Sono inoltre molti i comuni, soprattutto nel nord Italia e nelle zone rurali, che hanno progetti di orti urbani permanenti aperti a giovani, famiglie, anziani, coppie di mezza età, rifugiati politici. Ogni anno viene emesso un bando e assaegnate le zone coltivabili in base a una graduatoria. Nei comuni più piccoli ci si può informare a riguardo di queste iniziative presso l’ufficio per il territorio, mentre nelle città è di solito responsabile il settore per le Politiche Ambientali ed Energetiche. Purtroppo, nelle norrmative di alcuni di questi progetti è consentito l’uso di diserbanti e pesticidi, quindi è meglio informarsi prima leggendo il regolamento di uso dell’area, per non ritrovarsi a coltivare accanto a spargitori di veleni che inquinerebbero inevitabilmente anche le nostre coltivazioni.
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01 Cambiamenti climatici e acqua
I cambiamenti climatici stanno esacerbando la pressione sui corpi idrici. Dalle inondazioni e dalla siccità all’acidificazione degli oceani e all’innalzamento del livello dei mari, si prevede che gli impatti dei cambiamenti climatici sull’acqua si intensificheranno nei prossimi anni. Questi cambiamenti stanno sollecitando iniziative in tutta Europa: città e regioni si stanno già adattando, grazie all’adozione di soluzioni più sostenibili e basate sulla natura, intese a ridurre l’impatto delle inondazioni, e di usi dell’acqua più intelligenti e sostenibili, al fine di permettere la convivenza con la siccità.
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Il prodotto deve la sua tipicità alla tecnica di trasfomazione e ai particolari materiali utilizzati (testi di terracotta e camini a legna). Le focaccette di Aulla si consumano ancora calde accompagnate da formaggi freschi e salumi. Raffaello Raffaelli, nella sua Monografia storica e agraria del circondario di Massa e Carrara del 1881 già riferisce che “nella bassa Lunigiana fanno molto uso di certe schiacciate di granturco cotte in testi di terra”.
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I “cucchiaroli” sono marroni appassiti nel seccatoio e poi bolliti. Il prodotto risulta a metà tra il marrone secco e il marrone fresco. Vengono prodotti nel mese di dicembre.
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Mercato San Severino – Varco della Foce Ancora una tappa di media lunghezza e dislivello che prosegue verso sud in direzione della città di Salerno. Da Mercato San Severino si raggiunge l’abitato di Curteri dove inizia la salita verso la cima della Forcella della Cava a quota 852 metri. Lungo il crinale che separa la Valle dell’Irno e la conca di Cava de’ Tirreni si prosegue verso sud fino a Varco della Foce passando dalla cima del Poggio del Cuculo.
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Il toponimo Berzano deriva dal latino Berceolus, derivazione del classico Bertium, che significa “siepe, giardino”. Le notizie relative alla fondazione del paese sono scarse. Menzionato ufficialmente per la prima volta nel 998, si può con ogni probabilità escludere una fondazione romana: non è infatti mai emerso alcun reperto di quell’epoca e la dislocazione delle vie e dei sentieri poderali non sembra avere collegamenti con la cosiddetta “centuriazione”, la divisione del territorio in centurie quadrate di 710,4 metri di lato tipica della colonizzazione romana.
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Il croccolato è un dolce di forma rettangolare-allungata, di colore marrone scuro. Il sapore è dato dalle mandorle e dal cioccolato fondente. Ha una consistenza compatta, in genere le pezzature sono da 250 grammi.
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Le “corone” sono gustosi dolcetti di pasta frolla che consistono in collane fatte di pippi (palline fatte di un impasto dolce) infilzati in uno spago. I bambini man mano che tolgono i pippi dallo spago si dice che “spippolano” la corona. I pippi sono biscotti di pasta frolla di forma rotonda, abbelliti con pallini colorati e impreziositi da cioccolatini quasi fossero gemme preziose, soprattutto sul medaglione centrale. I cioccolatini vengono aggiunti subito dopo aver tolto i pippi dal forno, quando la pasta è ancora abbastanza morbida da permettere al cioccolatino di aderirvi.
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I corolli incesi sono dei biscotti dalla particolare forma ondulata, sui quali vengono fatte delle “incisioni”, da cui il nome. Sono profumati e ricchi dell’essenza di anice. Dopo aver montato bene le uova con lo zucchero ed avervi aggiunto lentamente l’olio, il sale, la farina e i semi d’anice, l’impasto deve essere lavorato a lungo con le mani finché non diventa compatto e sodo. La pasta ottenuta viene ridotta in bastoncini lunghi circa dieci centimetri, dando a ciascuno una forma vagamente ondulata e operando, qua e là, delle incisioni (da cui “incesi”). A questo punto i corolli vengono scottati in acqua, in un recipiente largo e unto. Quando affiorano, vengono tolti, stesi sopra un panno e lasciati asciugare bene. Vengono poi disposti in un teglione e cotti in forno.
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I confetti di Pistoia si ottengono con antichi sistemi di lavorazione che prevedono l’utilizzo di attrezzi particolari quali la bassina e l’imbuto di metallo con il quale il confetto viene cosparso di zucchero. La ricetta originale prevede esclusivamente l’utilizzo dell’anice dal sapore molto deciso. Si racconta che il traditore di Pistoia Vanni Fuggi, del quale si parla nella Divina Commedia, soleva sbarazzarsi di mogli e suocere pedanti offrendo confetti di Pistoia avvelenati. La tradizione storica richiama gli “anici confecti” che venivano preparati in occasione del rinfresco per la festa del patrono San Jacopo. I confetti di Pistoia hanno mantenuto una forte tradizionalità fino agli anni 50 quando, in occasione dei matrimoni, venivano acquistati in gran quantità e lanciati in segno di giubilo agli invitati però, essendo bitorzoluti, non si rompevano e così venivano mangiati da tutti. Pian piano con l’avvento delle bomboniere, l’uso dei confetti si è perso, tanto che negli anni 60 molti confettai pistoiesi cessarono la loro attività. Oggi rivive la tradizione del confetto nel territorio come prodotto di nicchia. Gli altri confetti, quelli lisci che peraltro vengono prodotti a Pistoia, si chiamano “fagioli”.
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