, ma solo in piante sparse. Il frutto matura fra la fine di ottobre e i primi di novembre e si conserva per tutto l’inverno.La zona più adatta per la melicoltura in Casentino è Montemignaio dove si possono trovare piante di mele alte anche 10/15 metri e di 50-70 anni capaci di produrre molto. Tali alberi si possono trovare addirittura all’interno dei boschi.

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Mela panaia PAT Toscana

Il pittore mediceo Bartolomeo Bimbi in una sua tela raffigurante una natura morta dimele ha indicato una Panaja bianca e una Panaja rossa. In una relazione del Ministero dell’Agricoltura del 1879 si legge ” la Panaia di tardiva maturazione e di lunghissima durata e perciò atto al commercio a preferenza di tutti gli altri”.Secondo il Micheli la Panaia ha una polpa spugnosa. Questo giudizio concorda con quello successivo del Gallesio: “la polpa è tenerissima, né butirrosa, né croccante,somiglia a quella delle Calville. Il suo sugo è acidulo, ma gustoso …ma non sarà mai un frutto fino”.

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Mela nesta PAT Toscana

Conosciuta fin dal tempo dei Romani, la mela nesta è originaria delle province di Arezzo e Firenze, lungo l’arco appenninico e pre-appenninico intorno agli 800 m di altitudine. La nesta veniva coltivata in montagna oltre che per l’ottimo adattamento all’ambiente in cui si era evoluta, anche per sfruttare meglio i terreni di alta collina, sistemati spesso a terrazze in cui era difficile coltivare il grano e nelle quali la pianta svolgeva un ruolo determinante per il consolidamento del terreno, evitando frane ed erosioni. Via via si è diffusa ad altitudini inferiori. È senz’altro la mela più conosciuta in Toscana, essendosi adattata a condizione impervie; inoltre, potendo essere conservata fino alla primavera, rappresentava una risorsa per le popolazioni dell’Appennino e faceva parte dell’alimentazione povera. È ancora conosciuta, specialmente dalle persone anziane, per le sue caratteristiche di rusticità e per il sapore piacevole. La mela nesta si presta a essere coltivata biologicamente.

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Filiera agroalimentare e sostenibilità: l’infografica Bennet mostra la via per la transizione green

Nel contesto di un’evoluzione sostenibile, la filiera agroalimentare italiana si sta impegnando per un futuro più verde. Secondo il report “Fixing The Business of Food: How to align the agri-food sector with the SDGs”, il settore agroalimentare italiano contribuisce ancora per circa il 7% alle emissioni totali di gas serra. È dunque arrivato il momento di agire e, infatti, il comparto si sta dimostrando determinato nel perseguire una svolta sostenibile, abbracciando iniziative mirate a contrastare gli sprechi domestici e adottando pratiche ecocompatibili.

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