PRODOTTI VEGETALI ALLO STATO NATURALE O TRASFORMATI della regione Emilia Romagna
View More PAT VEGETALI ALLO STATO NATURALE o TRASFORMATI della Regione Emilia RomagnaGiorno: 23 Dicembre 2023
Tartufo nero pregiato PAT Emilia Romagna
Forma per lo più rotondeggiante, dimensioni variabili da una nocciola a una grossa patata. Emana profumo delicato e gradevole che lo rende particolarmente apprezzato. E’ preferibile consumarlo allo stato fresco. Matura da dicembre a marzo nei boschi caratterizzati da un discreto grado di naturalità e nelle tartufaie controllate e in quelle coltivate. Ha peridio o scorza nera rugodsa con verruche minute, poligonali depresse in sommità e gleba o polpa nero-violacea a maturazione, con venature bianche fini che diventano un po’ rosseggianti all’aria e nere con la cottura. Vive in simbiosi con numerose specie forestali (querce, pini, faggi, frassini, carpini, noccioli,…).
View More Tartufo nero pregiato PAT Emilia RomagnaTartufo nero estivo PAT Emilia Romagna
Forma per lo più rotondeggiante, dimensione varia, ha peridio o scorza nera molto grossolana e polpa dal giallastro al bronzo, con velature chiare, numerose, arborescenti che compaiono dopo la cottura. L’odore è delicato e gradevole, ricorda le nocciole. Predilige terreni calcarei, vive in simbiosi con numerose specie forestali (querce, pini, faggi, frassini, carpini, noccioli,…). Matura da giugno a fine agosto. La tartufaia coltivata viene costituita “ex novo” in un’area dove non vi sono piante che producono naturalmente tartufi. Le prime produzioni si hanno a 10-12 anni dall’impianto. Per la raccolta è indispensabile l’ausilio di cani particolarmente addestrati.
View More Tartufo nero estivo PAT Emilia RomagnaTartufo nero di Fragno PAT Emilia Romagna
ll tartufo nero di Fragno è una varietà di tuber uncinatum, di raccolta autunnale. L’habitat nel quale cresce e si sviluppa il tartufo nero di Fragno è rappresentato da terreni morbidi, privi di ristagni d’acqua perché posti prevalentemente in pendenza, generalmente esposti a Nord, che si trovano ai margini o all’interno di boschi misti di latifoglie e compresi in una fascia altitudinale che va dai 500 ai 1000 m s.l.m. Non tutte le essenze del bosco sono però adatte alla fruttificazione del tartufo; generalmente lo si può trovare ad una profondità compresa fra i 5 e i 20 cm fra le radici delle roverelle, dei carpini neri, dei cerri, dei faggi, dei noccioli e delle conifere.
View More Tartufo nero di Fragno PAT Emilia RomagnaTartufo bianco PAT Emilia Romagna
La probabile origine del nome, ma non definitiva, è che tartufo derivasse da territùfru, volgarizzazione del tardo latino terrae tufer (escrescenza della terra), dove tufer sarebbe usato al posto di tuber. lo storico Giordano Berti, fondatore dell’Archivio Storico del Tartufo, ha dimostrato in modo convincente che il termine tartufo deriverebbe da terra tufule tubera. Il termine tartufo deriva quindi, secondo Berti, dalla somiglianza che si ravvisava tra questo fungo ipogeo e il tufo, pietra porosa tipica dell’Italia centrale. Il termine si contrasse poi in terra tufide e nei dialettali tartùfola, trìfula, tréffla, trìfola. Il termine tartufo cominciò a diffondersi in Italia nel Seicento.
View More Tartufo bianco PAT Emilia RomagnaTartufo bianco pregiato PAT Emilia Romagna
Tuber Magnatum Pico è la sua denominazione scientifica, ben conosciuto come trifola o, semplicemente, tartufo bianco pregiato. Caratteristiche del tubero: peridio liscio, per niente verrucoso, di forme non perfette, quasi arzigogolato, frastagliato, tendente al tondo in giovane età. Alcuni esemplari sono piatti, fossili. La polpa passa dalla tonalità dell’ocra scuro al caffè, l’esterno è giallo ocra in piena maturazione, in giovane età giallo paglierino, più scuro se avanti con la maturazione. Aroma sconvolgente: fortissimo, di grande intensità, ma gradevolissimo
View More Tartufo bianco pregiato PAT Emilia RomagnaSusina Vaca Zebeo PAT Emilia Romagna
Il nome “Vacazza Zabeo” appare per la prima volta nel 1920 in un catalogo di vivaisti padovani, gli Sgaravatti di Saonara (PD). La definizione in Romagna di una prugna come “Vacca” sembra essere limitata alle prugne europee del tipo Regina Claudia (tale uso semantico non sembra essere diffuso in altre zone d’Italia). La sua presenza nel territorio romagnolo risale agli anni ’60, ed è pertanto relativamente recente. Piuttosto diffusa fino alla fine degli anni ’80, si è molto ridimensionata causa dei numerosi abbattimenti di vecchi impianti da parte dei frutticoltori locali.
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