1.5.4A Agricoltura urbana

L’integrazione della biophilia nella progettazione urbana può servire da ispirazione per progetti di agricoltura urbana, trasformando spazi limitati nelle città in aree fertili per la coltivazione di alimenti locali. Questa pratica non solo promuove la sostenibilità alimentare, ma contribuisce anche alla riduzione dell’impronta di carbonio associata ai trasporti alimentari. Ecco come la biophilia può guidare tali iniziative: La biophilia spinge a considerare gli spazi urbani, come tetti, terrazze e cortili, come potenziali aree per la coltivazione. La creatività nell’utilizzo di questi spazi contribuisce alla massimizzazione delle risorse agricole in contesti urbani. L’adozione di giardini verticali e pareti verdi non solo migliora l’estetica urbana, ma offre anche spazi per la coltivazione di erbe aromatiche, frutta o verdura. Questi elementi integrano la natura nelle strutture urbane esistenti.

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Tardùra o stracciatella PAT Emilia Romagna

Si faceva nelle grandi occasioni: Corpus Domini, Pasqua, cresime, battesimi, matrimoni. La minestra del paradiso, come anche tutte le altre minestre in brodo, era considerata un ricostituente di lusso che si preparava per darla da mangiare solo a quelli che in casa erano ammalati o convalescenti. La puerpera, ad esempio, con le galline ricevute in dono per il battesimo dei figli, si alimentava quotidianamente, per otto o dieci giorni, con delle minestre in brodo. Così cuoceva un pezzo di gallina per volta, giusto il necessario, perché aveva il bambino e doveva mangiare leggero.

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Tigella modenese PAT Emilia Romagna

E’ un prodotto a base di farina di grano tenero e strutto di suino, i quali, aggiunti di sale e lievito, vengono impastati con acqua. Gli ingredienti impiegati nella preparazione della tigella modenese vengono lavorati assieme, aggiungendo acqua in quantità sufficiente ad ottenere un impasto piuttosto consistente. L’impasto viene quindi suddiviso in pagnottelle disposte a riposare in ambiente tiepido e al riparo dalle correnti d’aria, in modo che il “lievito di birra” possa svolgere la sua azione. Trascorso questo intervallo le pagnottelle devono essere lavorate dando loro la forma di dischi del diametro di circa 8-10 centimetri. A questo punto si passa alla fase della cottura durante la quale è necessario che entrambe le facce della tigella modenese siano a contatto con la superficie degli strumenti adoperati, come avveniva un tempo quando l’impasto era messo a cuocere tra due dischi di terracotta.

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