Il “Bosco della Mesola” rappresenta una delle poche superfici forestali di rilievo nel Delta del Po; ciò si riflette in una notevole varietà di habitat e ricchezza faunistica. La vegetazione arborea è caratterizzata dalla lecceta, che qui raggiunge una delle stazioni più settentrionali d’Italia. La ricchezza vegetazionale è dovuta alle piccole variazioni di quota e di morfologia del terreno create dall’antico sistema dunale che producono netti cambiamenti nei fattori ecologici (disponibilità idrica per la vegetazione, livello e caratteristiche della falda idrica, tipo di suolo ecc.) e, conseguentemente, un mosaico di ambienti.
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Mandorlato al cioccolato di Modigliana PAT Emilia Romagna
Dolce a base di mandorle, zucchero, scorze candite di arancia e cedro, farina tipo 0, cioccolato fondente 60%, cacao amaro in polvere, spezie. Si miscelano tutti gli ingredienti tranne le mandorle, che verranno aggiunte alla fine, Si pone quindi l’impasto ben lavorato su un apposito stampo a forma di cerchio, si pressa bene si mette in teglia e si inforna a circa 220/240°C per circa 10/15 minuti. Una volta raffreddato si confeziona sottovuoto.
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Rifugio Buzzoni – Rifugio Cesare Benigni Dal RIf. Buzzoni si sale al Passo Gandazzo e da qui si prende il sentiero 101 che passando dal Passo del Toro conduce al rifugio Grassi (1987 m). Da qui si costeggiano i versanti meridionali della cima di Camisolo e si percorre la panoramica cresta del Pian delle Parole fino a raggiungere la Bocchetta Alta (2235 m.). Si lascia sulla sinistra il sentiero attrezzato “del Caminetto” (che conduce in vetta al Pizzo dei Tre Signori), per attraversare con un percorso a mezzacosta (noto come “Sentiero dei Solivi”) i contrafforti meridionali del Pizzo dei Tre Signori.
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Pasturo – Rifugio Buzzoni Da Pasturo si scende verso valle per poi rislarire a Barzio. Da qui, all’esterno del parcheggio dell’ovovia Barzio-Piani di Bobbio sulla destra si trova una mulattiera e una bacheca con i Rifugi della zona, un cartello vi informa dei numeri di telefono e se il rifugio Buzzoni è aperto. Ci incamminiamo sulla mulattiera e poco più avanti, dove si trova una santella contenente un affresco raffigurante la Sacra Famiglia e una fontana, un cartello indica a sinistra il Rifugio Buzzoni – sentiero 19.
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Peglio – Sorico Ancora una tappa piuttosto lunga e di dislivello intermedio che si percorre sempre procedendo a mezza costa lungo i versanti che sovrastano il lago e si conclude nel punto più settentrionale del Lago di Como. Dal paese di Peglio si raggiunge la Valle di Livo e Dangri con il suo caratteristico ponte in pietra, oltrepassato il quale il sentiero inizia presto a salire collegando le frazioni più alte della zona ad oltre 1000 metri di quota sul livello del mare. Rimanendo in quota si attraversano le valli di San Vincenzo e di Sorico per raggiungere Fordeccia, sotto il Monte Berlinghera. E’ qui che il Sentiero Italia inizia a perdere quota fino all’abitato di Sorico per un ultimo saluto al Lago di Como costeggiato durante le numerose tappe precedenti.
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Garzeno – Peglio Tappa di discreta lunghezza che si percorre interamente a mezza costa tra i 500 e gli 850 metri di quota. Si parte dall’abitato di Garzeno e dirigendosi verso lago di Como si aggira la dorsale che separa la valle Albano dalla valle del Liro. In quest’ultima ci si addentra a lungo, fino a lambire i nuclei rurali di Boiena e Vincino dove un ponte permette di passare sulla sinistra idrografica del torrente che riporta verso il lago. Proseguendo sempre in quota si oltrepassa l’abitato di Dosso del Liro e dopo un’ultima incursione in una valle adiacente si prosegue il cammino fino a Peglio, ottimo punto panoramico sul Lario e meta di arrivo della tappa.
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Minestra a base di uova e farina da cuocere in brodo di carne o di fagioli. Di forma irregolare e dimensioni varie, spessore di circa 2-3 mm. Si prepara il classico composto fino ad ottenere un impasto di consistenza soda e con superficie lucida. Viene stesa la sfoglia con l’ausilio del mattarello fino ad uno spessore di circa 1-2 cm. Si taglia la pasta a strisce di circa 1 cm di larghezza (come le tagliatelle); una volta asciugate le strisce di sfoglia vanno tagliate grossolanamente con un particolare strumento detto “mezzaluna” o con il coltello.
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Pasta a base di farina, uova, acqua, burro, olio, funghi, salsa di pomodoro, sale, formaggio. Si lavora la farina con uova, acqua tiepida, un pizzico di sale. Si stacca un pezzetto di pasta alla volta, stendendolo con il matterello in modo da ottenere una striscia piuttosto sottile, larga poco più di un centimetro che si taglierà a pezzi lunghi circa quattro centimetri. I rettangoli di pasta ottenuti andranno avvolti attorno ad un ago da calza in modo da avere delle specie di maccheroni. Si lasciano asciugare; quando sono pronti si prepara il sugo con olio, burro funghi secchi e salsa di pomodoro. Una volta lessati i maccheroni si servono con sugo e formaggio grana grattugiato.
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Farina di grano tenero, semolino e uova. Diversamente dai garganelli e dai maccheroni al pettine generici, che si presentano entrambi con le “punte” e cioè realizzati arrotolando la pasta lungo la diagonale, il maccherone al pettine all’uso delle valli mirandolesi si ottiene arrotolando la pasta lungo il lato, ottenendo così la forma di un maccherone cilindrico e senza punte.
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Dolce a base di latte, uova, zucchero. Un litro di latte, un etto di zucchero, otto rossi d’uovo e due chiare, odore di vaniglia. Far bollire il latte con lo zucchero, per un’ora. Al latte, rompere, di quando in quando, il velo col mestolo, e quando sarà freddo aggiungere le uova, frullate prima a parte. Preparate una teglia e foderarla con la pasta matta, fatta di farina e acqua, versando il composto, dopo averlo passato nel colino. Cuocere, poi lentamente, con fuoco sopra e sotto, per due ore, e sempre con moderato calore.
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