Questo è il tipico dolce di Carnevale, che viene fatto in forma di strisce lunghe circa 10 centimetri e ripiegate su loro stesse come per intrigarle. E’ proprio da questa particolare forma che trae il suo nome.
View More Intrigoni o Sfrappole all’Emiliana PAT Emilia RomagnaGiorno: 16 Gennaio 2024
Gramigna verde PAT Emilia Romagna
Pasta ottenuta dall’impasto di semola di grano duro, acqua, spinaci (1,5-2%). Prodotto ottenuto per impastamento, trafilazione, estrusione, formatura, essicazione e confezionamento. Le produzioni sono condotte in ottemperanza ai manuali di autocontrollo aziendali
View More Gramigna verde PAT Emilia RomagnaGramigna Paglia e Fieno PAT Emilia Romagna
Gramigna gialla: Semola di grano duro, acqua. Gramigna verde: Semola di grano duro, acqua, spinaci (1,5-2%). Prodotto ottenuto per impastamento, trafilazione, estrusione, formatura, essicazione e confezionamento.
View More Gramigna Paglia e Fieno PAT Emilia RomagnaGramigna gialla PAT Emilia Romagna
Fondato nel 1920 dai Signori Augusto ed Erasmo Barbieri, il Pastificio Barbieri in quasi un secolo di piena attività ha conquistato l’affezione e l’apprezzamento dei consumatori non solamente in Italia, ma anche nei Mercati Esteri.
View More Gramigna gialla PAT Emilia RomagnaGnocchetti di pangrattato o Pisarei PAT Emilia Romagna
La base di questo piatto sono gli gnocchetti, che vengono realizzati utilizzando pangrattato (pane grattugiato), uova e formaggio grattugiato. La consistenza è diversa rispetto agli gnocchi di patate più comuni, poiché il pangrattato dona una consistenza più rustica e leggermente croccante.
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Anche questo è un umile piatto della cucina reggina: un impasto di farina, acqua, sale e , al tempo delle nostre nonne, con un po’ di strutto, sostituito oggi da burro o olio. Nelle case contadine veniva fatto con la pasta del pane lievitata, e si friggeva con lo strutto. “Al gnoc frett”, per chi viveva in campagna, era la colazione più gradita. A metà mattina “la zdòura” si recava nei campi con “cavagnìn”di gnocco fritto vinello da portare al marito e, mentre lui mangiava, si sedeva al fianco del suo sposo. Il tempo di restare insieme era poco, ma tanta era la soddisfazione della “zdòura” ritornando a casa con il cesto vuoto e le confidenze del marito.
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