Sentiero Italia CAI Campania S21 San Gregorio Matese – Campitello Matese

San Gregorio Matese – Campitello Matese L’ultima tappa in terra campana attraversa alcuni dei luoghi più suggestivi dei Monti del Mateze. Lasciato il paese di San Gregorio Matese ci si inoltra lungo l’antica mulattiera che, dopo aver superato il valico del Monte Raspato, scende all’interno di una rigogliosa faggeta fino a raggiungere le sponde del Lago del Matese, lago carsico più alto d’Italia. Da lì, riprende una ripida salita fino al passo tra il Colle del Monaco e il Monte Crocetta da cui il leggera discesa si prosegue fino a Campitello Matese.

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Sentiero Italia CAI Campania S20 San Potito Sannitico – San Gregorio Matese

San Potito Sannitico – San Gregorio Matese Da San Potito Sannitico si percorre un tratto non impegnativo su strada asfaltata fino al centro abitato di Piedimonte Matese. Il paese sorge ai piedi del Monte Cila, che custodisce i resti di un insediamento sannitico. Ben evidenti sono le mura megalitiche che ne cingono il versante meridionale.Si riprende il cammino in salita verso Castello del Matese, imboccando l’antica mulattiera in prossimità del Palazzo Ducale di Piedimonte Matese.Ancora pochi chilometri, che si alternano tra sentiero e strada asfaltata, prima di raggiungere il borgo di San Gregorio Matese, punto finale della tappa.

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Sentiero Italia CAI Campania S19 Faicchio – San Potito Sannitico

Faicchio – San Potito Sannitico Con questa tappa si entra nella regione detta del Sannio per la presenza della popolazione preromana dei Sanniti. Da Faicchio si salgono le prime pendici meridionali del Monte Monaco di Gioia per poi traversare sul versante occidentale fino all’abitato di Gioia Sannitica. La ricca storia di queste terre si può osservare visitando le rovine del castello di origine normanna che sovrasta l’abitato. Il cammino prosegue guadagnando quota, per raggiungere dapprima la località Piana dell Pesche e poco dopo la cima del Monte Sant’Angiolillo. Gli ultimi chilometri si percorrono in discesa, attraversando la suggestiva Valle del Londro, per raggiungere il centro abitato di San Potito Sannitico.

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Cenci PAT Toscana

I cenci sono dei rettangolini di pasta dolce fritta. Il nome del prodotto deriva dalla particolare forma che assume una volta cotto, cioè quella di cenci o stracci. Hanno colore dorato, consistenza croccante; sono in genere cosparsi di zucchero a velo. Il sapore è dolce, vanigliato. Vengono prodotti nel periodo del Carnevale, in gennaio e febbraio

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Settimana corta al lavoro: l’Italia è davvero pronta?

I possibili limiti alla diffusione della settimana corta in Italia includono la persistenza di una cultura aziendale pre-pandemica, la difficoltà di applicazione in alcuni settori, sfide organizzative all’interno delle singole realtà e la necessità di dialogo tra le parti coinvolte: una serie di ostacoli che possono essere risolti o aggirati, con l’obiettivo di accogliere le richieste di un miglior bilanciamento vita-lavoro dei dipendenti, aumentandone la retention.

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Cecina, calda calda PAT Toscana

L’utilizzo della farina di ceci, del forno a legna e di teglie specifiche, conferisce a questa schiacciata un gusto e una consistenza unici. Si parla di “pan di ceci” e di cecina sin dal XIII secolo. La Cecina si può ritrovare lungo il litorale toscano, da Livorno a Massa Carrara; viene chiamata anche cinque e cinque perché la tradizione vuole che quando si andava al forno si compravano cinque soldi di pane e cinque soldi di cecina che veniva così consumata nel panino. Sembra che l’origine della cecina in tempi lontani sia ligure, arrivata in Toscana con i commerci via terra attraverso la Lunigiana, e via mare attraverso le soste delle navi da Pisa fino a risalire l’Arno fino a Firenze dove si ritrova la “farinata fiorentina”.
Si chiama “Calda calda” a Carrara e questo nome deriva dal fatto che una volta vi erano i venditori ambulanti che andavano per la strada con una grossa teglia sotto il braccio a vendere la cecina calda al grido di “calda calda”. A Carrara la si mangia spesso dentro la focaccia, condita con del pepe. Oggi viene gustata soprattutto da sola con sale e pepe, tagliata a fette ed accompagnata da vino rosso.

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Abbazia cistercense di Fontenay – Francia

Questo austero monastero borgognone fu fondato da San Bernardo nel 1119. Con la sua chiesa, il chiostro, il refettorio, la zona notte, il panificio e la ferriera, è un eccellente esempio dell’ideale di autosufficienza praticato dalle prime comunità di monaci cistercensi. Situata nella regione della Borgogna Franca Contea, nel dipartimento della Côte-d’Or, nel comune di Marmagne, l’abbazia cistercense di Fontenay fu fondata nel 1119 da San Bernardo in una valle paludosa della Borgogna. Con la sua architettura austera, la chiesa, il chiostro, il refettorio, la zona notte, il panificio e la sua ferriera, illustra l’ideale di autosufficienza praticato dalle prime comunità di monaci cistercensi. 

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Cavallucci di Siena PAT Toscana

I cavallucci sono biscotti grossolani, di forma irregolare e piuttosto grandi. Hanno colore biancastro, consistenza spugnosa e compatta e il sapore delle noci, dell’anice e della frutta candita. L’acqua, il miele e lo zucchero vengono sciolti sul fuoco ed il caramello ottenuto viene impastato con farina tipo “0”, frutta candita (arancia, cedro), noci, miele, farina di soia, anice, coriandoli, lievito. Con l’impasto si formano dei filoncini di circa 2 cm di diametro che vengono divisi in pezzetti e posti nelle teglie per essere infornati. La cottura, in forno, avviene a 200°C per circa 30 minuti.

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